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Paola Vitale |
Questi giorni, dal 4 al 10 ottobre, sono i giorni della prima settimana nazionale sulla dislessia, organizzata da AID
(associazione italiana dislessia). L’evento, a sei anni dall’entrata in vigore
della legge 170 che ha sancito il diritto alle pari opportunità scolastiche per
gli alunni con dislessia, disgrafia, disortografia e discalculia, vuole
accendere i riflettori su queste problematiche, ancora troppo poco conosciute.
Coinvolgerà quasi un centinaio di città italiane, e consisterà in numerose iniziative
di sensibilizzazione decisamente necessarie, se si tiene conto che le stime
parlano di un milione e novecentomila persone colpite.
Si
tratta di un disturbo molto debilitante. Per rendercene conto, basta guardare
uno dei tanti video in rete che simulano le difficoltà incontrate dai ragazzi
dislessici durante la lettura. Le lettere appaiono sconnesse, ribaltate,
alterate. Per intuirne il senso occorre intraprendere una lotta che sfianca
dopo sole poche righe.
Se
si considera che questo disturbo dello sviluppo non ha correlazione con le
capacità intellettive del soggetto, e dipende unicamente dalle diverse modalità
di funzionamento delle reti neuronali coinvolte nei processi di lettura,
scrittura e calcolo, si può intuire come il disagio possa risultare addirittura
aumentato in chi ne soffre.
Un
dislessico vive continuamente l’esperienza davvero frustante di rimanere impantanato
in concetti che se ascoltati, invece che letti, apprenderebbe normalmente.
Da
qui la necessità, ormai impellente, di sensibilizzare gli insegnanti, i
genitori, e la società in generale, a non sottovalutare o a mal interpretare
questo disagio. La dislessia può essere una difficoltà, non un limite. Come
ogni difficoltà deve essere percepita come una potenzialità di arricchimento,
per chi ne soffre, ma anche per chi gli sta intorno.
Questo
dovremmo fare di fronte a un alunno dislessico. Semplicemente provare a
entrare, per mano, nel suo mondo di lettere ingarbugliate “come magnifici
cavalli dalla criniera scompigliata, al galoppo nella prateria. O vivaci come scimmiette,
aggrappate alle loro liane nella giungla. O pesciolini indaffarati tra gli
anfratti misteriosi di un mare tropicale.” Includendolo nel nostro, di mondo,
un po’ più ordinario.
Paola
Vitale,
dopo aver conseguito a Padova laurea e dottorato di ricerca in biologia dello
sviluppo, dieci anni fa sceglie di tornare a vivere nel paese di origine, in
Salento. Lì insegna con passione e coniuga il suo amore per l’approccio
scientifico con quello per la letteratura per ragazzi organizzando, con vari
autori, laboratori di scrittura creativa e editing riguardanti tematiche
ambientali, ottenendo numerosi riconoscimenti nazionali in questo campo
educativo.
L’attore americano Henry Winkler, interprete
del celebre personaggio Arthur Fonzarelli nella sitcom Happy
Days, ha dichiarato pubblicamente la propria dislessia. Un disturbo che non
gli ha impedito di avere una brillante carriera da attore e persino da
scrittore.
L'articolo: Ero dislessico, l'ho capito a 30 anni...