27/11/24

Hamelin


Hamelin ci porta a Baggio, piccolo borgo alla periferia di Milano. In un racconto dai tratti gotici, scopriamo che qualcosa sta accadendo: i ratti stanno iniziando a moltiplicarsi sempre più, invadendo non solo le strade e i campi, ma anche ogni casa e negozio. 

Giorgio Mastro, a capo della giunta, non sta prendendo provvedimenti adeguati, troppo concentrato sui propri affari e guadagni; all’evidente corruzione e indifferenza, si oppone la Dottoressa Marina Capitani. Con la comparsa del nuovo professore di musica, un uomo di cui nessuno sembra conoscere il nome o ricordarne le fattezze, verranno mescolate le carte in tavola: accettare o rifiutare la proposta di questo uomo misterioso? Ma ogni patto ha le sue condizioni che, se non rispettate, porteranno a conseguenze terribili. Dove sono finiti i bambini delle terze medie? Sarà possibile riuscire a trovarli e a riportarli a casa?

Ecco cosa ci ha raccontato l'autore del libro, Angelo Basile: "Ho svolto volontariato per oltre dieci anni in Croce Bianca Milano sezione Vialba, dalla fine degli anni ottanta ai primi del duemila, in qualità di capo servizio istruttore, fino alla nascita del mio primo bambino, quando ho preferito passare le notti con mia moglie e mio figlio anziché in strada. 

In quegli anni le ambulanze sostavano agli angoli delle vie o delle piazze per garantire la maggior copertura del territorio, diventando dei forni roventi in estate o delle celle frigorifere in inverno. Per tutto il tempo trascorso in Vialba, l’associazione è stata sul punto di chiudere i battenti per mancanza di fondi, nonostante gli sforzi dei volontari. 

Essere volontario non significava solo passare fino a dodici ore in un turno su un’ambulanza al servizio del prossimo senza essere pagato, ma contribuire anche economicamente al sostentamento dell'associazione acquistando per proprio conto per esempio le divise, le scarpe antinfortunistiche, le giacche a vento per l’inverno, provvedendo tramite raccolte fondi all’acquisto di guanti in lattice e garze, senza avere neppure un rimborso spese per i panini consumati frettolosamente sui sedili delle ambulanze, tra un “servizio”, così chiamavamo i soccorsi, e l’altro. 

L’ho sempre fatto con gioia, abbondantemente ricompensato dalle manifestazioni d’affetto e di gratitudine delle persone che aiutavo, pur consapevole della miopia delle istituzioni che nulla hanno fatto per mantenere in vita questa sezione, se non venire a bere un bicchiere di prosecco, in veste di assessori, ora di uno schieramento, ora dell’altro, offerto dai volontari durante le feste che l’associazione teneva a beneficio degli abitanti. 

Ho sentito pronunciare innumerevoli promesse di aiuto a favore dell’unica associazione di volontariato presente allora nel quartiere, mai realizzatesi. Alla fine ha chiuso, lasciando un vuoto sociale in un'altra estrema periferia urbana, il Gallaratese, in quegli anni enorme quartiere dormitorio, assediato dal degrado derivante dall’assenza di punti di aggregazione. Il mio disincanto nei confronti di certa politica che del sociale dovrebbe occuparsi e di tutt’altro invece si interessa, nasce anche da queste situazioni che ho conosciuto. 

Nel mio romanzo Hamelin stigmatizzo, esasperandone i contorni letterari, le figure di certi politicanti che dovrebbero essere i più vicini ai propri concittadini, quelli che siedono nei consigli di zona, che dovrebbero avere il polso dei quartieri dove anch’essi vivono, ma sono incapaci di vederne le esigenze o, peggio ancora, interpretano i loro ruoli per un tornaconto personale.

Tra i tanti ricordi legati a quel periodo, ce n’è uno che mi è rimasto impresso e dal quale ho tratto alcune tra le immagini più impressionanti che descrivo nel libro. Il mio equipaggio fu chiamato in piena notte per andare a soccorrere una donna incinta all’interno di un campo rom in via Triboniano, una striscia di terra all’estrema periferia di Milano, stretta tra una ferrovia e il più grande cimitero della città. 

Un vero inferno dantesco, senza elettricità e illuminazione, senza alcun tipo di servizio, dove neppure la polizia entrava, chiuso definitivamente nel 2011. L’immagine che si presentò ai miei occhi fu un vialetto sterrato d’ingresso al campo, costellato da buche grosse come crateri, ai lati del quale era ammucchiata immondizia di ogni sorta a formare un muro. I fari dell’ambulanza illuminavano, avanzando, una moltitudine di ratti che si apriva al nostro passaggio, rifugiandosi tra i cumuli di immondizia. Mi era capitato altre volte, durante il giorno, di essere chiamato a intervenire nel campo, e avevo visto bambini scalzi giocare tra quegli stessi cumuli. Topi e bambini, difficili da dimenticare.

Come sempre accade quando scrivo, le suggestioni da cui traggo ispirazione sono molteplici, e in Hamelin i corpi guizzanti di quei ratti dalle code glabre, impressi nella mia memoria, che si contendono il territorio con i bambini, riprendono vita tra le pagine e reclamano l’orrore che mi hanno destato.

Hamelin è dunque, nelle mie intenzioni, una fiaba gotica. Il gotico è un genere letterario ben preciso, secondo la cui definizione deve essere capace di suscitare paura in chi legge. Le ambientazioni sono fondamentali  e devono essere cupe, tetre e decadenti: per questo ho
dipinto a pennellate scure il quartiere dove vivo. Scene efferate, sangue, morte, elementi macabri concorrono a creare atmosfere di mistero e terrore. Nel genere gotico devono essere presenti elementi soprannaturali e il nostro maestro di musica assolve egregiamente a questo ruolo. Mi auguro di essere riuscito a confezionare una storia che rispetti questi canoni.

Detto questo, non mi resta che augurare buona lettura, sempre, qualunque storia decidiate di leggere."

Angelo Basile

Nasce a Milano nel 1972, dove frequenta il liceo classico e si diploma come infermiere. È sposato e ha due figli. Ama scrivere e navigare il mare, attività che svolge ogni volta sia gli sia possibile. Dal suo esordio nel 2016 ha scritto diversi libri e racconti, ricevendo anche premi letterari. Con Il Ciliegio Edizioni pubblica Hamelin.

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