31/10/24

La principessa e l'albero di cachi

 


Fin dall’infanzia la principessa Deanna viene iniziata da re Giovanni all’educazione consona per una regina e futura madre dell’erede del regno. Presto, però, la principessa scopre con fascinazione di poter comunicare con l’albero dei cachi, piantato anni prima dalla madre. Grazie a questa insolita amicizia e all’effetto magico dei frutti, Deanna comprende la sua vocazione: osservare il Creato e cantarne, accompagnata dalla lira e dalla danza. 

Ma il padre non può accettare una simile inclinazione, tanto lontana dalle aspettative di corte, e costringe la principessa a prender marito. Lontana dall’amico albero, sola e affranta, Deanna chiede alla vecchia e saggia Katrina un incantesimo che possa toglierle il dolore della rinuncia al suo destino. Ma rinnegare sé stessa ha un costo e presto tutto il regno rischierà di pagarne le conseguenze.

Ecco cosa ci ha raccontato l'autrice del libro Eleonora Mora: "Nell’autunno del 2017 vivevo in una mansarda di una frazione svizzera poco distante dal confine. Nel giardino del condominio prosperava un meraviglioso esemplare di albero di cachi, che quell’anno mi regalò uno degli spettacoli autunnali più impressionanti di sempre: tra ottobre e novembre le sue foglie si tinsero di un rosso vermiglio che riluceva tanto contro il blu del cielo che a voler fantasticare con la grazia di un bambino, si sarebbe potuto pensare che l’albero fosse fatto di fuoco.

L’anno successivo compivo i trent’anni, attraversavo cioè definitivamente la soglia d’ingresso nell’età adulta. Quel compleanno coincise, per casualità o sincronicità, con un trasloco importante, forse il più importante fino a quel momento: dopo aver trascorso un periodo estivo di ritiro presso una sciamana andina in Abruzzo, ero tornata in Svizzera con la consapevolezza che vivere a contatto con la natura avrebbe potuto accrescere le mie doti creative e immaginative. 

Per questo, lessi come un segnale (o predestinazione) l’aver trovato l’annuncio che metteva in affitto un appartamento nella Valle di Muggio, un angolo di mondo del tutto particolare, certamente solitario e immerso nei boschi, dove si respira una separatezza dal sapore avaloniano. Qui il tempo sembra essersi fermato, mentre i dolci pendii lasciano osservare atmosfere diverse a ogni stagione e con ogni condizione meteorologica, solo da chi è avvezzo a scendere o a salire.

Alla metà di ottobre cominciai a riempire le scatole per svuotare la mansarda, ma rifiutavo di muovermi prima di aver goduto un’ultima volta dello spettacolo autunnale dell’albero di cachi. Ammorbato dalle abbondanti piogge del 2018, questi scoloriva in un giallo pallido, negandomi il piacere di rivedere i colori dell’anno prima. Così una fantasia mi indusse a credere che l’albero volesse in qualche modo trattenermi e che il mio amore nei suoi riguardi fosse in qualche misterioso modo ricambiato. Pensavo come una visionaria e quello divenne il tema cardine della favola che poi, una volta arrivata in valle e circondata dai bramiti dei cervi nella stagione degli amori, sgorgò dalla penna e sulla tastiera come una corrente incontenibile, l’urgenza di dare voce a ciò che non sapevo di avere dentro.

Il percorso di vita compiuto fino a quel momento e le occasioni introspettive che avevo cercato tramite la psicanalisi, l’arteterapia, lo sciamanesimo e svariate letture sul tema, avevano concimato il terreno interiore e piantato dei semi che finalmente, dopo anni, vedevo germogliare con una prepotenza che non avrei immaginato. Improvvisamente la vicenda della Principessa Deanna travolse e totalizzò le mie giornate, rubandomi il tempo che avrei dovuto dedicare al lavoro d’ufficio, come pure quello per mangiare e per dormire. 

Nulla aveva più importanza che seguire la vicenda di quell’amore bizzarro tra una fanciulla in cerca della propria identità e un albero magico, nulla mi rendeva più felice di dipingere con le parole la bellezza che avevo intorno e che divenne lo scenario fantastico in cui Deanna muove i propri passi. Tuttavia, man mano che le parole s’infittivano, la vicenda assumeva tinte sempre più cupe sotto la patina fiabesca e a tratti disneiana. In breve mi accorsi che il modo in cui stavo tratteggiando i personaggi e i fatti del racconto celava l’utilizzo catartico e terapeutico di una scrittura votata alla rielaborazione di temi più profondi, come la formazione dell’identità, il legame tra genitori e figli, le pressioni sociali e l’emarginazione.

Così, quasi senza volerlo, sciolsi ne La principessa e l’albero di cachi tutti i nodi interiori che stavo tentando di sbrogliare. Alla domanda se il testo sia autobiografico rispondo sempre che non ne esiste uno che non lo sia: spesso arrivo a credere che persino la lista della spesa ci rappresenti profondamente.

Ma forse tale rappresentanza è meglio riposta in ciò che facciamo (scriviamo, dipingiamo, diciamo, pensiamo, mangiamo) senza il massiccio e invasivo intervento della mente: proprio in questo modo è nata La principessa e l’albero di cachi, una storia trascinata sulla carta da una trance che mi ha aiutata a epurare le diverse sofferenze interiori affrontate nel corso degli anni. 

Quando cerco di afferrare il reale nucleo tematico del racconto penso sempre al finale. A questo si giunge seguendo un percorso che attraversa tutti gli stadi evolutivi della crescita, dalla dolcezza e ingenuità dell’infanzia, fino al conflitto dell’adolescenza, per sfociare in una maturazione che tuttavia non porta saggezza e risoluzione, bensì, al contrario, diniego e rancore. Un finale, insomma, molto distante dalle favole Disney, che pure tanta parte hanno avuto nel processo di concimazione interiore. Un finale dolce-amaro, a tratti drammatico, come dolce-amara e drammatica è la vita. 

E dunque il quesito fondamentale del racconto può essere questo: dove conduce il dolore, se non correttamente elaborato, accolto e integrato? 

E ancora: quali sono le ragioni del dolore, chi considerare come responsabile della sua comparsa?

Con i toni archetipici, sfumati e rarefatti della fiaba, La principessa e l’albero di cachi affronta implicitamente del sentimento dell’outsider, delle pressioni sociali e genitoriali che spesso plasmano la crescita di un giovane e di come nasca il conflitto quando le pulsioni interiori non seguono la direzione auspicata da altri. Se non risolto, questo conflitto può rivelarsi fatale.

Ma La principessa e l’albero di cachi parla anche di molto altro: delle donne e delle loro ciclicità, delle relazioni, delle svariate forme che l’amore può assumere, di riscatto e memoria, di ciò che lasciamo dietro di noi dopo la nostra scomparsa.

Intenso, commovente, immaginifico, La principessa e l’albero di cachi è un racconto che non dice bugie, che parla di fallimenti, vizi, ipocrisie, incomprensioni e condanne, così come di violenza, di amore, ispirazione, ma anche di obbedienza, emarginazione, diniego, perdizione e abbandono. 

È favola, ma anche allegoria; è sorrisi e anche lacrime; è leggerezza e sguardo nell’abisso.


Eleonora Mora


Nata a Lecco nel 1988, è arteterapista, scrittrice e pittrice autodidatta. Dopo un’infanzia trascorsa tra Lombardia, Toscana e Sardegna, oggi vive nel Canton Ticino dove conduce laboratori artistici. La sua scrittura risente di una profonda indagine evolutiva che l’ha condotta a sperimentare diversi approcci, dalla psicanalisi all’arteterapia, fino allo sciamanesimo. È autrice di carnet di viaggio, di racconti e di fiabe per bambini e giovani adulti.






30/10/24

I campioni dell'Inferno

Nel 110 d.C., il Grande Anno, si compie il volgersi del ciclo cosmico che ha visto, in tempi remoti, la divisione dell’Universo tra Zeus, Poseidone e Ade. Le Potenze tengono convegno: come assegnare nuovamente i rispettivi reami, i cieli, i mari, l’oltretomba? 

Per evitare una guerra cosmica, i tre dei decidono di affidare le loro sorti ad altrettanti campioni, scelti a caso fra gli uomini che in quel momento vengono uccisi fra le tante arene dell’Impero. Il vincitore potrà tornare in vita. Prescelti per questa missione soprannaturale sono il gladiatore Cassio, il giovane Candido e il bandito Zabdas. Giunti nello spaventevole Oltretomba, i tre apprendono i termini del patto, tornano temporaneamente sulla terra e si preparano allo scontro.

Ecco cosa ci ha raccontato l'autore del libro, Andrea Gualchierotti, a proposito della sua opera: "Un protagonista in grossi guai, finito in un vicolo cieco. La prospettiva di un’unica via d’uscita, che però porterà probabilmente a ficcarsi in una situazione anche peggiore. Amici di cui non è saggio fidarsi, e nemici apparentemente invincibili. Chi legge molto, o è appassionato di cinema lo sa: questo è il canovaccio vincente di molti film d’azione e di romanzi d’avventura, pensato appositamente per trascinare il lettore nel bel mezzo di una storia dove la tensione è fin dall’inizio già al massimo. E dove il finale è tutto meno che scontato.

Ma se questo non vi basta, e volete rendere il cocktail ancor più gustoso, aggiungete in libertà: gladiatori in cerca di vendetta, antiche divinità manipolatrici e lo scenario di una cupa Roma imperiale, dove il fato si compie in arene stracolme di folla urlante.

Ecco, in breve, il succo de “I campioni dell’inferno”, un romanzo che se per un verso è affine alla mia produzione precedente (di nuovo, l’ambientazione è ripresa dal mondo antico), per altri è molto diverso, e a farla da padrone è l’azione mozzafiato. I protagonisti infatti - Cassio, Candido e Zabdas - sono tre reietti che hanno già perso tutto: il primo è un gladiatore ormai maturo, un campione all’inizio del declino. 

L’altro è un giovane giocatore d’azzardo, condannato a morte per debiti. Mentre Zabdas è un bandito con mille condanne sul collo. E tutti loro, all’inizio della vicenda, fanno una brutta fine nell’arena. Se però mi avete seguito fin qui, avrete già capito che questa è tutt’altro che una fine improvvisa.

In realtà, il trio è stato scelto dagli dèi per dirimere una loro contesa riguardante il dominio del cosmo, e agli sfortunati protagonisti è proposta la classica offerta che non si può rifiutare: essere il campione del proprio patrono divino, oppure precipitare nell’Ade. Non è difficile immaginarne la risposta, no?

Ecco così che si apre per loro un cammino fatto di prove e insidie, di avventure in un fosco oltretomba che richiama gli antichi miti, costellato di sanguinosi combattimenti e dominato dall’incertezza sull’esito finale della loro gara: un solo vincitore è ammesso, uno solo potrà, infine, ricevere il premio promesso, ovvero tornare in vita. Era da tempo che volevo immergermi (e con me, i lettori) nel mondo pittoresco dei gladiatori.

Una realtà lontanissima dalla nostra sensibilità, e che pure risulta affascinante nonostante i suoi lati torbidi e sanguinosi. Un mondo dove la vita era messa in gioco ogni giorno per il divertimento popolare, in cui lo spargimento di sangue era qualcosa su cui scommettere, e dove folle di decine di migliaia di persone si riunivano per assistere allo spettacolo delle condanne a morte.

Uno scenario in cui non è stato difficile ambientare una vicenda su cui incombe il mistero, e nella quale gli dèi - ambigui, spietati -  fanno a loro volta delle vite dei mortali un gioco. Ho dovuto perciò studiare a fondo quel mondo, documentarmi su più di un testo specialistico, e visitare molti dei luoghi descritti nel romanzo: il Colosseo, ovviamente, ma anche il Ludus Magnus, la più grande caserma di gladiatori mai esistita, gli anfiteatri di Pompei, Luni e altri sparsi in Italia e all’estero. Ho inteso ricreare una atmosfera rutilante e sanguigna, un vero e proprio viaggio nel passato.

Non è mancato, in questo, il lavoro per creare protagonisti e situazioni che corrispondessero a quei tempi: il modo di pensare, di vivere i sentimenti ed esprimerli era molto diverso. Giusto e sbagliato avevano significati molto, molto lontani da quelli della nostra epoca. Uccidere era concesso, vendicarsi un dovere. Letteralmente, quello de “I campioni dell’inferno”, è un altro mondo. Eppure, proprio quelle sono le nostre radici.

Come sempre, nello scrivere questo che è ormai il mio quinto romanzo sotto il marchio de Il Ciliegio, mi sono rivolto ai miei modelli d’elezione. Chi mi ha già letto, sa che Robert E. Howard, papà di Conan il Cimmero, è il mio grande punto di riferimento. Ma per una storia come quella che spero leggerete, stavolta avevo bisogno anche di una ispirazione differente. 

Ho così provato a rubare un pizzico delle atmosfere ciniche e nere di Jim Thompson, altro grande autore statunitense, specializzato in thriller. Fra le sue pagine si trovano molti protagonisti dalla moralità grigia, a volte esplicitamente negativa, ed era proprio quello che ci voleva per descrivere uomini come Cassio, Candido e Zabdas, abituati a compromessi anche ignobili, a perseguire il proprio interesse senza rimorsi, e di cui non è mai bene fidarsi del tutto.

Se quindi vi piacciono le storie di spada e stregoneria, le glorie e le ombre del mondo antico, e non temete di farvi male calcando la sabbia dell’arena, credo proprio che “I campioni dell’Inferno” faccia al caso vostro. In fondo, si tratta solo di scommettere la propria vita sul filo della lama. Facile, no?


Andrea Gualchierotti

Andrea Gualchierotti vive e lavora in provincia di Roma. Già autore per Il Ciliegio, insieme a Lorenzo Camerini, dei due volumi della saga di Atlantide (Gli Eredi di Atlantide e Le guerre delle Piramidi), nei suoi lavori ama miscelare il gusto per gli scenari esotici con il fascino del mondo antico. Ha pubblicato vari racconti a tema fantastico e collabora con l’associazione “Italian Sword & Sorcery”.



Una giornata gentile

 

“Tra poco festeggeremo la giornata mondiale della gentilezza. Come compito a casa, scriviamo un gesto gentile che ognuno di noi può fare.” Beatrice ha sette anni e la maestra ha chiesto a lei e ai suoi compagni di scrivere ciò che per loro è un gesto gentile. 

La bambina allora ripensa alla sua giornata: è andata a scuola, ha trascorso la mattinata in classe, il pomeriggio al parco giochi e poi a fare la spesa con papà… Quante volte ha incontrato la gentilezza?

Ecco cosa ci ha raccontato l'autrice del libro, Elisa Vincenzi, sulla nascita e sul perché è nato questo bellissimo libro illustrato: "L’idea di scrivere un libro sulla gentilezza è nata un po’ di tempo fa, da una chiacchierata con Giovanna Mancini, l’editrice de Il Ciliegio.

Ricordo che ci siamo incontrate a una fiera del libro e tra una riflessione e l’altra, si parlava di come al giorno d’oggi si faccia un gran discutere in ogni dove della gentilezza e dell’accoglienza, ma di come poi spesso nella quotidianità questi concetti tendano a restare astratti.

A volte basta portare la spesa a qualcuno in difficoltà o evitare di lasciar sbattere una porta dietro di sé, accertandosi che non ci sia nessuno dietro, o anche solo augurare il buongiorno… sono tanti i piccoli gesti che ognuno di noi può compiere per migliorare la giornata a un’altra persona.

Ecco quindi che mi è arrivata, chiara e nitida, l’idea per il racconto e di conseguenza per il titolo: “Una giornata gentile”. Avrei raccontato di una giornata tipo, caratterizzata dai rituali del mattino, fino al giungere della sera, di una bambina come tante.

Ecco che quindi salutare la vicina di casa o prestare il pastello giallo alla compagna di banco, sono gesti gentili, così come tenere pulito il parco giochi o cedere il posto a una signora alla cassa del supermercato, durante la spesa con il papà.

La protagonista del racconto ripensa poi a tutte queste azioni per decidere quale inserire nel compito per la scuola, dato che si avvicina la giornata mondiale dedicata proprio alla gentilezza.

Le illustrazioni, dal tratto fresco e brillante, sono state realizzate dalla bravissima Luisa Scopigno, con la quale avevo già avuto modo di collaborare in occasione di altri progetti.

Elisa Vincenzi, autrice, vive e lavora in provincia di Brescia. Laureata in Scienze dell’Educazione, si specializza in Musicoterapia e in Propedeutica musicale (Metodo Ritmìa).Per Il Ciliegio ha pubblicato: La rana Luisa, Mino moscerino cantante, Agatino, Il silenzio cos’è?, Ma è tutto sbagliato!, Amelia e la fiducia, Oltre le nuvole, In giardino cosa c’è?, Il vento a metà, Crocotì, Un nido, Dove sei?, La bambina che scatenava uragani, GiroGiroMammatondo, Come si fa?, Che disordine Andrea!, Due case per me, Una tazza di tè, Capitano Bagnato e Mi sono davvero offesa!.

Luisa Scopigno è nata a Firenze, dove ha frequentato la Scuola Internazionale di Comics. È un’illustratrice specializzata in libri per bambini ed è stata selezionata in diversi concorsi, tra cui “Un prato di fiabe”, promosso dall’associazione culturale Marginalia. Ha realizzato le illustrazioni per la favola Il nibbio che nitriva, pubblicata dall’istituto didattico C.R.E.D. di Firenze, e per Mamma ti aspetto (La strada per Babilonia). Ha realizzato il palio per la Giostra dell’Orso di Pistoia, evento folkloristico della città in cui vive. Per Il Ciliegio ha illustrato Mi sono davvero offesa! e ABC di musica e fantasia.

28/10/24

La Bambina Camaleonte

 


Di cosa parlerà questa dolcissima storia? A raccontarcelo, la sua autrice Elena Bonetti: "La bambina camaleonte Virginia è una teiera, un fiore, è Miriam perché lei sa come si coltiva l’orto e poi Andrea per accaparrarsi dei biscotti. 

Virginia è talmente brava a copiare i colori degli altri per essere sicura di “fare bene” che ad un certo punto non sa più quali sono i suoi. Senso di inadeguatezza, paura del rifiuto e del confronto spingeranno Virginia a più di mille trasformazioni, proprio come un camaleonte. 

Quante volte ci capita o ci è capitato di essere un camaleonte mimetizzandoci perché non ci sentiamo adeguati alla situazione? 

L'ispirazione per scrivere questa storia mi è arrivata durante i miei laboratori di teatro e inglese dove mi sono accorta di una bambina che, pur di essere elogiata e presa in considerazione, si comportava in modi totalmente lontani dal suo modo di essere, cercando continuamente lo sguardo dell’adulto di riferimento prima di rispondere o muoversi in un certo modo. 

La volete sapere una curiosità? Quando mi sento triste e abbattuta, quando non riesco a ottenere certi obiettivi o mi sento “sbagliata” rispetto al mondo che mi circonda, penso a Virginia. In un mondo in cui i filtri social e l’omologazione dilaga, penso sia importante cercare di conservare i propri colori, le proprie caratteristiche condite di pregi e difetti.


Elena Bonetti è un’attrice bergamasca con laurea in Lingue e Letterature straniere. Scrive e partecipa agli spettacoli in italiano e plurilingue de “Il Divano delle Favole”, in cui le fiabe e le favole costituiscono il ponte tra la realtà e la finzione scenica. Conduce laboratori anche in inglese, tedesco e francese, servendosi del gioco teatrale come strumento ludico di apprendimento. Ama leggere e passeggiare con la sua cagnolona Gretel, osservando le persone per arricchire il suo “baule dei personaggi”.

Albertina Neri, diplomata alla Scuola del Fumetto di Milano, lavora come illustratrice e grafica in provincia di Como. Adora da sempre disegnare e insegnare i trucchi del suo mestiere ai bambini. Crede nelle storie divertenti e con un pizzico di magia. Per Il Ciliegio ha scritto Lo squalo senza denti e illustrato diversi testi, tra cui: La rana Luisa, C'era una volta un fiore, Principessa Carotina, La bambina che si rosicchiava sempre le unghie e Petunia.
 

24/10/24

Sam Paprika e il luogo innominabile


Una notte, uno stormo di ombre nere sorvola i cieli della cittadina di Vercamor, per poi dileguarsi in pochi istanti. Realtà o allucinazione? Da una vecchia macchina fotografica, che rivelerà uno straordinario potere, inizia l’avventura di Sam Paprika alla ricerca di Oscar Ombralong, praticante dell’occulto. Un viaggio che lo porterà in un luogo che nessuno osa più nominare, ma che nasconde un terribile segreto: l’isola di Povilia.

Ecco cosa ci ha raccontato la sua autrice Chiara Taormina: "Sam Paprika e il luogo  innominabile è stato da subito uno dei libri che ho amato di più e che ho scritto davvero con entusiasmo. La storia, seppure tetra e misteriosa, affonda le radici nella vicenda storica di un'isola vicino Venezia: l'isola di Poveglia. 

Ma su questo non voglio aggiungere altro per evitare inutili anticipazioni ai miei lettori, invece, voglio presentarvi Sam, questo ragazzino tredicenne che ha un coraggio incredibile, che ama aiutare i più deboli, è molto generoso, ma soprattutto ama fare fotografie in mezzo alla natura. 

È un esempio super positivo per tanti adolescenti che potrebbero rispecchiarsi in lui, trovando nei loro cuori tante qualità simili a quelle del nostro protagonista. La cosa più incredibile di questo ragazzo è appunto la voglia di aiutare chi si trova in difficoltà, così in questa sua avventura troverà sempre il modo di mettersi in gioco con astuzia e determinazione. 

Fedele compagna di peripezie è Penelope, la sua amata e vecchia macchina fotografica che saprà stupire il lettore. Che dire? Questo libro per me merita e spero possa incuriosire tantissimi ragazzi e adulti per scoprire i misteri del luogo innominabile. Aspetto tante  recensioni.  A presto e grazie!"


Chiara Taormina è nata a Palermo, dove risiede. Appassionata di arte e cultura orientale, si diletta anche nella composizione di haiku. Ha ottenuto premi e menzioni in diversi concorsi letterari, nazionali e internazionali. Con Il Ciliegio ha pubblicato Cammy e il tempio del sole (2013), Zeus e la sua magica avventura (2014), Cammy e i pirati dell’ovest (2016), Ruggero e la macchina del tempo, con la speciale prefazione di Luis Sepúlveda (2017), Samson, il cavallo aborigeno (2020).

30/09/24

 

Può un padre continuare a vivere quando scopre di essere la causa della morte del suo unico figlio? Un uomo dal potere straordinario, in grado di ‘leggere’ negli altri il loro essere più vero e profondo, si materializza all’interno di un passante ferroviario della periferia milanese. 

Per vivere vende storie che scrive osservando i passanti umani e, su richiesta, storie personalizzate come ritratti. Storie che provocano reazioni contrastanti insospettabili. Ma chi è lo Scribastorie? E qual è la sua storia? Un romanzo dove si svelano tante verità, su tutte la difficoltà a essere veri genitori.

Ecco cosa ci ha raccontato l'autrice Maria Antonietta Montella sul suo libro: "Cos’è l’effetto Tunnel? È la capacità che hanno gli oggetti di attraversare barriere altrimenti impenetrabili. A credere alla fisica classica questa capacità non può esistere, in realtà c’è una infinitesimale probabilità che succeda. Che si possa passare un tunnel immaginario che permetta di attraversare qualunque barriera. 

Questo per le cose, e per i viventi? Se all’interno di un buco nero si può arrivare a toccare il fondo, cosa succede se lo superi quel fondo? Torni indietro e sei un altro? È possibile. Per Franco, lo Scribastorie, lo è stato. Si è nascosto in un tunnel reale di un passante ferroviario nella periferia milanese. In mezz’ora ha lasciato la vita di prima e l’ansia di fare le cose nel modo migliore. Credeva di essere esente dallo sbaglio invece nessuno lo è. Era un idiota e non lo sapeva. Adesso pagherà per quello sbaglio.

E ora cosa fa, come mangia, dove si ripara? Dorme in una capanna che si è fatta in un boschetto e vende storie che scrive sui passanti affidandosi al buon cuore degli acquirenti. Storie che colpiscono a tal punto i lettori che richiedono approfondimenti personali. Il primo cliente che chiede una storia su di sé è una donna (e ti pareva?) a cui lo Scribastorie sarà sempre riconoscente. 

Seguiranno altre storie che sveleranno ai protagonisti la propria vera natura, ma che la maggior parte si rifiuterà di accettare. C’è il pubblicitario famoso, la donna arrabbiata col mondo, il giovane clandestino, il disoccupato, l’adultera, il vecchio sporcaccione e altre figure che non sono così come appaiono e soprattutto come si credono.

Nessuno conosce lo Scribastorie. Lui non racconta niente di sé. Il suo aspetto distinto è alieno per quel luogo: i clochard non lo riconoscono come simile e i viaggiatori neppure. I personaggi coinvolti nella sua antologia sono diciassette più due che si inseriscono loro malgrado. Nell’insieme rappresentano un campionario umano vario e insolito. Riconoscibile solo dallo Scribastorie, a cui questi esseri parlano mentalmente. È penetrato in loro attraverso lo sguardo, e li fa parlare con tono sincero, disincantato, senza pietismi. 

Bisogna togliere, eliminare scorie di vanità sempre presenti. Alcuni si spaventano, altri si arrabbiano, altri lo abbracciano, uno gli getta la sua storia in faccia. Poi tornano, piangono e ringraziano.Tra i personaggi principali ci sono anche i componenti di una famiglia invidiata, bella, ricca. Perfetta agli occhi del mondo. Il padre alla ricerca del successo come interpretazione della vita e premiato su quel palcoscenico. Che regala oggetti non richiesti invece del proprio tempo. Che pensa di essere nel giusto, assicurando esclusivamente il benessere economico della prole. La madre innamorata del marito inarrivabile, e il loro bambino, troppo sensibile e intelligente, che fa domande filosofiche a cui non seguono risposte. Ma l’algoritmo non ha sempre ragione. Un incidente mortale è il ‘grumo’ della storia.

Il ‘dono’ è in realtà una condanna. Un libro che affanna e rivela. Che può addirittura far piangere come nell’ultima storia, la diciassettesima. Sembra incredibile ma è tutto vero. Lo Scribastorie è un assurdo viaggio alla comprensione di sé che arriva troppo tardi. Come è nato questo libro? Qui rispondo io, l’autrice: da una scarpa. Una scarpa infantile finita nello scolatoio al lato della strada. L’unico elemento sfuggito nella constatazione di un incidente. 

Non so perché l’ho notata con attenzione, mi sono addirittura fermata per vedere se c’erano macchie di sangue. Altre volte mi ero ritrovata alla presenza di cascami di incidenti, ma li avevo superati in fretta, senza pensarci. Quella scarpina è tornata a visitarmi più volte nella giornata e poi nel sonno. Cosa voleva dirmi? Perché ero diventata così sensibile? Nella notte inquieta ho trovato la risposta: era la mia recente ‘nonnitudine’.

Due anni prima, mi avevano regalato un nipote che non speravo più di avere. Mi stupivo di quanto fosse innamorato del padre: lo guardava estasiato come una divinità. Se lo meritava tutto quell’affetto, il genitore? Ho pensato a una perdita, e ogni volta che ricordo sto male. Dovevo scrivere per lanciare un appello: non perdete tempo, state vicino ai vostri bambini, considerateli, imparate da loro. Tutto il resto è tempo perso. I figli sono la parte migliore di noi. Spero che questo libro aiuti, mi basta convincere anche una sola persona. 

Come è nato Franco, lo Scribastorie? Dalla conoscenza diretta di vari manager, tutti stressati per la fortissima pressione su numeri e controllo di gestione. Tutti con un’altissima specializzazione e una giornata piena di riunioni con diversi clienti. Una sfida continua dura e stressante. Certo fanno carriera e ricevono alte retribuzioni, ma ne vale la pena? Nel fine settimana dormono, me l’hanno confessato. Non è vita. Soprattutto che vita possono regalare alla famiglia se il sacrificio di tempo richiesto dal lavoro è totale? Si ritrovano figli bambini che diventano adulti a loro insaputa, che li giudicano e condannano.

Per le storie dei viaggiatori invece mi sono basata sui miei viaggi in metropolitana. Non uso l’auto e osservo. Tanto. Per il titolo, invece, mi sono lasciata affascinare da questa figura: fin dall’antichità gli scriba erano persone speciali che conoscevano l’importanza di comunicare scrivendo a mano, e per custodire la verità. Lo Scribastorie fa tutto questo, ma non custodisce, dispensa verità.

Per la copertina sono bastate due foto e la lettura del libro perché la bravissima Stefania Tartini creasse l’illustrazione-simbolo della storia. Il tunnel reale dove si è rifugiato lo Scribastorie e il cielo sullo sfondo che si sta liberando dalle nuvole con la forza di una luce soprannaturale. Per la sequenza dei capitoli, devo un ringraziamento all’editor Giulia Galvani che ha mescolato un po’ le carte.


Maria Antonietta Montella



Toscana di nascita, laurea in sociologia a Firenze, intera carriera lavorativa a Milano nel settore comunicazione di una grande azienda internazionale. Quindi il ritorno in Toscana per dedicarsi alle vere passioni: leggere, leggere, leggere, e scrivere. All’attivo otto pubblicazioni. Le ultime con Ultra Edizioni, Cuochi a prescindere e Groupie per sempre.


27/09/24

La zattera d’oro, Eldorado

 

Pizarro muove alla volta dell’America Latina alla ricerca dell’Eldorado. Cinque soldati del suo esercito, una volta saccheggiata una cittadella, riempiono d’oro gli zaini, disertano e muoiono cercando di raggiungere Vera Cruz. I loro resti dopo quasi cinquecento anni vengono rinvenuti da alcuni operai nel corso dei lavori per la costruzione di una strada nella foresta amazzonica. 

Il capo della sorveglianza, killer dei narcos, uccide gli operai e trafuga i reperti. Poi viene a sua volta “derubato” e finisce col rapire il diplomatico italiano con il quale aveva aperto delle trattative. Il più prezioso degli oggetti, una zattera d’oro, finisce all’asta a Londra. In Italia viene organizzata una missione non ufficiale per il recupero dell’ostaggio capeggiata dall’ex tenente Andrea Tunetti. Dopo mille peripezie, l’ostaggio viene liberato, ma Andrea non rientra, per lui la missione non è finita…

Ecco cosa ci ha raccontato il suo autore Andrea Fraschetti su come è nato questo appassionante libro: "La genesi di questo romanzo è multipla. Il punto di partenza è stata la volontà di fare uno spin off della saga dell’archeologo Ryan Johnes, sviluppando il personaggio del “mercenario” etico Andrea Tunetti. Era una di quelle aspirazioni in attesa di una idea adeguata. E la prima idea è nata dalla visione di un documentario, credo fosse “Passaggio a Nord-Ovest” di Alberto Angela, in cui su parlava del bacino del Rio delle Amazzoni e degli animali che lo popolano. Mi colpirono le inie, i delfini rosa di acqua dolce. E l’ambientazione cominciò a prendere forma, il punto era trovare il motivo che giustificasse la risalita del fiume.

Ovvio, una missione di recupero (ricordate i turisti italiani spariti nello Yemen?). Poi un po’ di insicurezza, non mi andava di abbandonare del tutto la tematica archeologica, anche se il protagonista stavolta non doveva essere l’archeologo. E, se l’archeologia doveva entrarci, il tema non potevano che essere i conquistadores e l’Eldorado, che diventò il titolo provvisorio. 

E qui il tratto caratteristico di tutti i miei romanzi: lo spunto reale. La zattera d’oro esiste davvero, è conservata al Museo dell’oro di Bogotà (meno male che c’è Google). E i cattivi? Beh, anche questo scontato: i narcos, sa va sans dire!

La trama cominciava a delinearsi, finché, come spesso mi accade, il sonno mi venne in soccorso. In pratica, cominciai a sognarmi la storia… voi non tenete un taccuino sul comodino? Per me è obbligatorio, perché se non prendo note al risveglio mi scordo tutto!
L’inserimento di un paio di citazioni - in questo caso, Emilio Salgari (Il Corsaro Nero) - come spesso mi diverto a fare - e il gioco è fatto. Beh, Oddio, quattrocento pagine… diciamo che mi sono fatto un po’ prendere la mano. Ma è stato divertente e, come sempre, l’ultimo nato è il più bello di tutti e poi come si dice, “ogni scarrafone è bello a mamma sua”!


Andrea Fraschetti


Nato a Milano nel 1960, è laureato in Economia e Commercio alla LUISS con un master biennale non residenziale alla Erasmus Universiteit di Rotterdam. Ha alle spalle una carriera nell’amministrazione, controllo di gestione e finanza, culminata come CFO del primario gruppo ICT italiano e prematuramente interrotta per motivi di salute. Nella sua vita “2.0” si è iscritto alla facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Roma Tor Vergata, per inseguire una laurea in Archeologia e Numismatica. La Zattera d’oro è il suo settimo romanzo per i tipi di Edizioni il Ciliegio dopo Le lacrime di Odino, scritto a quattro mani con sua figlia Irene, seguito da Il mistero della legione perduta, La mappa e l’ascari, La tomba nel fiume, La moneta di Varo e Stilicone - Il crepuscolo dell’Impero.




26/09/24

Sgorbio, il padrone di Halloween

 

È il periodo di Halloween, l’undicenne Michele e sua sorella Agata vanno ad abitare insieme ai genitori in un villino inquietante che in paese chiamano Casa Howard. I ragazzi passano molto tempo nella villa e hanno anche occasione di rimanerci da soli, poiché i genitori sono costretti a partire improvvisamente senza di loro. 

In quel luogo che pare averli stregati, Michele e Agata trovano un diario misterioso che li porterà a terribili scoperte. Una su tutte: moltissimi anni prima Casa Howard è stata abitata da Sgorbio, un bambino nato con un aspetto orribile, gobbo e con la testa enorme.

Ma vediamo come è nata questa storia "da brividi". A raccontarcelo, il suo autore Maurizio Giannini: Ciao a tutti. Cercando di non annoiarvi, proverò a raccontare di come è nato “Sgorbio, il padrone di Halloween”, il mio ultimo libro pubblicato dalle Edizioni Il Ciliegio. 

Di libri ne ho scritti parecchi, in gran parte rivolti ai ragazzi tra cui romanzi gialli, ma di storie per così dire horror o simili non ne avevo create nessuna. Quando però incontravo i miei giovani lettori capitava spesso di sentirmi dire: “E romanzi dell’orrore lei li ha mai fatti?” ovviamente la mia risposta era no. Chissà perché avevo finora evitato di cimentarmi in storie horror pur sapendo che ai ragazzi piacciono particolarmente. Poi un giorno mi sono deciso e ho cominciato a pensare alla trama. 

Pensa e pensa stabilii di ambientare la storia in una casa fuori città, un villino nel quale andavano ad abitare con i genitori i due protagonisti. Sarebbero stati fratello e sorella, l’undicenne Michele e la tredicenne Agata. Là avrebbero trovato un vecchio quaderno in cui si raccontava una storia assai inquietante. Un diario scritto ben cent’anni prima da una giovane donna che aveva vissuto con suo marito in quel villino e che avevano avuto un figlio. Ma il bambino, che avevano chiamato Tom, aveva un aspetto mostruoso, tanto che suo padre si vergognava di lui e lo teneva rinchiuso nella mansarda del villino per non farlo vedere da nessuno. 

Volevo costruire una trama efficace e coinvolgente e soprattutto “paurosa”. Gli ingredienti c’erano: un villino dal tetro aspetto chiamato in paese Casa Howard. Una mansarda fornita di due piccole finestre che sembravano occhi… Una inaspettata telefonata che avrebbe allontanato i genitori dei due ragazzi, i quali, una volta rimasti soli, sarebbero rimasti prigionieri di Casa Howard. E poi la scoperta del vecchio diario nello scantinato del villino in cui si raccontavano fatti inquietanti avvenuti molti anni prima… una cripta che conservava una piccola bara… e  infine il loro incontro con Tom, ovvero Sgorbio (come lo aveva chiamato con disprezzo suo padre), o almeno con la sua ombra, benché fosse morto da un secolo

Tuttavia non bastava! Dovevo trovare qualcos’altro che sarebbe piaciuto in particolar modo ai giovani lettori. Ed ecco l’idea: l’avrei ambientato nel mese di ottobre, precisamente nei giorni che precedono Halloween, giorno in cui Sgorbio è nato e morto e durante il quale ha straordinari e terribili poteri tanto a sentirsene il padrone. Il padrone di Halloween. Ebbene, dopo mesi di lavoro ero riuscito a costruire una storia davvero paurosa e al tempo stesso coinvolgente. Almeno credo e spero. 

Il libro andava illustrato. E dato che mia figlia Cristiana aveva già collaborato con me per altri libri, le chiesi se mi avrebbe illustrato anche questo. Dopo il suo sì, decidemmo che non sarebbero stati i soliti disegni, ma dei fumetti, che avrebbero seguito la storia dall’inizio alla fine. Anche Cristiana ci ha lavorato un bel po’, ma terminati i disegni a fumetti e realizzata anche la copertina, il libro era finalmente completo e sicuramente ben riuscito! Parola d’autore!  


Maurizio Giannini e Cristiana Giannini illustratrice


Dopo la laurea in architettura, si è dedicato all’insegnamento e alla scrittura pubblicando più di sessanta testi con le principali case editrici italiane. Molti dei suoi libri hanno ricevuto importanti riconoscimenti come il Premio Giovanni Arpino e Città di Penne. Con Il Ciliegio Edizioni ha pubblicato nel 2019 Diario di uno strafottente e L’alfabeto degli animali.

Cristiana Giannini nata a Roma nel 1993. Dopo il diploma in grafica pubblicitaria, ha frequentato corsi per illustratori e realizzato copertine e illustrazioni di alcuni libri per ragazzi.

24/09/24

Nella Foresta della Nebbia

 

Un racconto di formazione a sfondo ecologista che narra il percorso di due ragazzi, Schaft e Kruefter, ai quali se ne aggiunge poi un terzo: Schuster. I protagonisti vivono in una foresta, metafora del mondo e delle bellezze, avvolta nella nebbia, metafora a sua volta dell’inquinamento che annulla e ingrigisce esperienze ed entusiasmi. 

I ragazzi non intendono rassegnarsi alla situazione e per questo intraprendono un viaggio alla ricerca di spiegazioni sull’origine della nebbia. Durante il tragitto incontrano tanti personaggi: ognuno insegnerà loro qualcosa. Il viaggio si conclude nel segno della solidarietà, con una festa nella foresta.

Ecco cosa ci ha raccontato il suo autore Fabrizio Brignone su come è nata questa bella storia così significativa: “Nella foresta della nebbia” nasce dall’idea di scrivere una favola ispirata al rispetto dell’ambiente e dedicata dall’autore al figlio. La scrittura, poi, segue i propri percorsi e spesso sorprende: così ha preso vita un più ampio racconto di formazione, ispirato anzitutto a tre “A”, ambiente, amicizia e audacia.

La storia è quella di due amici, che poi diventano tre, e del loro viaggio attraverso la foresta in cui vivono, metafora del mondo e della comunità umana. Vogliono cercare di capire e di sconfiggere la nebbia, che in questo caso rappresenta l’inquinamento, per certi versi anche l’indifferenza. Nel loro viaggio sono tanti gli incontri, con i diversi abitanti della foresta (umani, animali e vegetali), da quelli più positivi ad alcuni inquietanti e altri un po’ strani: tutti, però, potranno insegnare qualcosa ai ragazzi, aiutandoli a riflettere su aspetti particolari del loro andare e - perché no? - del loro crescere. 

Un viaggio coraggioso, verso una meta sconosciuta, supportato dalla determinazione e soprattutto dalla forza dell’amicizia e della fiducia reciproca: insieme, i protagonisti riusciranno a superare ostacoli e pericoli. Si tratta di un testo molto immaginifico, dominato dalla fantasia che diventa allegoria, per trasmettere attraverso personaggi e situazioni una serie di messaggi. 

Per raccontare aspetti dell’animo umano, nel collettivo e nel personale, nel rapporto con gli altri e nel confronto con noi stessi, con le nostre emozioni. E così Schaft e Kruefter, a cui poi si unisce Schuster, incontrano via via la scimmietta che ripete, i giocatori di carte, il serpente, le formiche, i lupi, i corvi colorati, Ragnidea e Retroca, il francese, gli alberi custodi, la maga delle facce e molti altri, fino alla radura dei vulcanelli della nebbia e alla conclusione della storia, per la foresta e tutta la sua grande famiglia. 

Un susseguirsi di incontri, una storia in cui non mancano sorprese e magie, un puzzle in cui ogni tessera può portare con sé anche un significato ulteriore, a seconda dei livelli di lettura, per i ragazzi e non solo. Alla base di tutto ci sono valori forti: l’amicizia e la cura dell’ambiente, ma anche l’altruismo, il coraggio, la grinta e l’inventiva, e poi la pace, la tolleranza, il rispetto per le differenze e l’attenzione alle esigenze dell’altro; fino alla bellezza e alla forza della collaborazione per raggiungere obiettivi difficili, all’apparenza impossibili, ma capaci di rendere unico e speciale il cammino di crescita personale.


Fabrizio Brignone


Nato a Cuneo, dove vive, il 29 ottobre 1974. Diplomato al liceo classico e laureato in Scienze della Comunicazione, è giornalista professionista dal 2001; è redattore del settimanale cuneese La Guida, dove iniziò come collaboratore nel 1994. Ha anche avuto esperienze in radio e televisioni locali; tra il 2000 e il 2010 ha collaborato con il gruppo Il Sole 24 Ore (in particolare per il supplemento settimanale “Nord Ovest”) e con l’agenzia giornalistica Agi.

È autore di pubblicazioni di vario genere: “La Guida, il nostro stile. Un manuale di scrittura per l’informazione locale” (2000, sintesi e adeguamento pratico della tesi di laurea “I codici di stile. Consapevolezza e autodisciplina nella stampa europea”); “La ragazza coi tarocchi e altri racconti newyorkesi” (2017); “Ultimo minuto” (2018, romanzo selezionato al premio nazionale Eri-Rai “La Giara” 2013-2014); “Nascono da sole e sanno chi sei. Vasco e Ligabue nelle loro canzoni” (2019); oltre a contributi in altre opere, tra cui storie di imprenditori del cuneese.


 

23/09/24

Zuccotto e il pentolone incantato

 

“È finalmente tornata la notte più spaventosa dell’anno. Wow, questa sì che è un’atmosfera lugubre. C’è una fittissima coltre di nebbia…” 

Torna il dolce Zuccotto, indiscusso protagonista della festa di Halloween, in una nuova magica storia. L’evento dell’anno è minacciato da una densa e fastidiosa nebbia. Zuccotto e Svampirello, tra pasticci e incantesimi, troveranno la giusta soluzione?

Ma come è nata questa simpaticissima storia? Ce lo racconta la sua autrice Romina Scarpanti: "Halloween è in assoluto la mia festività preferita. E così mi sono chiesta come potessi creare una storia di Halloween a misura di bambino.

Ed ecco nascere Zuccotto, dal musino simpatico e dagli occhioni dolci. Appena l'ho disegnato, ho capito che lui sarebbe stato perfetto per coinvolgere i più piccoli in un'atmosfera spaventosamente "adorabile".

Ma due libri di Zuccotto non mi bastavano di certo e pertanto ne ho scritto un terzo. La mia passione per il 31 ottobre è davvero incontenibile, come il mio affetto per Zuccotto, del resto. Così, con "il pentolone incantato" continua l'avventura per questa tenera Zucca, che non fa paura proprio a nessuno ma diverte i più piccini, affrontando temi importanti come l'amicizia e la fiducia in sé stessi.


Romina Scarpanti

Nata nel 1986 e vive e lavora a Pizzighettone, in provincia di Cremona. Illustratrice e autrice, si è diplomata presso la Scuola del Fumetto di Milano e ha frequentato il corso di sceneggiatura dell’Accademia Disney. Scrive e disegna albi illustrati per bambini con Il Ciliegio Edizioni, Rusconi Libri e Ouverture Edizioni.

www.rominascarpanticreativity.com


20/09/24

La donna del Terzo Leone

 

La Sparta di Leonidas e della famosa battaglia delle Termopoli vista dagli occhi di una donna. Sophia è figlia di Sophomenes, un nobile ateniese morto in battaglia al fianco del re di Sparta. Leonidas gli ha promesso che si sarebbe preso cura di lei, ma viene ostacolato dal Consiglio dei Cinque e dall’eforo Epidatridas. 

Leonidas riesce a ottenere la custodia di Sophia e a mantenere il proprio onore, ma si tessono trame oscure alle sue spalle e la donna è in pericolo di vita. Inizia per lei una lunga serie di peripezie, alla fine delle quali si troverà a dover scegliere fra amore e fedeltà. 

Ma come è nata questa storia? A raccontarci la sua origine e altre curiosità, è la sua autrice Laura Montagna: "Quando avevo 6 anni mia mamma mi regalò “La storia delle storie del mondo” di Laura Orvieto, libro che letteralmente mi stregò. Le avventure di Achei e Troiani, di Ulisse e degli dèi dell’Olimpo accompagnarono i miei giochi e i miei sogni di bambina, e si può ben dire che tutto iniziò da lì. 

Da grande mi appassionai alla storia dell’Antica Grecia, ai suoi usi e costumi, e sebbene non abbia fatto veri e propri studi classici, ho letto con estremo interesse saggi e romanzi ambientati in quella lontana epoca. E sono state quelle letture a far nascere in me il desiderio di scrivere su quelle storie antiche.

Avevo in mente una vicenda che trattava di una schiava e dell’uomo al quale era stata assegnata come bottino di guerra, una pratica purtroppo molto diffusa in quei tempi lontani, e avevo iniziato a buttare giù un raccontino su questo argomento, ma una volta sulla carta personaggi e trama sono lievitati, inglobando fatti realmente accaduti. Le pagine scritte si sono moltiplicate e il racconto si è trasformato in un romanzo.

Il romanzo storico è un genere letterario molto speciale, in bilico tra realtà e fantasia. Scriverne uno è come comporre un puzzle di cui si possiedono già un certo numero di pezzi perfettamente formati, mentre gli altri, sebbene in tutto e per tutto frutto della nostra fantasia, devono incastrarsi alla perfezione con i primi, altrimenti il gioco non potrà mai riuscire.

E comunque non bisogna commettere l’errore di confondere il romanzo storico con la storia vera e propria. Il romanzo si attiene alle regole della letteratura, differenti da quelle della ricerca storico-scientifica. Si tratta infatti di una reinterpretazione che, sebbene verosimile non va confusa con la realtà dei fatti. È fiction a tutti gli effetti e come tale va considerata.

Aggiungo che per me scrivere è una sorta di tormento meraviglioso. Meraviglioso perché mi permette di dare una forma a tutte le storie e ai personaggi che posso inventare, ma è anche tormento, perché scrivere non è affatto facile.

Io ho frequentato una scuola di scrittura creativa proprio per cercare di raggiungere quella visione critica che permette di giudicare il proprio lavoro nel modo più oggettivo possibile. Ho impiegato due anni per completare “La donna del Terzo Leone” e altrettanti per revisionarlo una prima volta e poi ancora, e ancora, e ancora, per non so più quante volte. Alla fine ho anche voluto partecipare alla XXXI edizione del premio letterario Italo Calvino, non per ottenere un piazzamento, ma per avere il giudizio critico del comitato di lettura.

E questo è ciò che il comitato ha scritto:

 “ L’intreccio, la cui originalità principale sta nel centrare la narrazione sulla storia di una donna, Sophia, piuttosto che su Leonidas e la battaglia delle Termopili, è solido, ben strutturato e avvincente; La donna del Terzo Leone si fa leggere volentieri: è insomma un buon romanzo storico, un buon romanzo di genere.”

E quindi eccomi qua, con la fortuna di aver trovato una bella veste editoriale e una bellissima copertina, opera di Marta Ape de Vincenzi, e la speranza di interessare e soprattutto divertire chi vorrà leggere questo mio lavoro."

Laura Montagna

Nata nel 1968, si è laureata in architettura a Roma, dove ha vissuto fino al 2005 prima di trasferirsi in provincia di Sondrio. Nel 2014 è stata fra i vincitori del concorso Raccontinellarete di Luccautori. Nel 2016 ha vinto il primo premio del concorso letterario GISM Adolfo Balliano con il racconto Il Sàss del Diaùl. Nel 2022 ha collaborato alla stesura del testo teatrale Strie messo in scena dal teatro “Spazio Centrale” di Arquino, con il quale collabora tutt’ora. La donna del Terzo Leone è il suo primo romanzo.



19/09/24

Bimboluce e Nonnananna

 

L’uomo più saggio del mondo, il Signor Sonno, ha un compito molto importante: si occupa del riposo di tutti, indispensabile per il benessere di ogni essere vivente. Un giorno convoca nel suo castello tra le nuvole Nonnananna, una nonna super attiva e molto speciale, per affidare a lei e al suo straordinario e simpatico assistente Bimboluce il compito di andare in soccorso di alcuni piccoli amici che non riescono proprio a riposare come si deve. 

Ma come è nata questa dolcissima storia? Facciamocelo raccontare direttamente dalla sua autrice Roberta Fasanotti: "L’arrivo di un bimbo è sicuramente una delle gioie più grandi che una famiglia possa vivere. Tutti ne siamo consapevoli, ma… osservate i volti dei genitori quando il loro figlio non è più un bebè: rimangono sempre completamente dipinti di una grande soddisfazione, sicuramente, ma spesso compare ai lati degli occhi, attorno alla bocca, segni nuovi che parlano di una stanchezza che racconta di notti insonni o caratterizzata da bruschi risvegli.

E per i bambini, quale situazione si prospetta molte volte? Si sentono soli nel loro letto o magari qualche pensiero brutto continua a disturbare il sonno e allora sono guai che pesano sulla testa di tutti, dando vita a disagi durante il giorno. Ecco, proprio da queste mie considerazioni, è nata l’idea di dare vita a Bimboluce e Nonnananna, due simpatici personaggi che, incaricati  dal grande Signor Sonno, volano sulla terra per correre nelle case dove vivono bambini che riposano a fatica e che magari sono vittime di qualche piccolo e inevitabile sbaglio commesso dai genitori.

Chi è Nonnananna? Alta come una giraffa, magra come un’acciuga, dolce come un gelato alla vaniglia, lei possiede dei poteri straordinari. Salita sulla sua nuvola motorizzata, corre a tutta velocità per raggiungere le camerette dei piccoli disturbati da un sonno insufficiente. Chi viaggia con lei? Un assistente molto particolare: Bimboluce, un esserino alto come un orsacchiotto, dotato anche lui di una forza magica, tanto da regalare a Poldino, a Gaia, a Giantonino, a Michelino, a Sidy e ad altri bambini, la pace del cuore, quella che rilassa e ti fa calare in un batter d’occhio nel mondo della nanna buona. E così anche i volti dei genitori tornano distesi più che mai. Non dimenticate, cari lettori, di ascoltare le tracce audio che accompagnano le avventure dei nostri amici. Le tracce musicali inedite sono state composte e registrate da Elisa Vincenzi e Michele Fregoni e si riferiscono ai tre personaggi principali della storia. Basta inquadrare i QR code per ascoltare le melodie

 

Roberta Fasanotti


Insegnante di Lettere presso una scuola media milanese e già autrice di quattro romanzi: Il gigante, Il fascismo dalla mia finestra, Faccia di cavolfiore e A tredici anni
Roberta Fasanotti incontra i ragazzi di varie scuole per raccontare come nascono i suoi libri.

18/09/24

Il cielo sopra la baia dei sospiri

 


Da alcuni anni la spiaggia ligure della Baia dei Sospiri, frequentata da nudisti per lo più omosessuali, è diventata teatro di violenze di ogni genere. Tra gli indagati per uno stupro di gruppo c’è anche Alex, che avvia delle indagini personali per scoprire i veri colpevoli. 

Mafalda, un’affascinante bibliotecaria segretamente innamorata di lui e certa della sua innocenza, prova a tirarlo fuori dai guai aiutandolo. Grazie alla soffiata di un amico carabiniere, i due scopriranno chi è il direttore d’orchestra dei fatti criminosi rimasti a lungo impuniti, ma si renderanno conto che un personaggio molto influente mira a insabbiare la verità.

Ecco cosa ci ha raccontato l'autore del libro, Davide Cabassa, su come è nata questa storia: "L'idea di questo romanzo è nata nel 2020, proprio nel periodo della terribile pandemia che ha colpito il mondo intero. Il giorno prima del lockdown, il 7 marzo 2020, io e la mia famiglia (mia moglie Claudia e i miei figli Martina e Matteo) fuggimmo da Parma per ritirarci nella nostra casa a Cervo Ligure, a pochi chilometri da Imperia. 

Purtroppo i vigili urbani non ci diedero tregua neppure lì e, quando ci vedevano passeggiare in spiaggia, ci obbligavano gentilmente a rientrare in casa. Confinati nel nostro giardino, tra alberi secolari e fiori meravigliosi, ci organizzammo al meglio per passare qualche settimana di primavera a guardare il mare. 

Oltre alla DAD con i miei alunni (insegnavo filosofia in un liceo di Parma), mi ripromisi di migliorare il mio stile di scrittura, puntando maggiormente sull'ambientazione e la descrizione dei personaggi. L'unico problema è che mi era difficile realizzare quel mio proposito in giardino con i miei figli che si divertivano a giocare con la palla urlando e ridendo. 

Anch'io ogni tanto giocavo insieme a loro, ma volevo anche dedicarmi alla scrittura. Fu così che misi in atto un piano di azione per sfuggire alla stretta sorveglianza delle forze dell'ordine: mi svegliavo alle 6.00 del mattino e, percorrendo alcuni sentieri nel bosco, arrivavo in alcune spiaggette isolate dove potevo finalmente scrivere in santa pace. E così facevo anche dopo le sei di sera.

Rileggendo il mio precedente romanzo, Una sera d'estate tornerò da te, mi ero accorto che avrei dovuto esercitarmi meglio nel descrivere gli ambienti. Quale occasione migliore di quelle spiaggette liguri completamente deserte e in giornate di primavera particolarmente miti!

Cominciai così a descrivere le mie giornate estive con la mia famiglia e i miei amici: le spiagge, i ristoranti, le pasticcerie e i parchi frequentati; poi mi dilettai a descrivere l'aspetto fisico e il carattere delle persone che conoscevo, soprattutto le più originali come il mio amico Mohan, che ogni anno trascorre sei mesi in India.

Girando e rigirando per quei luoghi meravigliosi, arrivai in una spiaggetta di sabbia e scoprii, tramite un'accurata ricerca su Internet, che era frequentata da nudisti, in particolare omosessuali. Cominciai a immaginare una storia, ambientata tra Andora e Sanremo, in cui si parlava di stupri, violenze e bullismo. 

Immaginai di essere un professore in vacanza a Cervo che, trovandosi nel posto sbagliato e al momento sbagliato, veniva accusato ingiustamente di essere un ignobile stupratore. E infine immaginai una bibliotecaria di mezza età che si innamorava di lui, cercando di tirarlo fuori dai guai. Ed è così che è nato Il cielo sopra la Baia dei Sospiri..."


Davide Cabassa


Vive a Parma, dove insegna filosofia al Liceo delle scienze umane "Albertina Sanvitale". Ha pubblicato: Il segreto di Milena. Lettere di un prof ai suoi studenti (2003); La ragazza che sorrideva alla luna (2004); Il segreto di Milena. Lettere degli studenti al loro prof (2006); Il coraggio di amare chi è diverso. Storie di persone in coma e diversamente abili (2008), nel 2016, ha pubblicato, con la casa editrice Il Ciliegio, il saggio La rabbia e la gioia d’insegnare. La scuola delle emozioni è il suo secondo libro. I fondi raccolti con queste pubblicazioni sono stati devoluti dall’autore a sostegno di persone in coma o con gravi problemi di salute.

17/09/24

Nina e le altre stelle

 

Ecco cosa ci ha raccontato l'autore del libro Paolo Pajer, su come è nata questa bellissima storia: "Questo romanzo nasce da personaggi, luoghi e vicende già tracciate in un precedente lavoro: Per altre vite (sempre pubblicato con Il Ciliegio, nel 2017), accolto con favore da critica e lettori.

Marco Andrade è un assistente sociale che non si sente affatto un eroe, ma che cerca di mettere il cuore nel lavoro e nelle cose che fa. La sorte gli fa trovare sul suo percorso diversi personaggi, per lo più femminili, per lo più stelle in quel cielo meraviglioso che è la vita. 

Con queste stelle Marco cercherà di relazionarsi, non sempre con successo, ma come nel romanzo che costituisce il prequel di Nina e le altre stelle, lui è spettatore di un universo straordinario, quello della donna. La preclusione di genere gli impedisce di varcare il confine psicologico e capire da dove nasca la polvere magica che le stelle lasciano dietro di sé. Stelle al femminile, stelle che nascono e che muoiono, stelle che incantano e che non lasciano mai indifferenti.

La stesura di Nina e le altre stelle è stata piuttosto rapida: mi sono serviti pochi mesi per mettere su carta una serie di episodi della vita di Marco che spaziano dal professionale al volontariato nella Protezione Civile, dal privato affettivo al rapporto con la nipote Nina.

Era tutto pronto, dentro di me le nuove sequenze della vita di Marco e delle sue stelle si sono formate nel corso di qualche anno, ma a un certo punto hanno solo voluto essere raccontate.

Ho provato una specie di urgenza nel dover trasformare in scrittura - forse la metafora di dare alla luce, di dare la vita - altre vicende della vita di Villa Rivero, il luogo dove ho ambientato tutti i miei romanzi. Luogo inesistente ma uguale a ogni posto dove viviamo. Luogo dove possono accadere cose bellissime e terribili quasi allo stesso tempo.

Anche in questo libro ho cercato di seguire quella che credo ormai sia la mia cifra stilistica: realismo condito da ironia, plausibilità con un certo retrogusto grottesco, drammaticità pur con il sorriso, benché amaro. Ricerca di quel ritmo che agevola la lettura, scelta della parola adatta per evocare quella esatta emozione ricercata.

La coesistenza di stili differenti, il passaggio da atmosfere intime e grevi ad altre più aperte e leggere -leggere, ma mai superficiali - potrebbe essere uno dei limiti di uno stile, ma mi rendo conto che sta diventando pian piano una precisa impronta, un mio riferimento identitario che cerca di replicare ciò che incontriamo tutti i giorni nella nostra vita.

Perché nella scrittura, o nella lettura - che è l’altro lato dello specchio formato dalle pagine di un romanzo - cerchiamo alla fine frammenti di noi stessi, e la vita è il luogo dove tutto accade."


Paolo Pajer


Vive a Siena. Appassionato di orizzonti e di scrittura, nel 2012 ha pubblicato Il punto estremo (Erg Ed.) e vinto qualche premio con i suoi racconti, raccolti in due e-book: Tre racconti per cominciare ed Elementi (Ed. Youcanprint). Per altre vite continua qualcosa di già tracciato.


19/07/24

Casimiro e gli spiriti della montagna

 

Articolo a cura di Nadia Cerchi, autrice del libro


Casimiro è un pastore che vive con sua moglie Cesira in una baita ai piedi di un monte. A fine estate è solito recarsi con le sue 12 capre, ognuna con il nome di un mese dell’anno, ai pascoli più alti. Quell’anno, mentre sale all’alpeggio, si trova davanti a una sgradita sorpresa: una “montagna di rifiuti” lasciata da un gruppo di ragazzi e ragazze in un improvvisato accampamento. 

Sconcertato da quella devastazione escogita un piano, a cui darà vita grazie all’aiuto delle sue 12 caprette, che metterà in fuga gli sprovveduti campeggiatori. Ritornati in compagnia delle guardie forestali, i giovani avranno occasione di osservare e riflettere su come il loro comportamento inadeguato abbia deturpato l’ambiente naturale che li aveva accolti con le sue bellezze

Impareranno, attraverso semplici gesti, l’importanza delle 3R: Riciclare-Riutilizzare-Ridurre e, grazie agli “Spiriti della montagna”, comprenderanno la lezione più importante: “Non solo dobbiamo abitare il nostro spazio nel mondo per il tempo che ci è dato, ma quello spazio dobbiamo anche custodirlo per chi verrà dopo di noi.”

Casimiro è un personaggio nato grazie ad un vasetto di marmellata! Ovvero da un concorso per pubblicizzare una marmellata di mele cotogne. Da lì, parecchi anni fa, era nata l'idea del pastore e delle sue 12 capre. Il concorso non era andato a buon fine e "Le mele di Casimiro" avevano trovato spazio su un periodico valdostano in occasione dell'annuale raccolta delle mele.  

La mia amica illustratrice Claudia Catenelli aveva dato un volto a Casimiro, con pazienza aveva disegnato 12 diverse caprette e io mi ero affezionata a tutti loro. Nel 2021 alcune associazioni ecologiste avevano bandito il concorso letterario: "Mille bottiglie di plastica e una sola borraccia". L'argomento era davvero interessante e mi coinvolgeva, perciò avevo chiamato "a raccolta" Casimiro e le sue caprette e li avevo resi protagonisti di una nuova avventura. "Casimiro e gli spiriti della montagna" si è aggiudicato il secondo posto!

Sono un’insegnante di scuola primaria e negli anni ho imparato che le storie sono un ottimo mezzo per veicolare messaggi con i bambini. Ho più volte utilizzato il racconto a scuola, come incipit di un discorso più ampio, che ben si inserisce nel percorso di ed. civica, sul rispetto della natura e sulla necessità di differenziare. Per far questo ho arricchito il racconto di una parte finale in cui, i giovani lettori, possono mettere alla prova le proprie conoscenze e abilità.

Nel racconto si parla anche di guardie forestali, figure importanti per la tutela dell'ambiente, ho perciò chiesto al Comandante dei Carabinieri Forestali di Pavia di leggere il libro e, se l'avesse trovato adeguato, di arricchirlo con una Sua prefazione. Il Ten. Col. Marina Forgione ha accettato con entusiasmo ritenendolo: “…un racconto giocoso e divertente, arricchito dalle preziose illustrazioni di Claudia Catenelli, che in poche e semplici pagine, di facile lettura anche per i più piccoli, racchiude tutti gli elementi essenziali di una nuova cultura ambientale che sta nascendo e crescendo nelle giovani generazioni.”


Nadia Cerchi

Nadia Cerchi è laureata in Filosofia, ma da sempre lavora come insegnante di scuola primaria a Pavia, la sua città. In collaborazione con l’illustratrice Claudia Catenelli propone animazioni alla lettura presso scuole, biblioteche, librerie, associazioni che ne facciano richiesta. Ha ricevuto riconoscimenti in vari concorsi letterari e questo è il settimo libro che pubblica con Il Ciliegio.