28/11/24

Giorni felici

 

All’inizio del 2022, nell’area milanese della Martesana, viene inaugurata una casa di riposo per anziani dal nome allettante: “GIORNI FELICI”. Il prezzo è medio-alto, ma con servizi di qualità, personale gentile e disponibile, ottima mensa, assistenza sanitaria. Tutto fila liscio fino a che, in una serena notte di fine ottobre un giovane, che abita proprio di fronte alla struttura, vede dal suo balcone una fiamma e, scrutando bene, scopre che sta bruciando un uomo

È indeciso, poi chiama la polizia, e parte subito l’indagine. Le domande sono tante: chi è quell’uomo bruciato vivo? Che cos’è accaduto? È un incidente o un omicidio? E in questo caso, chi è il responsabile? Ad una decina di metri vi è inoltre una macchia, che pare di sangue e materia grigia. Appartiene al barbone, o ad un’altra persona? Riuscirà il commissario Costa a risolvere entrambi i casi?

Ecco cosa ci ha raccontato l'autore del libro Giuseppe Carfagno: Qualche tempo fa lessi un articolo sul dirigente di una RSA arrestato per gravi reati e l’istituto da lui gestito, addirittura chiuso. Questo fatto mi colpì molto, tuttavia pensai fosse un caso raro, unico e così, essendosi ormai accesa la scintilla, mi misi a cercare articoli che parlavano di fatti simili. E anche a chiedere, tra i miei conoscenti, di parlarmi delle strutture ricettive in cui erano ospitati parenti o amici.                          

Alla fine, quando ne sapevo più di un giornalista d’inchiesta, decisi di trattare questo tema. Attenzione, non che queste dimore fossero tutte incriminabili, anzi la maggior parte erano assolutamente regolari, serie e oneste. Tuttavia in alcune c’erano cosette che non andavano. E così, prendendone a prestito una di qua e una di là, sono arrivato a metterne un po’ assieme, come le tessere di un mosaico. È intervenuta poi l’abilità dello scrittore per renderle  “verosimili”. E così ecco un romanzo pieno di colpi di scena, eventi imprevedibili, fatti inaspettati : “GIORNI FELICI”.


Biografia: Giuseppe Carfagno ha insegnato Lettere a Milano e ha sempre tenuto, oltre alle normali lezioni, corsi di scrittura creativa. Ha pubblicato più di venti romanzi con diverse case editrici. Per Il Ciliegio ha scritto: Titina, storia di un cane Nobile; Bruno, un cucciolo da salvare; Ciro, storia di un piccolo dinosauro italiano, Umberto è andato in America, L’isola dei gabbiani, Volevamo battere gli U2, I racconti del capitano e altri libri.


27/11/24

Hamelin


Hamelin ci porta a Baggio, piccolo borgo alla periferia di Milano. In un racconto dai tratti gotici, scopriamo che qualcosa sta accadendo: i ratti stanno iniziando a moltiplicarsi sempre più, invadendo non solo le strade e i campi, ma anche ogni casa e negozio. 

Giorgio Mastro, a capo della giunta, non sta prendendo provvedimenti adeguati, troppo concentrato sui propri affari e guadagni; all’evidente corruzione e indifferenza, si oppone la Dottoressa Marina Capitani. Con la comparsa del nuovo professore di musica, un uomo di cui nessuno sembra conoscere il nome o ricordarne le fattezze, verranno mescolate le carte in tavola: accettare o rifiutare la proposta di questo uomo misterioso? Ma ogni patto ha le sue condizioni che, se non rispettate, porteranno a conseguenze terribili. Dove sono finiti i bambini delle terze medie? Sarà possibile riuscire a trovarli e a riportarli a casa?

Ecco cosa ci ha raccontato l'autore del libro, Angelo Basile: "Ho svolto volontariato per oltre dieci anni in Croce Bianca Milano sezione Vialba, dalla fine degli anni ottanta ai primi del duemila, in qualità di capo servizio istruttore, fino alla nascita del mio primo bambino, quando ho preferito passare le notti con mia moglie e mio figlio anziché in strada. 

In quegli anni le ambulanze sostavano agli angoli delle vie o delle piazze per garantire la maggior copertura del territorio, diventando dei forni roventi in estate o delle celle frigorifere in inverno. Per tutto il tempo trascorso in Vialba, l’associazione è stata sul punto di chiudere i battenti per mancanza di fondi, nonostante gli sforzi dei volontari. 

Essere volontario non significava solo passare fino a dodici ore in un turno su un’ambulanza al servizio del prossimo senza essere pagato, ma contribuire anche economicamente al sostentamento dell'associazione acquistando per proprio conto per esempio le divise, le scarpe antinfortunistiche, le giacche a vento per l’inverno, provvedendo tramite raccolte fondi all’acquisto di guanti in lattice e garze, senza avere neppure un rimborso spese per i panini consumati frettolosamente sui sedili delle ambulanze, tra un “servizio”, così chiamavamo i soccorsi, e l’altro. 

L’ho sempre fatto con gioia, abbondantemente ricompensato dalle manifestazioni d’affetto e di gratitudine delle persone che aiutavo, pur consapevole della miopia delle istituzioni che nulla hanno fatto per mantenere in vita questa sezione, se non venire a bere un bicchiere di prosecco, in veste di assessori, ora di uno schieramento, ora dell’altro, offerto dai volontari durante le feste che l’associazione teneva a beneficio degli abitanti. 

Ho sentito pronunciare innumerevoli promesse di aiuto a favore dell’unica associazione di volontariato presente allora nel quartiere, mai realizzatesi. Alla fine ha chiuso, lasciando un vuoto sociale in un'altra estrema periferia urbana, il Gallaratese, in quegli anni enorme quartiere dormitorio, assediato dal degrado derivante dall’assenza di punti di aggregazione. Il mio disincanto nei confronti di certa politica che del sociale dovrebbe occuparsi e di tutt’altro invece si interessa, nasce anche da queste situazioni che ho conosciuto. 

Nel mio romanzo Hamelin stigmatizzo, esasperandone i contorni letterari, le figure di certi politicanti che dovrebbero essere i più vicini ai propri concittadini, quelli che siedono nei consigli di zona, che dovrebbero avere il polso dei quartieri dove anch’essi vivono, ma sono incapaci di vederne le esigenze o, peggio ancora, interpretano i loro ruoli per un tornaconto personale.

Tra i tanti ricordi legati a quel periodo, ce n’è uno che mi è rimasto impresso e dal quale ho tratto alcune tra le immagini più impressionanti che descrivo nel libro. Il mio equipaggio fu chiamato in piena notte per andare a soccorrere una donna incinta all’interno di un campo rom in via Triboniano, una striscia di terra all’estrema periferia di Milano, stretta tra una ferrovia e il più grande cimitero della città. 

Un vero inferno dantesco, senza elettricità e illuminazione, senza alcun tipo di servizio, dove neppure la polizia entrava, chiuso definitivamente nel 2011. L’immagine che si presentò ai miei occhi fu un vialetto sterrato d’ingresso al campo, costellato da buche grosse come crateri, ai lati del quale era ammucchiata immondizia di ogni sorta a formare un muro. I fari dell’ambulanza illuminavano, avanzando, una moltitudine di ratti che si apriva al nostro passaggio, rifugiandosi tra i cumuli di immondizia. Mi era capitato altre volte, durante il giorno, di essere chiamato a intervenire nel campo, e avevo visto bambini scalzi giocare tra quegli stessi cumuli. Topi e bambini, difficili da dimenticare.

Come sempre accade quando scrivo, le suggestioni da cui traggo ispirazione sono molteplici, e in Hamelin i corpi guizzanti di quei ratti dalle code glabre, impressi nella mia memoria, che si contendono il territorio con i bambini, riprendono vita tra le pagine e reclamano l’orrore che mi hanno destato.

Hamelin è dunque, nelle mie intenzioni, una fiaba gotica. Il gotico è un genere letterario ben preciso, secondo la cui definizione deve essere capace di suscitare paura in chi legge. Le ambientazioni sono fondamentali  e devono essere cupe, tetre e decadenti: per questo ho
dipinto a pennellate scure il quartiere dove vivo. Scene efferate, sangue, morte, elementi macabri concorrono a creare atmosfere di mistero e terrore. Nel genere gotico devono essere presenti elementi soprannaturali e il nostro maestro di musica assolve egregiamente a questo ruolo. Mi auguro di essere riuscito a confezionare una storia che rispetti questi canoni.

Detto questo, non mi resta che augurare buona lettura, sempre, qualunque storia decidiate di leggere."

Angelo Basile

Nasce a Milano nel 1972, dove frequenta il liceo classico e si diploma come infermiere. È sposato e ha due figli. Ama scrivere e navigare il mare, attività che svolge ogni volta sia gli sia possibile. Dal suo esordio nel 2016 ha scritto diversi libri e racconti, ricevendo anche premi letterari. Con Il Ciliegio Edizioni pubblica Hamelin.

26/11/24

Lo spirito infinito di Sol

 

Donna Sol Oliveira Esteves da Souza arriva in Brasile nel 1860 con la speranza di un futuro migliore, dopo un’infanzia e un’adolescenza miserrime a Lisbona. Lì riesce a costruirsi una vita diversa diventando una fazendera e affermandosi nell’esportazione di caffè e cacao. 

Alla sua morte lo spirito, finalmente libero, si immerge nello stato primordiale di natura fino a quando, vent’anni dopo, si insinua nell’anima di Marisol che è la sua bis bis nipote. La storia delle due donne si dipana lungo periodi storici differenti, Donna Sol dal 1835 fino al 1920, e Marisol dal 1940 fino al 2018, intrecciandosi continuamente.

Ma come è nato questo affascinante libro? A raccontarcelo, la sua autrice Mirella Centri: "L’idea di scrivere questo libro è nata un pomeriggio di cinque anni fa mentre ero in casa da sola, seduta in poltrona, in uno di quei momenti in cui concedevo alla fantasia di viaggiare. 

Mi corre l’obbligo, prima di andare oltre, di chiarire che tra le mie convinzioni vi è quella per la quale ognuno di noi vive più esistenze, non necessariamente nella pelle di essere umano, poiché l’uomo non è altro che una delle innumerevoli creature che esistono nell’universo, cullate dalle braccia possenti di madre natura. Esistenze delle quali non si ha memoria, e dico io, per fortuna, perché in questo modo ognuna di esse può assumere il significato dell’unicità. Ma delle quali, io credo, si mantengono sensazioni, flash, percezioni, scie, sentori che attraversano la nostra mente come meteore per poi sparire, senza lasciare il tempo di coglierle e comprenderle.

I miei passi, durante tutti questi anni e anche nella scrittura di questo romanzo come degli altri, sono stati sempre guidati dallo spirito di mia nonna paterna che è mio faro e mentore. Quando il suo cuore si è fermato io avevo quindici anni, ma il nostro dialogo non si è mai interrotto. Non pensate che io visiti medium o mi dedichi a sedute spiritiche, ascolto la voce di mia nonna semplicemente perché è dentro di me. Ognuno di noi convive, consapevolmente o inconsapevolmente, con lo spirito di una persona che ha amato particolarmente. 

Alcuni di noi riescono ancora a fermarsi e ad ascoltare ciò che vive e si manifesta nel silenzio. Io sono una di quelle persone. Lo so che quanto scrivo, a molti, può sembrare strano, ma è questo sentire che muove la mia vita. Per questo, mi è venuto naturale pensare di far narrare la storia da qualcuno che non era più in vita e che meglio avrebbe potuto descrivere il passato, il presente e  anche il futuro. Così ho preso un quaderno e la penna e ho cominciato a scrivere e quando ho finito, mi sono accorta che al di là della storia raccontata, avevo riempito pagine dedicandole alla vita infinita di ogni essere vivente e al senso di spiritualità che conduce ognuno di noi, perché ognuno di noi è parte di un universo in continuo divenire, in cui ogni creatura è un unicum.

Ho provato un immenso piacere nello scrivere “Lo spirito infinito di Sol” perché mi sono sentita Donna Sol. Non so se è quello che accade a quanti si cimentano nella scrittura, ma per me è stata un’emozione grandissima. La storia si svolge a cavallo tra Portogallo e Brasile, due paesi che conosco, soprattutto il secondo dove mi sono recata più e più volte, senza mai riuscire a scoprirlo tutto. Del Brasile mi sono innamorata a prima vista; dei suoi colori e dei suoni, della gente, quella delle grandi città e quella dei piccoli paesi persi in una natura dirompente e fantastica

Chi ha viaggiato nel continente latino americano come ho fatto io, Brasile, Cile, Perù, Messico, Colombia, Argentina, Venezuela, non può non aver sentito il senso di magia di cui quella terra è permeata e l’amore profondo e il rispetto che i suoi abitanti nutrono per la natura. Là, in quel continente, è possibile spogliarsi del pragmatismo e del materialismo per cercare di tornare a respirare l’essenza della vita

La zona del Brasile che porto nel cuore è il nord est, lo stato di Bahia la cui capitale Salvador, insieme ad altri paesi, come Itacarè ed Ilheus rappresentano i luoghi più iconici del romanzo: il verde della vegetazione padrona di quei luoghi e l’azzurro del mare prova tangibile della magnificenza della natura, sono i colori che emergono prepotenti dalle pagine del romanzo. Il mare con il quale ho un rapporto di simbiosi da quando sono bambina è l’elemento dal quale traggo ispirazione e al quale corro per cercare ristoro e pace, la sua liquidità mai immota è lo spazio infinito nel quale immergermi per poter riemergere a nuova vita. Proprio come una vera figlia di Yemanja.

Nel titolo che ho fortemente voluto è raccolta la mia interiorità. Lo spirito infinito di Sol è un romanzo al femminile, a due voci. Nel solco della letteratura latino-americana, all’interno della quale, voci e colori, realtà e immaginazione, persone e spiriti si intrecciano, questa storia comincia con la morte di una fazendera, Donna Sol Oliveira Esteves da Souza. Il suo spirito, finalmente libero, immerso nello stato primordiale di natura si insinua, molti anni dopo, nell’anima di Marisol che è la sua bis bis nipote, capace, come tutte le donne della sua famiglia, di entrare in contatto con la voce degli spiriti. Quella che per Marisol bambina è un’amica immaginaria, diventerà guida e conforto, aiutandola a scoprire la profondità dell’essere.

 

Mirella Centri


Nata nel 1962 a Cagliari, vive e lavora a Roma. Laureata in giurisprudenza con indirizzo penalistico e criminologico, e in lettere e filosofia con indirizzo storico e letterario, dopo gli inizi in ambito legale ed universitario, ha scelto di svolgere la professione di docente di scuola media superiore. Ha scritto testi scolastici di diritto ed economia per gli istituti tecnici e professionali e manuali di storia per i licei. Cultrice di storia antica e di storia medievale-rinascimentale, è appassionata di archeologia e mitologia greco romana. Alcuni viaggi in America Latina l’hanno avvicinata alla letteratura e alla spiritualità animista dei popoli di quelle terre lontane. Ha pubblicato il romanzo La linea rossa del sangue, Nolica Edizioni.


22/11/24

Il pane alle noci di Lupone

 “Lupone faceva proprio paura. Era tutto nero, con i denti lunghi e affilati, il pelo ispido, gli occhi gialli.” È proprio vero che talvolta l’apparenza inganna: Lupone ha un aspetto “decisamente temibile”, ma in realtà è gentile e generoso. 

Nel bosco in cui abita, nessuno degli animali vuole fare amicizia con lui. Nella sua solitudine, c’è una cosa che Lupone ama moltissimo fare: preparare uno squisito pane alle noci. Sarà proprio il suo delizioso pane a permettergli di farsi conoscere per quello che è, e di trascorrere uno splendido Natale in compagnia.


Ecco cosa ci ha raccontato su "Lupone" la sua autrice Giorgia Cozza.

Il pane alle noci di Lupone, una storia contro l’esclusione e i pregiudizi

"Grande, nero, con il pelo ispido e i denti aguzzi. Lupone, sin da quando era cucciolo, ha sempre avuto un aspetto temibile, ma ha un animo buono e gentile. Ora che è diventato abbastanza grande per vivere da solo si è trasferito nel bosco con la speranza di trovare tanti amici. Purtroppo però… nessuno vuole parlare con lui. Fa così tanta paura che gli animali del bosco non vogliono nemmeno conoscerlo. Quando saluta il riccio con gentilezza, il riccio si raggomitola e se ne resta lì tremante finché Lupone non si allontana. Quando indica alla volpe dove può trovare dei lamponi lei non si fida e scappa via. Quando si offre di aiutare il castoro a spostare rami per rinforzare la sua diga, il castoro si tuffa in acqua dicendo che ha già finito.

Ogni suo tentativo di chiacchierare e dare una mano risulta vano perché gli animali sono spaventati dal suo aspetto. Non lo conoscono e così non sanno che Lupone non solo è sensibile e generoso, ma mangia soltanto frutta, verdura e… pane alle noci. Lupone sa cucinare delle buonissime pagnotelle alle noci!

Questa storia racconta la solitudine e la tristezza di chi vive un’esperienza di esclusione e racconta la paura nei confronti di chi è diverso da noi, di chi non si conosce.

“Il pane alle noci di Lupone” si presta a diversi livelli di lettura: i lettori più piccini (dai due anni e mezzo circa) si affezionano agli animaletti del bosco – il riccio, la cinciarella, la volpe, il castoro – e naturalmente al buon Lupone che cucina pagnottelle.

I bambini più grandi trovano tra le righe tematiche importanti come l’accoglienza e l’ascolto dell’altro, il dolore di chi viene escluso, la fatica di superare i pregiudizi e le paure. Tematiche su cui è necessario riflettere, magari insieme a un adulto (un genitore, un nonno, una maestra), per evitare che certe dinamiche si ripetano tra i banchi di scuola facendo soffrire quei bambini e quelle bambine che non riescono a crearsi delle amicizie, che non si sentono accolti o che vengono esclusi intenzionalmente.

Nella storia si empatizza con le emozioni di Lupone per aiutare chi legge a comprendere che dietro a un saluto negato, una risposta sgarbata, un invito a giocare mancato, c’è tanta sofferenza. 

Il riccio, il castoro, la volpe si fanno influenzare dai pregiudizi, dalla paura di chi non si conosce e ci sembra diverso per aspetto, provenienza, abitudini. Capiscono di essersi sbagliati la mattina di Natale, quando trovano fuori dalla loro tana un dono da parte di Lupone, una pagnotella alle noci preparata da lui: “Forse si erano sbagliati ad aver paura di lui. Si erano spaventati per i suoi denti aguzzi e per quel pelo ispido e nero, ma Lupone non aveva mai fatto male a nessuno. Non era giusto che rimanesse solo proprio il giorno di Natale”.

Il lieto fine, legato a un gesto gentile, porta con sé un messaggio di speranza. Chi ha sbagliato può scusarsi e cercare di rimediare, chi ha subito delle ingiustizie può restare sé stesso e non perdere la propria gentilezza.

Vi saluto con un aneddoto legato alle illustrazioni di Romina Scarpanti. Dietro al personaggio di Lupone c’è stato un bel po’ di studio: non era semplice creare un lupo che corrispondesse alla descrizione fatta nel testo e avesse quindi un aspetto temibile, ma allo stesso tempo risultasse simpatico e potesse conquistare la simpatia dei lettori, senza correre il rischio di spaventare i più piccini. Il risultato a me è piaciuto molto, ora speriamo che Lupone possa trovare un posto nel cuore di tanti bambini!".


Giorgia Cozza

È una mamma-giornalista comasca che scrive saggi per genitori e fiabe per bambini. I suoi manuali (Bebè a costo zeroBenvenuto fratellino Benvenuta sorellinaMe lo leggi? e tanti altri) sono diventati un importante punto di riferimento per tante famiglie in Italia e all'estero.

Con Il Ciliegio ha pubblicato Ruffo cambia casaUn fratellino o una sorellina per Tommi, Avventura tra i ghiacci, Gino Capriccino e i calma-trucchi, Quando la mamma va al lavoro, Avventura tra i ghiacci, Santamarta Gli eredi della Terra di Altrove, Santamarta Battaglia per la Terra di Altrove, La banda delle galline ovaiole, L'uomo nero a colori, La coperta di Natale e l'ultimo arrivato: Il pane alle noci di Lupone. 

Su giorgiacozza.blogspot.it sono presenti tutti i suoi titoli.


Immagine di Lupone, nella fase di
studio del personaggio da parte di
Romina Scarpanti



Romina Scarpanti, classe 1986, vive e lavora a Pizzighettone (Cremona). Illustratrice e autrice, si diploma presso la Scuola del Fumetto di Milano e frequenta il corso di sceneggiatura dell’Accademia Disney nel 2008. In veste di disegnatrice, collabora con case editrici che si rivolgono al mondo dell’infanzia. Nel 2017 esordisce come autrice scrivendo e illustrando il romanzo per ragazzi: Taylor Tales – Senza cuore. Con Il Ciliegio ha pubblicato: La balena Gluglù e Zuccotto il re di Halloween. Mentre dell’autrice Giorgia Cozza ha illustrato: Gino Capriccino e i calma-trucchi, La banda delle galline ovaiole e L’uomo nero a colori.