Paola Rocco, insegnante, giornalista e scrittrice, pubblicherà nel gennaio del 2017 il suo ultimo libro intitolato La carezza del ragno. Si tratta di un romanzo che sarà pubblicato nella collana Noiregialli, ambientato in una Roma di metà anni Cinquanta. L'autrice ha deciso di svelare qualcosa del suo romanzo raccontando i luoghi in cui si dipana la trama del suo libro. Ogni due settimane pubblicheremo un contributo dell'autrice.
La città
La storia di La carezza
del ragno si svolge a Roma nel '56 e Roma - reale, immaginaria, ricordata,
sognata, incompresa, rimossa - regala quinte e praticabili, sfondi e messa in
scena a molti, sebbene non a tutti, dei personaggi e delle storie del mio
libro. È lei stessa, in fondo, un personaggio, e dei più importanti. Per questo
mi piacerebbe raccontarvene qualcuno, di questi posti: l'antico palazzo dove
Francesca vive con la nonna; le scale che sale per la prima volta per andare al
lavoro; la casetta della cartomante; il commissariato dove lavora Leoncavallo,
il ristorante dove va a pranzo; le due stanze di Mercurio; eccetera. Ho pensato
d'iniziare da una delle strade di Roma che amo di più: via Merulana.
Il commissariato di via Merulana
foto Paola Rocco
Il commissariato dove
lavorano Leoncavallo e i suoi si trova in via Merulana, e a parte gli ovvi
rimandi a Gadda ho scelto questa strada perché secondo me è proprio adatta a
una storia gialla, è sempre un po' buia, misteriosa, con tutti quei platani
altissimi che intrecciano i rami da un capo all'altro e le fanno da schermo.
Quest'inclinazione per il mistero dev'essere stata colta anche dai proprietari
d'uno storico negozio della zona, purtroppo chiuso da qualche anno o forse
trasformato in qualcos'altro, non mi ricordo o magari nel frattempo ha pure
riaperto, chissà. Vendeva oggettistica esoterica e libri di magia a prezzi
contenuti, e un po' come il posto dove lavora Kim Novak in Una strega in
Paradiso dava l'idea che l'invisibile, almeno nelle sue manifestazioni
più elementari, fosse in fondo accessibile, e anche a buon mercato.
Via Merulana è una strada
brulicante di persone e di vita anche perché si snoda dall'austera, luminosa,
ordinata nitidezza di piazzale San Giovanni fino al tumulto plurilingue di piazza
Vittorio e all'eleganza sinuosa di via Labicana: sospesa insomma tra l'anima
borghese, popolana e aristocratica della città e come loro, come sempre a Roma,
contaminata e intrecciata un po' dell'una un po' dell'altra.
Le stanze del commissariato
appartengono a una casa che ho visto molti anni fa, mentre giravo alla ricerca
d'un appartamento dove imbastire la mia prima convivenza con quello che era
allora il Mio Fidanzato Dei Tempi Dell'Università. L'appartamento non l'ho
trovato, il fidanzato grazie al Cielo s'è perso per strada ma mi è rimasto il
ricordo di queste stanze vaste e spoglie, con il pavimento di marmo a quadretti
bianchi e neri che si trova in molte case romane degli anni Venti e Trenta e le
finestre piccole e buie incorniciate dallo spessore dei muri enormi, quasi un
metro di davanzale scavato nella parete: impensabili oggi e anche all'epoca
probabilmente buoni per preservare stabilità e calore ma scomodi per chiunque
non fosse dotato d'una vista a infrarossi, tanto che perfino a giorno inoltrato
bisogna accendere la luce.
Il palazzo dove abita il
commissario è invece il grande palazzo bianco e grigio pieno di stucchi e
balconcini in ferro battuto stile promenade che occupa quasi tutta la
parte destra della piazza, prima di girare sempre a destra per via Merulana,
appunto. Nel libro sostengo che questa facciata imponente e lustra celi in
realtà una sorta di affollatissima casbah a più piani simile alle insulae
dell'antica Roma. Non so se sia così, ma questo candido sipario di gesso a me ha sempre dato l'impressione di nascondere
qualcosa.
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