Mia non vuole rassegnarsi alle prospettive di una vita monotona. Decisa a inseguire i suoi sogni interrompe il fidanzamento e dall’Italia parte per New York City. Nella città che non dorme mai, Mia viene travolta da un nuovo ritmo di vita tra i turni di lavoro al diner, le uscite con le amiche, le corse in metropolitana, il surf e le notti folli ad aspettare l’alba sullo skyline dei grattacieli. Finché non viene aggredita da una gang e incontra Damon, affascinante ma legato alla criminalità. Fra loro si crea un forte legame sentimentale che li porta a correre gravi pericoli.
Ora entriamo nel cuore del libro attraverso le parole di chi l'ha scritto, Marta Bonacci:
"Come l’oceano nasce da un bisogno: quello di evasione che, diciamocelo, attraversa un po’ tutti nei vent’anni d'età. Nel mio caso, l’evasione è diventata qualcosa di molto concreto: a venticinque anni ho impacchettato la mia vita in una valigia (ok, erano tre) e ho lasciato la mia piccola città italiana per la Grande Mela.
Quello che la protagonista, Mia, vive è inevitabilmente anche un po’ mio. Non tutto, ovviamente - almeno è quello che continuo a raccontare ai miei genitori.
Come l’oceano è la storia di chi, come me, sceglie di lasciare la propria casa per trovarne un’altra, senza mai smettere di appartenere alla prima. Ho voluto far vivere a Mia quella sensazione sottile e potente di non rientrare più in una sola definizione: quando ti trasferisci, finisci per non sentirti più davvero a casa nello stesso posto, ma anche per scoprire un senso di appartenenza un po’ ovunque.
E poi c’è l’oceano. Sempre lì, anche quando non lo nomini. Per me è stato un filo conduttore, un approdo sicuro, un modo per respirare quando il resto mi stava stretto. Il surf è sempre stato, e lo è ancora, la mia piccola salvezza.
Forse è per questo che, nel romanzo, l’oceano non è solo uno sfondo: è un personaggio silenzioso, ma fondamentale. E forse ho scritto questa storia proprio perché, come le onde, anche noi abbiamo bisogno di infrangerci per tornare a essere interi.
Scrivere questa storia mi ha fatta sentire viva e, quello che spero possa arrivare ai lettori, è un messaggio semplice: che a volte vale la pena rischiare. Cambiare un lavoro che ci sta stretto? Vale la pena. Perdersi? Pure. Interrompere un fidanzamento, mollare tutto e trasferirsi oltreoceano? Assolutamente sì.
Ma non volevo che fosse solo una storia d’amore. Come l’oceano è anche un faro acceso sui quartieri popolari di New York, su quanto sia difficile per chi ci vive immaginare un futuro che non sia già stato scritto per loro. L’idea di inserire la criminalità nella trama - quella che all’inizio sembra solo una parentesi nella storia di una ragazza che rincorre il sogno americano - nasce da un’esperienza personale.
Ero una stagista, quindi pagata giusto quanto bastava per un panino e una metrocard. Chelsea o Tribeca? Neanche nei sogni. Ho trovato una stanza in un quartiere popolare a nord del Queens. Alla firma del contratto ero ingenuamente inconsapevole di ciò che mi aspettava.
Una delle prime sere lì, due ragazzini - forse neanche maggiorenni - mi si sono avvicinati con la scusa di chiedere l’ora e mi hanno sfilato la borsa. Dentro c’era tutto: portafoglio, chiavi, telefono, passaporto. Già, quello lo portavo sempre con me perché, con la mia carta d’identità cartacea italiana, i buttafuori dei locali si facevano solo delle gran risate.
Nonostante questa disavventura, quel quartiere mi ha lasciato molto. Mi ha insegnato a vedere la forza e la dignità in una comunità spesso raccontata solo attraverso le sue ombre, ma che ha dentro di sé molto di più.
Il personaggio di Damon nasce per loro: per raccontare che, a volte, amare la vita abbastanza significa trovare il coraggio di immaginarsene una diversa - e di andarsela a prendere.
Marta Bonacci, nata nel 1991 a Reggio Emilia, risiede a Genova. Appassionata di scrittura, viaggi e lingue, è laureata in Lingue e Culture Europee all’Università di Modena, ha ottenuto un Master in Comunicazione per le Relazioni Internazionali all’Università IULM di Milano. Ha lavorato a New York all’ufficio stampa italiano dell’ONU e attualmente lavora come social media manager.
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