29/10/25

Oliver Tweed e il quadro parlante

 

Articolo a cura di Raffaella Belardi, autrice del libro



In questo nuovo episodio, l'ispettore Oliver Tweed decide di portare il suo assistente Mocho a visitare la nuova pinacoteca della città. Dopo aver osservato con attenzione le tele di alcune sale, i due si accorgono che, nella stanza dedicata alle regine e alle imperatrici della storia antica, manca il ritratto della principessa Sissi. 

Senza perdere tempo prezioso, si lanciano all'inseguimento del presunto ladro e, grazie al fiuto infallibile di Mocho, lo scovano nel seminterrato del museo. Qui, però, scoprono che il quadro in questione non è stato rubato, ma è nelle zampe del suo 'creatore', il kerry blue terrier astrattista Mustawuff Della Selva.

Per delineare il personaggio del famoso pittore, mi sono ispirata a un professore colto e stravagante che ho conosciuto ai tempi dell'università e che sosteneva di aver creato un nuova corrente artistica in gradi di stimolare tutti i sensi. Al di là dei meriti e dei riconoscimenti ricevuti, le opere partorite da questo movimento d'avanguardia non hanno mai catturato il mio interesse e così anche Mustawuff è diventato un personaggio buffo, in grado di strappare un sorriso ai giovani lettori.

Raffaella Belardi vive in un paesino della provincia abruzzese, fra distese di ulivi e coloratissime vigne. Dopo aver terminato gli studi ed essersi laureata in Lingue e Letterature Straniere, ha cominciato a dedicare il suo tempo libero alla stesura di fiabe e racconti per bambini. Per alcuni anni ha pubblicato le sue storie sul G. Baby delle Edizioni San Paolo. Per Il Ciliegio ha scritto Oliver Tweed e le orme dello yeti. Nel 2022 ha partecipato alla ventesima edizione del premio letterario “Il Battello a Vapore” e si è classificata al terzo posto con Kele e Songan, cuccioli coraggiosi.


27/10/25

Dico i detti con gli animali

 

Articolo a cura di Irene Fraschetti, autrice del libro

Cosa vuol dire “andar per rane”? Perché diciamo che “siamo quattro gatti”? Da dove nasce il detto “piangere lacrime di coccodrillo”? Queste sono solo alcune delle curiosità che scopriremo insieme nel nostro viaggio alla scoperta dei modi di dire della lingua italiana che coinvolgono gli animali.

Sono Irene Fraschetti, laureata in Lettere, con un passato da sceneggiatrice, oggi sarta presso un atelier di abiti da sposa. Per anni ho svolto l’attività di babysitter e l’idea per questo libro nasce proprio dall’aneddoto raccontato da uno dei bambini di cui mi prendevo cura.

Eravamo in macchina durante uno dei tanti tragitti scuola-casa-sport-parco quando il bambino, guardando assorto fuori dal finestrino, mi dice: “Tata, oggi a scuola ho sentito dire ‘zitto e mosca’…ma cosa c’entra la mosca?”.

Dopo aver soffocato una risata gli ho spiegato cos’è un modo di dire e gli ho fatto alcuni esempi, e il resto del viaggio in macchina è stato un elenco di detti di tutti i tipi.

Questa è la scintilla che ha dato vita a "Dico i detti con gli animali". L’idea originaria consisteva nel presentare i detti con illustrazioni letterali, curate da Silvia Allegra, e accompagnare i bambini oltre la letteralità attraverso il testo, che abbraccia il significato del detto, la spiegazione della sua origine, un esempio sul suo utilizzo e molte simpatiche curiosità sugli animali coinvolti.

A questo link è possibile visionare il booktrailer di Dico i detti con gli animali.

https://www.youtube.com/watch?v=dLhpdIUnk-I&feature=youtu.be


Irene Fraschetti laureata in Lettere, presso l’università di Roma Tor Vergata, vive a Sarzana, in provincia di La Spezia. Per molti anni ha svolto il lavoro di baby-sitter e con questo libro unisce la passione per la lingua italiana all’amore per i bambini.

24/10/25

Il Codice Numerico


Quattro amici adolescenti, mentre trascorrono una serata insieme, vengono catapultati in un’avventura fatta di eventi inspiegabili, tesori nascosti e indovinelli da risolvere.

Un racconto coinvolgente che, con un ritmo incalzante e tanti colpi di scena, parla di storia e mistero, ma anche di lealtà e amicizia.

Ecco come ci ha raccontato il suo libro il giovane autore, Fabrizio Di Gioia, rispondendo alle domande del papà Luigi, che ne ha curato le illustrazioni:

 

Fabrizio, racconta come ti è venuta l’idea di questa storia.

Perché mi annoiavo, durante l’ennesima partita di pallavolo di mia sorella, dentro una palestra, tra i rumori dei palloni e le urla del pubblico. Ho provato a leggere, ma c’era troppo baccano, così ho preso un’agendina nella borsa di mia mamma e, dopo aver fatto qualche disegno stilizzato di personaggi di Star Wars, ho iniziato a provare a descrivere la scena inziale di una storia inventata che avevo ben chiara in testa, e pian piano ho aggiunto qualche passaggio. Col passare del tempo, però, hanno cominciato a piacermi quei momenti in palestra, perché riuscivo ad avere maggiore ispirazione e a proseguire con la mia storia.

Avevi immaginato che potesse diventare un libro?

No, lo sognavo nella mia fantasia ma non credevo potesse diventare realtà. Tu mi hai proposto di lavorarci seriamente, come se avessi dovuto mandarlo a una Casa Editrice; mi hai fatto mille domande, a cui dovevo dare risposta nella storia, per migliorare le descrizioni, me lo hai fatto rileggere tante volte per cercare errori e parti da migliorare… a tratti è stato faticoso, ma è stato particolarmente bello inventarci le parti misteriose cercando i collegamenti con l’Impero Romano e ragionare per settimane per trovare il miglior modo per completare la storia.

Perché hai voluto aggiungere delle immagini?

Alcune scene le avevo così chiare in testa che mi sarebbe davvero piaciuto farle vedere a chi avrebbe letto la storia; un modo per farlo entrare ancora di più nella narrazione. Non so se posso dirlo, ma all’inizio, quando ti ho chiesto di poter aggiungere delle immagini, hai provato con l’intelligenza artificiale, che ridere! Ci proponeva delle scene che non c’entravano nulla rispetto a come me le immaginavo io, aggiungeva un sacco di particolari di troppo e così sembrava tutt’altra storia…
Alla fine ti ho convinto a tirar fuori dall’armadio i tuoi acquarelli e ad accontentarmi nel disegnare quello che avevo in testa.


Un’ultima domanda, prima che mi scappi via... Quale messaggio vuoi trasmettere con questo libro?

Non avevo pensato di dover avere un messaggio da trasmettere raccontando una storia. Poi però scrivendo e rileggendo ho ritrovato l’importanza dell’amicizia, del potersi fidare degli altri e del riconoscere le cose importanti.
Ma soprattutto mi piace trasferire agli altri ragazzi della mia età il fatto che se hanno un’idea, un sogno da voler realizzare, anche se sembra lontano o difficile, se si impegnano e si fanno aiutare, tutto si può realizzare! Parola di sognatore.

Papà Luigi e Fabrizio Di Gioia


Fabrizio Di Gioia nato ad Asti a novembre 2014, è appassionato di Star Wars, di Lego, scacchi e tennis. Sempre curioso e creativo, pone spesso domande, alcune delle quali riescono a mettere in difficoltà insegnanti e genitori. Interessato al giornalismo, è solito appuntarsi situazioni e idee dalle quali qualche volta nascono storie avvincenti, come nel caso di questo suo primo libro, scritto mentre frequentava la quinta elementare. Le illustrazioni sono realizzate da Luigi, papà di Fabrizio. Pubblicato da Il Ciliegio ad ottobre 2025.


23/10/25

E poi ci siamo scelti

 

 Articolo a cura di Rosella Quattrocchi, autrice del libro

Anche dopo la conclusione de Il cacciatore di orchi, sapevo che quella storia non era finita. Non lo era per me e non lo era per loro: per Chiara, per Matteo, per quella famiglia che nel primo romanzo era un approdo momentaneo, una casa provvisoria dove ricominciare a respirare. 

Si concludeva un capitolo delle loro vite, ma a ogni fine segue un inizio e E poi ci siamo scelti nasce proprio lì, nel tempo sospeso del dopo.

Nel primo libro avevo raccontato il buio, la paura, la scoperta della verità. Avevo voluto dare voce a un bambino ferito e a chi, nel mondo reale, ogni giorno si prende cura di storie come la sua, a Chiara, l’assistente sociale che, con passione e fragilità, si impegnava per proteggerlo e restituirgli la possibilità di fidarsi ancora. Era una storia di coraggio e di giustizia, ma anche di dolore e di solitudine: il momento in cui la verità si fa strada, ma tutto il resto sembra ancora da costruire.

Ora volevo raccontare il dopo, o meglio “un dopo” perché potrebbero essercene tanti. Cosa succede dopo? Dopo l’urgenza della protezione, della tutela, dopo la conclusione del processo. Come si vive con le cicatrici, come si ricomincia a fidarsi? E come vive chi apre la propria casa all’accoglienza anche senza sapere che forma abbia e cosa porti con sé?

Il nuovo romanzo è un seguito, ma anche una nuova partenza: là dove il primo terminava con la protezione e il processo, qui comincia la ricostruzione.

E poi ci siamo scelti è la risposta a queste e altre domande. E come già anche ne Il cacciatore di orchi la storia principale è affiancata da altre storie, alcune di tenore più leggero, perché non è e non vuole essere un romanzo emotivamente pesante, per quanto raccolga emozioni intense.

Matteo è cresciuto, ora è un adolescente che deve imparare a convivere con i segni del suo passato e a lasciarsi accogliere da chi lo ama. Margherita e Lorenzo, la coppia che lo ha accolto, non sono eroi: sono due adulti imperfetti, pieni di dubbi, non hanno ricette infallibili e si interrogano di continuo, ma sono capaci di restare. Di esserci. E poi c’è Chiara, l’assistente sociale, che continua a camminare accanto alle famiglie e ai ragazzi che incontra, con determinazione ma non senza vulnerabilità. Un ponte tra ferita e rinascita, con la stessa ostinazione di chi sa che non esistono vite “aggiustate”, ma solo vite accompagnate. Nel nuovo libro non c’è più l’urgenza della denuncia, ma la lentezza della cura. È un romanzo che parla di colazioni insieme, di serate silenziose, di parole che mancano e di gesti che riempiono.

È il tempo dell’affido: fatto di nuovi equilibri e nuove abitudini, di attese, di fiducia costruita con pazienza.

“Scegliersi” significa riconoscersi, smettere di difendersi, fidarsi. È un atto reciproco che richiede tempo. E quando succede, avviene uno scatto nelle vite dei protagonisti: Margherita e Lorenzo passano dalla decisione di aprire le proprie vite all’affido, alla scelta di essere genitori affidatari di quel bambino; Matteo passa dal lasciarsi portare in una casa e una famiglia sconosciute, allo scegliere di farne parte.

È un libro che parla di affido, di giustizia e di cura, ma soprattutto parla di amore come scelta consapevole. Perché ci si sceglie ogni giorno: quando si resta, quando si perdona, quando si impara di nuovo a fidarsi, ma anche quando si decide di andarsene per proteggersi e proteggere.

E allora sì, E poi ci siamo scelti è la storia di chiunque, per ragioni diverse e in modi differenti, si sia trovato nella condizione di poter scegliere e lo ha fatto.



Rosella Quattrocchi è un’assistente sociale, vive e lavora a Modena. Ha esordito nel 2019 con il romanzo Il cacciatore di orchi, nato dalla sua idea di un soggetto per una serie TV, e che, anche grazie alla favorevole accoglienza dei lettori, trova in queste pagine il suo proseguimento. Ha scritto inoltre monologhi e racconti con cui ha partecipato a eventi culturali e concorsi, classificandosi più volte tra i vincitori.


22/10/25

Lola un amore di stella

 

Articolo a cura dell'autrice del libro, Enrica Mambretti

“Il Grande Pittore, dopo aver colorato l’Amore, avanzò qualche pennellata di rosso e per non sprecarla la distribuì sulla bianca Amicizia tingendola di rosa.”

Cos’è l’Amicizia? Cos’è l’Amore?

Queste sono le domande che si pone Lola, un cucciolo di stella marina che vive nel Mar Mediterraneo. 

Per cercare la risposta intraprenderà un viaggio avventuroso alla ricerca di mari più puliti e si troverà ad affrontare molte esperienze, alcune esaltanti, altre dolorose, che la porteranno a conoscere meglio la vita. 

Lola scoprirà la solitudine, la mancanza di libertà, ma anche la gentilezza e la bontà. Imparerà a distinguere la differenza tra voler bene e voler possedere. Sperimenterà la paura e poi il coraggio, che spesso è solo un passo dietro.

E infine capirà che “l’amicizia e l’amore sono frutti della stessa pianta”.

*****

Ho scritto questo racconto prendendo spunto da un sogno singolare che mi è capitato di fare durante una vacanza al mare e che mi ha lasciato sensazioni piacevoli. 

Nei sogni può accadere qualunque cosa ed è possibile che gli animali, come la stella marina Lola, possano parlare e comunicare con gli esseri umani. 

Forse… anche nella vita può essere così! Con gli animali io ho sempre parlato, fin da piccola, perché credo che siano in grado di comprendere – se non il significato preciso delle parole – almeno il senso di ciò che dico. Non solo: sono anche convinta che mi rispondano! Il loro linguaggio è fatto di posture, di movimenti delle orecchie o della coda, di piccoli contatti o altri segnali da interpretare.

Sono un medico veterinario e dopo tanti anni dedicati a prendermi cura degli animali, ho imparato a prestare loro attenzione, ad “ascoltarli”, e ho scoperto che sono capaci di provare amicizia disinteressata e amore.

Per questo motivo ho voluto scrivere la storia di Lola e così, attraverso il suo sguardo semplice e il suo cuore ingenuo, ho parlato dell’amicizia e dell’amore, sentimenti che rendono vulnerabili, che fanno emergere le contraddizioni dell’esistenza e tuttavia offrono la forza per superarle.

Il viaggio di Lola, che la costringe a misurarsi con se stessa e con gli altri, è anche il nostro percorso alla ricerca della felicità. Uno stato d’animo che va coltivato con garbo e che è alimentato proprio dai sentimenti più luminosi, quelli che fanno “brillare le stelle”.  

*****

 “C’era una volta…”. 

Per scrivere questo racconto, che è rivolto ai bambini ma anche agli adulti, ho scelto il linguaggio delle fiabe. Sono infatti convinta che nel treno della comunicazione siano proprio i vagoni delle parole semplici quelli più capaci di portare in giro per il mondo il significato delle emozioni e dei sentimenti. 

Enrica Mambretti

Enrica Mambretti, veterinaria e scrittrice, per molti anni ha svolto la professione medica in provincia di Como. Nei suoi scritti ha sempre dato spazio e voce agli animali. L’amore per la natura e la gioia di conoscere la portano spesso a viaggiare, ispirandola nella scrittura. È autrice di romanzi e raccolte di racconti: In cammino verso Santiago (2015), Paso Doble (2017), Limpida è la sera (2019), Come nuvole innamorate (2020), Tutti i giorni davanti a me (2022), Frecce dall’azzurro cadute (2025). Molti suoi racconti sono stati pubblicati in volumi e antologie. Le sue opere hanno ottenuto importanti riconoscimenti letterari.

 


21/10/25

Nell'abbraccio dell'acqua

 

Articolo a cura di Fabrizio Brignone, autore del libro


“Nell’abbraccio dell’acqua” segue e arricchisce “Nella foresta della nebbia”: questa volta la protagonista è una ragazzina, Laver, che vuole lasciare la foresta per raggiungere il mare, metafora della ricerca di sé, della propria identità e di nuove esperienze. Il viaggio avviene in solitaria, con tanti incontri lungo il cammino verso le spiagge e addirittura negli abissi, in un percorso di crescita e di scoperta attraverso un mondo ricco di fantasia e di magia. Senza mai perdere il sorriso e fino a trovare “la miglior versione di sé”.

Il mare e l’acqua come metafore dell’andare oltre la quotidianità per incontrare davvero se stessi, per scoprire la propria identità e modellare il carattere attraverso le esperienze. E sono davvero tante le metafore e i simboli, in questo libro: la fantasia è quasi una scusa per amplificare, per raccontare ancora più a fondo la realtà.

“Nell’abbraccio dell’acqua” si sviluppa con tanti incontri e dialoghi come momenti di confronto e di riflessione, ciascuno con un messaggio, un valore, un piccolo aiuto per affrontare meglio la vita di ogni giorno. Ecco allora che la carovana diventa metafora dei social network, la signora dei fiori esprime la genitorialità, la baia degli amori naufragati è occasione per confrontarsi sull’amore, una stella marina sceglie l’isolamento sociale, un pesce danza per un amico che non c’è più. E ancora il tatuatore, il raccoglitore di perle, la maga della luna, Pelledacqua e tanti altri personaggi.

Non mancano soggetti ed episodi strani, surreali, magici: umani, animali e vegetali, tutti in dialogo e in connessione continua tra loro, com’è nella potenza e nella ricchezza della vita. E insieme ci sono le sfide, che ognuno di noi affronta fuori e dentro di sé. In questo caso, quella di diventare grandi in un mondo non semplice, attraverso strumenti e consapevolezze che sono della nostra contemporaneità e insieme rispondono a domande che non tramontano mai.

È stata una bella sfida inventare una storia di crescita ambientata in mondi di fantasia, descrivere luoghi e personaggi con una scrittura vivace e ritmata per coinvolgere gli adolescenti, trasmettendo messaggi, riflessioni e valori importanti per loro e insieme trasversali a ogni età, per riflessioni non superficiali in ogni fase della vita. La ricerca della propria identità e dei propri sogni, l’autonomia e l’aiuto, la determinazione e l’entusiasmo, il coraggio, l’amicizia, l’altruismo e il rispetto per la natura: “Nell’abbraccio dell’acqua” e “Nella foresta della nebbia” sono romanzi destinati solo apparentemente a ragazzi e adolescenti, raccolgono storie e valori per coinvolgere i lettori più giovani e insieme farsi apprezzare da un pubblico di tutte le età.

L’opera precedente era dedicata a mio figlio, dato che l’ispirazione era giunta proprio dalle storie che inventavo per lui, mentre lo coccolavo in fascia o nel passeggino. L’idea era quella di scrivere per lui una favoletta a sfondo ecologista, come messaggio di “benvenuto nel mondo”, nella stupenda e preziosa casa comune che è la natura; poi i personaggi si sono moltiplicati e la storia si è arricchita, ed ecco i due libri. Nel secondo mi sono concentrato su una ragazzina che affronta il viaggio da sola e ritaglia anche momenti per sé, per raccogliere i pensieri, in una chiave più introspettiva e più ricca di sfumature, com’è nell’animo femminile. Per questo e per il ruolo determinante dell’acqua, il libro è dedicato a mia moglie.


Fabrizio Brignone 


Fabrizio Brignone è nato a Cuneo, dove vive, il 29 ottobre 1974. Diplomato al Liceo classico e laureato in Scienze della Comunicazione, è giornalista professionista dal 2001; è redattore del settimanale cuneese La Guida, dove iniziò come collaboratore nel 1994. Ha avuto esperienze in radio e televisioni locali; tra il 2000 e il 2010 ha anche collaborato con il gruppo Il Sole 24 Ore (in particolare per il supplemento settimanale “Nord Ovest”) e con l’agenzia giornalistica Agi.

È autore di pubblicazioni di vario genere: “La Guida, il nostro stile. Un manuale di scrittura per l’informazione locale” (2000, sintesi e adeguamento pratico della tesi di laurea “I codici di stile. Consapevolezza e autodisciplina nella stampa europea”); “La ragazza coi tarocchi e altri racconti newyorkesi” (2017); “Ultimo minuto” (2018, romanzo selezionato al premio nazionale Eri-Rai “La Giara” 2013-2014); “Nascono da sole e sanno chi sei. Vasco e Ligabue nelle loro canzoni” (2019); oltre a contributi in altre opere, tra cui storie di imprenditori del cuneese. Con Il Ciliegio ha pubblicato “Nella foresta della nebbia” (2024), di cui si ritrovano personaggi e atmosfere anche nella nuova opera “Nell’abbraccio dell’acqua”.