| Trama del libro Scandalosa Joséphine |
Uno spaccato della vita di Marie Josèphe Rose de Tascher de la Pagerie, prima moglie di Napoleone Bonaparte e imperatrice di Francia. Un crudo resoconto della Rivoluzione francese, con il tradimento dei suoi valori fondanti, a cui seguono l’ascesa di Napoleone e le guerre dell’impero fino alla sua caduta. Joséphine, affascinante ma con comportamenti ambigui e dissoluti, si trova a vivere con grande intensità questo complesso periodo storico.
In occasione della presentazione di Scandalosa Joséphine a Monza, il nostro autore ha voluto approfondire il legame profondo tra la città e la storia napoleonica. Nascono così questo articolo, dedicato alla Corona Ferrea e alla Villa Mirabellino: due luoghi che custodiscono ancora oggi i segni dell’epoca in cui vissero Napoleone, Joséphine ed Eugène de Beauharnais.
Articolo a cura di Massimo Gregori Grgič, autore del libro
La corona ferrea
Penso a come e in quali occasioni le strade di Napoleone Buonaparte e della città di Monza si incrociarono. Quando Napoleone si proclamò Re d’Italia fece organizzare una solenne cerimonia nel duomo di Milano e impose di essere incoronato con la corona Ferrea, simbolo dei sovrani longobardi, un emblema che in epoche diverse ha cinto le nobili fronti di Carlo Magno e di Carlo V d’Asburgo. All’interno del monile, che risale al 500 ed è più prezioso per la storia che l'accompagna che non per l’oro e per le gemme che lo compongono, c’è un cerchio di ferro che la leggenda vuole sia stato ricavato da un chiodo della croce di Cristo.
La corona Ferrea è custodita da sempre nel duomo di Monza, affidata alla responsabilità dell’arciprete assieme al tesoro di Teodolinda, Agilulfo e Adaloaldo.
Luigi Villoresi fu incaricato dall’arciprete don Pietro Crugnola di trasferire la corona a Milano, con tutte le cautele del caso. Il corteo era composto da cinquanta cavalleggeri, una sfilata di carrozze che ospitavano uomini del corpo municipale di Monza, fabbricieri e canonici del duomo, l’arciprete Crugnola, il maestro di cerimonie di Napoleone…
L’imperatore nominò Eugène di Beauharnais viceré d’Italia in pectore e gli diede istruzioni per l’ennesima appropriazione indebita.
«Eugène, rimanete a Monza con la motivazione ufficiale di prendere possesso della villa. Ma fate in modo di avere sempre le mani sulla corona ferrea. La porterete via, senza strepito, senza che si sappia.»
La sorveglianza strettissima dei funzionari del duomo di Monza rese vano il tentativo di furto.
La villa Mirabellino
Napoleone Buonaparte con notevole mancanza di coerenza adottò Eugène de Beauharnais, figlio di Joséphine, che diventò così Eugène Napoleon di Francia. Napoleone si era preso come amante la giovanissima Élisabeth de Vaudey, fidanzata di Eugène, che con l’adozione del figlio di Joséphine diventava sua potenziale figliastra, probabilmente più per fare dispetto a Joséphine che per vero amore.
La situazione era insostenibile ed Eugène, presto nominato viceré d’Italia, abbandonò la povera Élisabeth per sposare la principessa Augusta Amalia di Baviera, alla quale non piacque la villa reale di Monza, dove Eugène elesse la sua residenza, nonostante le ricche sale della reggia fossero state decorate a suo tempo da Giocondo Albertolli, Giuliano Traballesi e Andrea Appiani.
Il viceré regalò quindi ad Augusta, come dono di nozze, la villa Mirabellino, fatta erigere nel 1776 dal cardinale Angelo Maria Durini in una posizione dominante e che è parte del parco della villa Reale di Monza. La villa riscosse l’approvazione della vice regina, tanto da essere poi conosciuta con il nome di Villa Augusta. Attualmente la villa, che è un importante parte della storia d’Italia e d’Europa, sta cadendo a pezzi.
Le stanze, vandalizzate fino all’impossibile, sono imbrattate dalle stupide e ignobili scritte senza senso dei writers. Pattume, sporcizia, siringhe, topi: questo è l’arredo di oggi della villa che fu sede della vice regina d’Italia. Il giardino è una selva di erbacce, piante selvatiche, tegole cadute: rimangono solo poche povere testimonianze della grandezza che fu. Una vergogna per una città che ha nel suo stemma la scritta "Est Sedes Italiae Regni Modoetia Magni".
Massimo Gregori Grgič vive in Brianza. Già autore per Il Ciliegio di Omicidio in cattedrale; Il mio nome è Seneca; Avviso di pericolo; Soluzione di Giustizia; Il mio nome è Leonardo; Il mio nome è Bianca. Scandalosa Joséphine è il suo sedicesimo romanzo.

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