L’ultimo romanzo di Giovanni Corti, un giallo ricco di colpi di scena, ruota intorno a un mistero che risale ai tempi della Quarta Crociata e a una preziosa reliquia, bottino di guerra dei Templari. Ma perché i Cavalieri Templari continuano a emanare un fascino esoterico che cattura l’attenzione della letteratura e del cinema? Una domanda alla quale risponde Elaine Tralli in questo interessante articolo scritto in esclusiva per Il Ciliegio.
I Cavalieri Templari e la loro storia riscuotono da sempre un immenso fascino: basti pensare alla nutritissima filmografia e bibliografia al riguardo. Ma cosa suscita tutta questa ammirazione? I motivi sono molteplici, ma è bene ricordarne principalmente due: anzitutto, l’innegabile attrazione esercitata dalla figura, già considerata “anomala” al tempo, del monaco - guerriero, con tutte le sue contraddizioni che non staremo a spiegare in questa sede; in secondo luogo, la fine violenta dell’Ordine, con la condanna e il rogo di Jacques de Molay, ultimo Gran Maestro, e del Precettore di Normandia Geoffrey de Charnay, eseguita l’11 marzo 1314. Da ricordare che Papa Clemente V, che aveva decretato la soppressione dell’Ordine (bolla Vox in excelso, 22 marzo 1312), morì solo un mese dopo e che Filippo IV di Francia (detto “Il Bello”), artefice primo del processo ai Templari con lo scopo di incamerarne, in parte, l’immenso patrimonio, morì il 29 novembre dello stesso anno. Da qui il fiorire di leggende sul potere “oscuro” dei Templari, riattizzate qualche secolo più tardi dallo scrittore massone Andrew Michael Ramsay, che nel 1737 scrisse una storia della Massoneria nella quale i Templari avevano un ruolo molto importante a partire già dal periodo delle Crociate, durante il quale essi avrebbero elaborato dei “segni segreti” utili al riconoscimento in un ambiente ostile; occupando il tempio di Salomone sarebbero inoltre diventati i custodi di quella “sapienza segreta” ereditata poi proprio dai massoni. Tutto ciò ha contribuito non poco a creare quell’alone di segretezza e di mistero che tutt’oggi circonda la storia dei Templari.
La questione delle reliquie e il vergognoso saccheggio
di Costantinopoli
La vicenda
narrata nel testo ci riporta in varie epoche, prima fra tutte alla Quarta
Crociata (che di “Crociata”, a ben guardare, aveva ben poco) e agli anni
immediatamente successivi. Essa fu indetta da Papa Innocenzo III con lo scopo
di liberare la Terrasanta, ma si concluse con l’ignobile saccheggio della
capitale dell’Impero bizantino, Costantinopoli (1204) a causa
dell’invischiamento dei Crociati nelle vicende della Repubblica di Venezia e
nelle questioni dinastiche bizantine. Durante il saccheggio furono trafugate
dalla città moltissime reliquie, che finirono sparse per l’Europa, spesso
divise in pezzi. Ed è proprio un’importantissima reliquia recuperata da un
Cavaliere del Tempio in questo periodo a scatenare gli avvenimenti descritti nella
storia, che però si svolge in epoca contemporanea, precisamente nel 1978: il
rapimento del figlio di un imprenditore porta, grazie alle indagini
coscienziose di un Maresciallo dei Carabinieri, a scoprire collegamenti con una
storia ben più vasta, che protende le sue radici non solo verso la Quarta
Crociata, ma anche all’epoca napoleonica, arrivando all’Imperatore corso in
persona. Cosa nasconde la corona trafugata dal capo della statua di
Sant’Eufemia, nel paesino di Oggiono, nel Lecchese? Perchè Napoleone in persona
se ne vuole impossessare? E perchè, secoli dopo, il mistero della Corona,
caduto nell’oblio, torna a far parlare di sè?
Di certo vi è
solo un fatto: tralasciando, per un momento, esoterismo e misticismo, viene
strano pensare che proprio quelle categorie che ideologicamente rifiutano ogni
collegamento con la religione, come i post-rivoluzionari francesi e i
brigatisti rossi (ebbene si, ci sono anche loro) cerchino strumenti di potere
derivanti da essa. Quasi ad ammettere che, in fondo, la ricerca di qualcosa di
superiore, magico o divino che sia, è insita in ognuno di noi. Senza eccezione.
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