di Liliane Laemmle
Mi chiamo Liliane Laemmle, sono nata in Brasile, anche se ho
un cognome tedesco. Nel 2003 ho voluto venire a cercare “fortuna”, si fa per
dire, in Italia.
Ho deciso di venire
nel vostro Paese per ampliare le mie conoscenze sul design italiano, la cultura del bello e del fare
bene; per capire
cosa ci fosse di tanto speciale. Per rimanere
ho dovuto affrontare momenti difficili soprattutto a causa della burocrazia. Rimanevo tre mesi, andavo via, poi ritornavo, e così
ho fatto per un anno.
Per andare al lavoro
prendevo un treno minuscolo, uno di quelli con un’unica carrozza. Ho visto molte realità in quel trenino…
inclusa la mia. Non avrei mai pensato di essere
straniera (o extracomunitari come si usa dire qua) in un Paese. Pensavo che non avrei mai dovuto
affrontare così tanti problemi. Tutte queste differenze che vedevo ogni giorno
mi hanno fatto crescere molto come persona: ho iniziato ad apprezzare molto di più le differenze.
Per fortuna non ho avuto difficoltà a integrarmi. Forse il
sorriso e la spensieratezza della mia cultura mi hanno aiutata ogni giorno a
fare nuove amicizie.
Mi sono impegnata a imparare meglio che potevo
la lingua italiana, senza trascurare la pronuncia, gli accenti, volevo essere ben accetta nella società.
Poi, nel 2006, ho avuto la fortuna di
ottenere la cittadinanza tedesca, grazie al
mio bisnonno, sono diventata cittadina europea e le
porte dell’Italia si sono spalancate definitivamente.
A volte penso che le mie origini di migrante in Brasile,
origini che affondano le radici in una famiglia che si è data molto da fare, abbiano
influenzato il mio spirito di avventura e mi abbiano
incentivata a perseverare, senza farmi sopraffare dallo sconforto.
Per questo, se un giorno mia figlia avesse la curiosità di
andare a conoscere altri popoli, vorrei che fosse il più aperta possibile
mentalmente. Mi auguro che possa avere un’accoglienza come quella che io ho avuto qui in Italia
grazie ad alcune persone meravigliose.
Per integrarsi bene, bisogna rispettare e
studiare la cultura locale, essere curiosi,
avventurosi.
Per questo è nata una storia che parla di avventura, di accoglienza, di
stima per gli immigrati: tutto quello che
vorrei che la mia bimba avesse come sue caratteristiche, e che magari potesse condividere con la figlia
di Iolanda.
Tutto è iniziato da una
chiacchierata tra me e Iolanda nel 2016 sul fatto di disegnare qualcosa a mano
per poter dare vita a una storia divertente da lasciare alle nostre bambine
come nostro ricordo. Era solo un pensiero che ci era venuto in mente nei nostri
tanti
incontri, ma che ha preso velocemente corpo.
Un po’ alla volta
abbiamo scritto la storia della vita di mia figlia, che, ogni anno, seguiva i
suoi genitori nei viaggi in Brasile per andare a trovare i parenti, ma anche
per farle conoscere quella che è la sua città natale, il suo Paese di origine e
la cultura che esso esprime. Iolanda era d’accordo perché rappresentava molto
anche la vita di sua figlia, che
nutriva sempre molta curiosità per questi posti lontani, spesso sconosciuti,
dove vivevano bambini in difficoltà e bisognosi di
aiuto.
Il progetto è così
nato, e non molto tempo dopo avevamo scritto e
illustrato un libro. Iolanda ha strutturato la bozza e ci siamo dette:
“Perché no? Perché non presentare il nostro lavoro a
una o più case editrici per vedere se può essere interessante la nostra storia?” E così è stato. Iolanda si è presentata alla casa editrice
“Il Ciliegio” e lì ha trovato una persona
molto disponibile ed empatica che ha capito
che la storia messa in un certo modo poteva essere interessante.
L’idea principale era
di insegnare alle nostre bimbe ciò che ci caratterizzava: ovvero questa
specie di “fiamma” che ci porta ad aiutare il prossimo, che Iolanda ed io siamo due persone diverse, ma che possiamo
felicemente convivere ed imparare l’una dall’altra. Volevamo sottolineare l’importanza
di essere gentili con
gli altri, indipendentemente dal fatto che siano conosciuti o meno.
Desideravamo tirar fuori quell’energia che
tutti hanno dentro, ma che spesso non esprimono.
Abbiamo scelto di
raccontare e rappresentare la storia di un’ape con le ali a forma di cuore, le antenne e tutto il resto (tutti simboli di diversità) per poter mostrare alle nostre bimbe che è possibile
essere degli esseri umani migliori.
Non
sappiamo cosa riserverà loro il futuro, ma crediamo
che sia giusto educarle in questo modo: lasciando
impressa, in un libro per bambini, tutta la bellezza
di imparare a convivere con le differenze, senza pregiudizio e senza volere
nulla in cambio. Spiegando che è possibile scoprire il mondo senza rimanere
chiusi nel proprio Paese di origine. Ci piace
pensare che il mondo del futuro possa essere di tutti, privo di barriere: come
è oggi Internet (se usato a fin di bene), che ci dà l’opportunità di aiutare e avvicinare i
popoli della Terra. Le barriere dividono, ci ricordano la razza delle persone rimarcando le differenze, mentre
dovremmo pensare che siamo tutti esseri umani “diversamente
uguali”, con i propri bisogni e diritti
essenziali.
Perché un’ape?
Abbiamo trovato nell’ape un veicolo
perfetto dei nostri valori, che oltre a produrre il miele dalle proprietà
terapeutiche, è un insetto così prezioso per noi e
anche per la salute dei bambini e del pianeta.
L’ape è una grande lavoratrice,
attivissima in società, nata per il lavoro di squadra. Ha un innato rispetto
per il prossimo. Le api si aiutano a vicenda e alcune storie di questi
incredibili insetti dovrebbero essere prese come esempi: si pensi a quelle api
che per qualche motivo arrivano all’alveare sporche di veleno, le “amiche” si
impegnano a ripulirle velocemente per non farle morire e per non contaminare l’alveare.
Un lavoro di famiglia, di equipe.
Inoltre l’ape è persistente, paziente…
insomma: è un insetto speciale, molto intelligente.
Nella vita operosa e altruistica
delle api, sempre in viaggio, abbiamo voluto trovare delle analogie con la vita
di tanti bambini che oggi sono divisi tra due Paesi; che quando possono vanno a trovare i parenti lontani e respirano un’aria spesso molto
diversa dal Paese che li ospita.
Oppure quei piccoli che hanno due
case perché i loro genitori non stanno più insieme, e così, seppur in modo
diverso, portano avanti due piccoli mondi paralleli che devono coesistere nella
loro vita.
“Quanto gli piace avere
due case”… due nazioni, due lingue, amici
e parenti dalle due parti... Nonni di qua e di là.
Scrivere questo libro è stato un modo per riuscire a spiegare il perché dei nostri
spostamenti tra Brasile e Italia con tanti bagagli e sacrifici.
Ed è così che nasce La vita dell’apetta Linda: avventura, buon cuore, ma anche
divertimento e spensieratezza. L’obiettivo è vivere bene e cogliere i bei
momenti del presente e quelli che si presenteranno in futuro.
A volte mi chiedo: “Perché sono
qui, in Italia?”, e la risposta è: “Perché ho avuto
la fortuna di conoscere persone d’oro che mi hanno aiutata in momenti difficili”.
Momenti che ogni straniero può vivere in un Paese che non è il suo; lontano dalla sua
famiglia e dalle diverse abitudini.
La stessa Iolanda, è una di queste persone che mi ha aiutato con la sua
generosità. Ho imparato molto da lei, in questi anni di amicizia. Ci conosciamo
dal 2006.
Il libro è stato un sogno
realizzato. La volontà quella di lasciare
il mio nome qui, in Italia, dove vivrò per
tanti anni della mia vita, segnando il mio
passaggio in questa terra. Devo tutto questo all’insistenza della mia amica
Iolanda Monacelli e al sostegno della casa editrice Il Ciliegio.
Infine vorrei
ringraziare mio marito Gabriele Trapella, perché lui ha rifatto il libro da
capo per poter essere così com’è: lo ha ridisegnato tutto a computer. Se non ci
fosse stato lui, non saremmo mai riuscite a ottenere la qualità grafica che
abbiamo ottenuto.
Iolanda
Monacelli, nata a Modena, diplomata in Grafica pubblicitaria e fotografia, lavora
come grafica freelance.
Liliane
Laemmle laureata in Disegno industriale, ama da sempre realizzare anche
illustrazioni per bambini. Dal 2003 vive tra il Brasile e Reggio Emilia.
Parabéns meninas. Muito sucesso com esse livro lindo. Amei saber dessa história Lili. Bjs Pri
RispondiEliminaOi Priscila, obrigada de coração minha amiga. Beijos, Lili e Iolanda.
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