Enrico decide di prendersi un congedo dal lavoro per assistere sua madre Anna, malata di Alzheimer, e scopre in questa esperienza dolorosa un’opportunità per migliorarsi e vivere più intensamente. Davide Cabassa definisce lo scopo della narrazione “egoisticamente terapeutico”, poiché in essa condensa anche la propria esperienza di vicinanza alla madre affetta dalla stessa patologia della protagonista dell’opera.
Ritiene che “possa risultare utile alle persone che stanno vivendo un’esperienza simile”, anche perché ha “raccolto informazioni utili da esperti in materia e scoperto con stupore che almeno la metà delle persone affette da Alzheimer, nella fase intermedia della malattia, si sentono felici”.
Ecco cosa ci ha raccontato Davide Cabassa su come è nato il suo libro, e su tanto altro ancora: "Rimasi senza parole il giorno in cui mia madre mi guardò negli occhi senza riconoscermi.
Accadde in un pomeriggio di primavera, sulle stradine acciottolate del borgo dove era nata. Eravamo seduti sul muretto vicino alla fontana della piazza e all’improvviso lei mi osservò stranita, come se mi vedesse per la prima volta.
In quel momento sentii il mio cuore spezzarsi, ma riuscii ad accennare un sorriso per non farla sentire in colpa. «Mamma, sono io... Davide» le sussurro dolcemente.
Rimane in silenzio a guardarmi preoccupata. Sembra una studentessa che sta sostenendo un esame e teme di non avere studiato abbastanza. Così prende dalla sua borsetta una vecchia foto in bianco e nero in cui è ritratta la nostra famiglia: insieme a lei con il vestito da sposa, ci sono mio padre e i miei nonni.
Dopo averla osservata per alcuni minuti, mi chiede timidamente: «Mi scusi, signore, sa dirmi chi sono queste persone che mi sorridono?» Da questa scena dolorosa, ma piena d’amore, è nato il romanzo "Il giorno in cui Anna cercò suo marito in un cassetto", ispirato alla storia vera di mia madre, che combatte contro l’Alzheimer dal 2018.
Il romanzo è dedicato a chi assiste i propri cari con questa malattia, cercando ogni giorno di riconnettere un filo spezzato, anche solo per un istante. Perché forse l’Alzheimer ruba i nomi, ma non potrà mai cancellare l’amore ❤️
SIAMO CIÒ CHE RICORDIAMO?
Ogni mattina mia madre si siede al mio fianco su una panca davanti alla sua casetta con giardino. Restiamo in silenzio, sereni. Mi guarda stupita come se non mi vedesse da tanto tempo.
«Come stai, carissimo? Che bella sorpresa!» esclama soddisfatta, ma senza aggiungere il mio nome. Chissà cosa pensa Anna quando mi sorride e mi abbraccia, chissà chi pensa che io sia. Chissà quali idee strane attraversano la sua mente. Chissà quante cose sono reali e quante sono inventate, frutto di un emisfero cerebrale in cui ogni giorno muoiono centinaia di cellule.
Si pensi solo che quando insorgono i primi sintomi della malattia di Alzheimer, nel nostro organismo almeno ventimila miliardi di cellule sono già morte stecchite. Chissà quante ne restano ancora a mia madre, che mi osserva curiosa.
Poi si avvicina e mi regala una carezza sul viso. Così, senza dire nulla. Sono attimi che mi porterò nel cuore per consolarmi di tutte le volte che mi guarderà senza riconoscermi. Sono attimi di felicità a cui fa seguito la paura di perderla. Anzi, di averla già persa. La guardo in silenzio e rifletto sul significato della parola “identità ”, anche se è una questione complessa.
Cosa si intende per “identità”? Si tratta solo della consapevolezza che una persona ha di se stessa? Se così fosse, mia madre, con il tempo, la perderebbe totalmente. Quindi siamo ciò che ricordiamo? Anche se non le ricorda, Anna è l’insieme di tutte le esperienze che ha vissuto: infatti si emoziona, piange, mi sorride. Credo si tratti di un’identità sentita, anche se non consapevole.
È evidente che siamo ciò che abbiamo vissuto, visto che una piccola parte di noi resta cosciente di sé fino agli ultimi istanti di vita.
Dunque, in fondo, nessuno può perdere la propria identità.
Davide Cabassa insegna filosofia al Liceo delle Scienze Umane “Albertina Sanvitale” di Parma. Laureato in filosofia, ha collaborato con quotidiani, riviste letterarie e tv locali. Dal 2022 cura una rubrica nell’inserto culturale della Gazzetta di Parma. Da alcuni anni, insieme allo scrittore Guido Conti, coordina nel suo liceo un corso di scrittura creativa. Ha pubblicato Il segreto di Milena (2003), La ragazza che sorrideva alla luna (2004), Il segreto di Milena, seconda parte (2006) e Il coraggio di amare chi è diverso (2008). Infine, con Il Ciliegio, ha pubblicato La rabbia e la gioia d’insegnare (2016), La gioia d’imparare a essere se stessi (2021) e il romanzo Una sera d’estate tornerò da te (2022), Il cielo sopra la Baia dei Sospiri (2024), ottenendo un buon successo di vendite in tutta Italia, e Il giorno in cui Anna cercò suo marito in un cassetto (2025).
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