20/12/16

500 anni di Orlando Furioso: Le donne.

Cinquecento anni fa, alla corte degli Estensi di Ferrara, veniva pubblicato per la prima volta il più noto dei poemi cavallereschi della tradizione letteraria italiana: Orlando furioso.
Ludovico Ariosto volle continuare l’opera del Boiardo che aveva scritto l'Orlando innamorato e curò la prima edizione del suo poema con grande meticolosità, conscio che con l’avvento dei caratteri mobili l’Orlando furioso avrebbe valicato i confini della penisola.
La ricorrenza dei cinquecento anni della prima pubblicazione del poema cavalleresco è celebrata a Palazzo dei diamanti di Ferrara con una mostra imperdibile che avrebbe dovuto chiudersi l'8 gennaio 2017, ma che per fortuna è stata prorogata fino al 29.
Anche Il Ciliegio, nonostante lo scadere dell’anno, nel suo piccolo vuole celebrare l’Orlando furioso. Lo fa attraverso l’autrice Bianca Degli Espositi che inaugura oggi un approfondimento dell’opera più famosa di Ariosto. I suoi interventi saranno ospitati sul blog mensilmente.

Orlando furioso 500 anni

Cinquecento anni fa, Ludovico Ariosto pubblicava la prima stesura de l'Orlando furioso. Questo il primo verso:

Le donne, i cavallier, l'arme, gli amori,

dunque, se vogliamo addentrarci in questo meraviglioso poema, cominciamo da capo:

LE DONNE

Troviamo nella prima strofa la più importante, invocata perché doni l'ispirazione e la tranquillità necessarie alla creazione poetica. Non è una dea, o la solita musa, Ariosto non ne dice il nome, ma si riferisce ad Alessandra Benucci: sua moglie.
Grazie a lei può cominciare la storia, ed è una donna a condurne l'intreccio: Angelica, la più bella, tutti i paladini, cristiani e pagani, ne sono innamorati.
La poveretta, per almeno una ventina di canti, è vittima di un vero stalking di gruppo. Tutti i cavalieri la rincorrono, lei un po' fugge, un po' li prende in giro e un po' ne sfrutta la protezione. Qualcuno mira apertamente a coglierne la verginità Corrò la fresca e mattutina rosa, che, tardando, stagion perder potr ia (I 58), altri sono meno espliciti, ma ugualmente motivati.
Dietro a lei le strade si intrecciano, chi trova un elmo, chi perde l'armatura, chi salva donzelle, chi parte su un cavallo alato, chi si impegola nelle magie, tutti compiono audaci imprese, ma nessuno l'acchiappa. Così la storia ci tiene incantati, un'ottava dopo l'altra.
Finché, al XIX canto, Angelica incontra un Moro, d'oscura stirpe nato in Tolomitta, è bello, d'animo nobile e ferito, si chiama Medoro. Lei lo cura, lo sposa e se lo porta via.  Orlando impazzisce, gli altri pretendenti si danno pace, la narrazione continua.
Inoltre, per dar lustro alla corte in cui lavora, gli Este di Ferrara, Ariosto li fa discendere da Ruggiero, cavaliere eroico, e decisamente propenso a cacciarsi nei guai.
Va detto che è pagano, ma ne l'Orlando furioso vige la par condicio e questo è un problema facilmente superabile per una donna innamorata come Bradamante, la cristiana dall'armatura candida.
La bella guerriera, i biondi capelli raccolti nell'elmo, dovrebbe dare man forte a Carlo contro i Mori, invece rincorre Ruggiero lungo tutto il poema. Lo tira fuori da un castello incantato e dalle braccia sensuali della maga Alcina, lo contende a Marfisa, simpaticissima eroina pagana ben decisa a tenerselo stretto. Alla fine lui si converte, Bradamante lo sposa e gli Estensi hanno la loro nobilissima origine.
Infilate nei canti le donne di Ariosto sono molte. Quasi tutte belle, quasi tutte buone e tutte molto innamorate. Mai fino al punto da venire in furore e matte, sanno mettersi in salvo (dagli uomini e dai maghi), sfruttare abilmente le situazioni e raggiungere i loro obiettivi. Il poeta le guarda con ironia affettuosa, scrive che forse l'invidia, o il non saper degli scrittori, ascosi han loro debiti onori (XX 3).
Isabella, Fiordiligi, Olimpia c'è anche la vecchia rompiscatole Gabrina, vale la pena di conoscerle tutte.
Il libro porta benissimo i suoi cinquecento anni. Dunque cominciamo:
Le donne, i cavallier, l'arme, gli amori

Bianca Degli Espositi
Bianca Degli Esposti è nata nel 1952 ha conseguito la laurea in Filosofia a Bologna, ha insegnato per nove anni letteratura italiana nei licei internazionali in Francia e in Marocco e ha collaborato con l’Istituto di Cultura Italiano a Rabat. Ora è in pensione e vive a Mentone. Insieme ad Annamaria Zucconi forma il duo delle signore in giallo de Il Ciliegio. Hanno pubblicato L’appartamentode Place Garibaldì (2016); pubblicheranno nel 2017  il secondo romanzo L’immobiliare dei fratelli Morin.







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