L’autrice
Paola Rocco, esperta di tradizioni e folclore, spiega, in questo lungo
articolo, l’origine della notte delle streghe.
Zucche di Halloween dietro una vetrina |
di Paola Rocco
Dalla festa celtica in onore di Samhain alle zucche intagliate
della tradizione americana: tutti i segreti della ricorrenza più paurosa
dell'anno.
Zucche di
cartapesta, ragnatele di zucchero filato, ragni di plastica fosforescente che
brillano nel buio, streghe e vampiri in libera uscita per le strade: da qualche
anno la festa di Halloween è entrata a far parte delle ricorrenze più attese dalla
popolazione (non solo infantile) del nostro Paese, che approfitta della notte delle
streghe per dar vita a una specie di Carnevale anticipato.
Acquisto recente nella nostra tradizione, Halloween ha in realtà
origini antichissime: il 31 ottobre si celebrava infatti la festa celtica in
onore di Samhain, principe
dei morti e delle tenebre, quando si credeva che le
leggi dello spazio e del tempo fossero sospese e il mondo degli spiriti
tornasse a intrecciarsi con quello dei vivi. Di qui l'usanza di spaventare i
defunti con travestimenti macabri o luci accese alle finestre (il fuoco protegge
dagli spiriti) o, ancora, il tentativo di sventare i loro eventuali dispetti
con offerte di latte o pane, che venivano lasciate fuori dalla porta o accanto
al camino. Sembra che la classica domanda Dolcetto o scherzetto? dei
bambini americani ricordi appunto questa tradizione. Col passar del
tempo, la festa di Samhain si è fusa con la ricorrenza cristiana di Ognissanti:
Halloween, infatti, è la contrazione dell'espressione inglese All Hallow's Eve,
ossia Festa di Tutti i Santi.
Gatti neri e "ratti volanti", gli animali
della notte delle streghe
Pipistrelli,
gatti neri, civette, gufi: sono questi gli animali che più comunemente si
associano alla notte delle streghe. I primi, oltre che per il loro aspetto
sinistro e la loro natura ambigua, doppia, di "ratti volanti",
suscitavano l'avversione degli abitanti dei villaggi per le numerose leggende
che li dipingevano come vampiri travestiti. Anche il fatto che fossero in grado
di svolazzare sopra le fiamme dei falò accesi la notte del 31 (proprio per scacciare
gli spiriti maligni) generava nei loro confronti non poche antipatie. I gatti,
specie se neri, furono ritenuti per secoli i famigli o servitori più fedeli
delle streghe o anche streghe camuffate loro stessi, mentre civette e gufi
erano considerati uccelli di malaugurio, e udirne il verso un sicuro
preannuncio di sventura.
Tarocchi e mele rosse per sbirciare nel futuro
Un
tempo si credeva che, durante la notte di Halloween, le predizioni e i
tentativi di sbirciare nel futuro avrebbero avuto più successo che in ogni
altro giorno dell'anno: la si riteneva, ad esempio, una notte adatta per farsi
leggere i tarocchi dalla strega buona di turno. Ma non mancavano neppure
sistemi di divinazione più casalinghi, come quello a base di comunissime mele
rosse: chi la vigilia di Ognissanti, spaccandone una a metà, avesse trovato
nell'interno due semini, sarebbe andato all'altare entro breve. Tre semini
annunciavano una prossima eredità, quattro grandi guadagni.
In Francia e in Irlanda si prepara ancora oggi il callcannon,
un piatto a base di patate, cipolle soffritte e pane, che nasconde nell'impasto
vari piccoli oggetti, come anelli o bamboline, ognuno con un significato. Chi
ne trova uno nella sua fetta, avrà in sorte il destino corrispondente.
Il mese dei morti a Roma
A
Roma il mese di novembre era per tradizione il mese dei morti, cioè quello
dedicato alle celebrazioni in memoria dei defunti, che si svolgevano in tutte
le chiese della capitale e nei vari camposanti cittadini (a San Giovanni in
Laterano, Santa Maria in Trastevere, Santo Spirito). Una delle più solenni
aveva luogo presso la chiesa di Santa Maria dell'Orazione e Morte in via
Giulia, per l'occasione addobbata lugubremente con drappi neri, ceri accesi e
fiori. Veniva esposto anche un catafalco fatto di teschi e ossa, mentre due
scheletri, con in mano falce e clessidra, ammonivano: "Ancor noi fummo,
come voi, che qui venite…". Inutile dire che la macabra cerimonia aveva un
forte impatto sull'immaginazione della folla dei fedeli, che per tutto l'Ottocento
conservò l'abitudine di frequentare in massa anche la cappella sotterranea
della chiesa, simile al cimitero dei Cappuccini, che ancora oggi esiste, in via
Veneto.
La
sera del 31 ottobre era invece, per tradizione, dedicata alla lettura dei
tarocchi e a pratiche magiche di vario genere, molte delle quali allo scopo di
evitare che gli spiriti dei defunti vaganti nella notte tornassero a
infastidire i viventi. Per cercar d'ingraziarseli, molti romani usavano
lasciare sul davanzale della finestra o accanto alla porta di casa (o, ancora,
presso il focolare) piccole offerte, in genere a base di latte e pane, che
avrebbero assicurato alla famiglia protezione e fortuna per tutto il resto
dell'anno.
La zucca di Jack O' Lantern
L'usanza
di accender candele all'interno di zucche intagliate deriva dalla leggenda
irlandese che ha per protagonista Jack O' Lantern, un astuto ubriacone che
riuscì per ben due volte a beffare il demonio, imprigionandolo e togliendogli
ogni potere. Una volta morto, Jack, scacciato dal paradiso, andò a bussare alle
porte dell'inferno, ma il diavolo, memore dei tiri mancini che gli aveva
giocato, non volle riceverlo, e gli tirò dietro una candela accesa perché gli
facesse luce nel viaggio di ritorno. Per riparare la fiamma dal vento, Jack la
mise in una rapa bucherellata, servendosene poi come di una lampada: e da
allora vaga nella notte, in attesa del Giudizio.
La
leggenda fu importata in America dagli emigranti irlandesi, circa un secolo fa.
E' nel nuovo continente che le rape si trasformano in zucche, di maggiori
dimensioni e più facili da intagliare, diventando l'elemento più caratteristico
della festa di Halloween. La notte del 31, in quasi tutte le abitazioni
compare, sul davanzale della finestra o i gradini dell'ingresso, la classica
zucca intagliata a mo' di faccia, spesso nel modo più sinistro possibile, per
dissuadere dall'avvicinarsi le anime inquiete che, come Jack, cercano la via di
casa.
Linus, o dell'Halloween alternativo
Non
tutti i bambini d'America aspettano con ansia Halloween per mettere la zucca
alla finestra e girare per le case a chieder dolcetti, abbigliati da fate o
vampiri. Uno dei piccoli americani più famosi del mondo, infatti, non crede
nella notte delle streghe e si rifiuta da sempre di festeggiarla nel modo
consueto. E' Linus, il membro più giovane della famiglia Van Pelt (almeno fino
alla nascita del fratellino Ripresa, che, come dice il nome, è la sua replica
perfetta), a non cedere all'appuntamento di fine ottobre, sottraendosi
ostinatamente al rituale del dolcetto o scherzetto. Nato dalla penna di Charles
Schulz insieme a tutti gli altri protagonisti delle strisce dei Peanuts, Linus
è solito trascorrere la notte di Halloween in perfetta solitudine, accovacciato
nell'orto dei cocomeri vicino casa, gli occhi fissi al cielo nel tentativo
d'individuare Il Grande Cocomero, fantomatica divinità a metà tra un'enorme
zucca e Babbo Natale (che appare, sostiene la leggenda, solo al possessore
dell'orto più sincero). Inutili gli sforzi di amici e parenti per distoglierlo
dalla sua ossessione. Si registrano, invece, numerosi tentativi di proselitismo
da parte sua. Uno, in particolare, vede protagonista la piccola Sally,
combattiva sorellina di Charlie Brown, che in uno degli episodi acconsente a
trascorrere la notte nell'orto dei cocomeri, rinunciando a un ricco bottino di
dolcetti. Salvo, il mattino dopo, rendersi conto che nessuna divinità si è
manifestata e chiedere a gran voce d'esser risarcita.
Halloween al cinema
La
notte delle streghe ha spesso suscitato l'interesse di soggettisti e registi,
in molti casi d'oltre oceano, che su questa particolare ricorrenza hanno
imbastito a volte vere saghe dell'orrore. Una delle più celebri è quella
avviata da John Carpenter con il fortunatissimo Halloween, la notte delle
streghe, del 1978, in cui un maniaco omicida fugge dal manicomio (dov'è
stato internato quindici anni prima per aver ucciso la sorella) e fa un
massacro. Il tutto, naturalmente, la sera del 31 ottobre. Seguono Halloween
2, il signore della morte di Rick Rosenthal, Halloween 3, il signore
della notte di Tommy Wallace e poi ancora Halloween 4, Halloween
5 e Halloween 6 - La maledizione di Michael Myers. Senza
dimenticare l'ormai mitico Scream di Wes Craven, in cui un assassino che
indossa una maschera della Morte modellata sull'Urlo di Munch fa scempio
di adolescenti dopo averli interrogati sui classici dell'orrore. Per cercare di
prevederne le mosse, i superstiti si riuniscono davanti a una videocassetta che
sperano possa dar loro qualche suggerimento: si tratta, non a caso, dell'Halloween
di Carpenter.
Insomma,
se avete voglia di festeggiare in casa la sera del 31, magari con qualche amico
e una fetta di torta al cioccolato decorata con pipistrelli e mostri di
zucchero (compaiono ogni anno in tutte le pasticcerie, insieme a molte altre
leccornie rigorosamente a tema) non c'è che l'imbarazzo della scelta. Buona
visione e, a proposito… dolcetto o scherzetto?
Paola Rocco è nata
a Roma nel 1969. Dopo la Laurea in Lettere conseguita all’Università La
Sapienza ha collaborato con diverse testate giornalistiche e agenzie di stampa.
Al suo attivo anche esperienze di insegnante di letteratura italiana, lingua e
letteratura latina e storia medioevale, moderna e contemporanea. Nel 2013 il
suo racconto Isola è stato pubblicato
su NuoveStorie.it, il sito de “la
Repubblica” dedicato ai nuovi autori. La
carezza del ragno, pubblicato da Edizioni Il Ciliegio è il suo primo
romanzo
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