28/02/25

Il drago mangiariso

 

Articolo a cura di Sandra Dema, autrice del libro


OSIR, un piccolo drago, goloso di riso, viene allontanato dalla famiglia perché troppo diverso: non sputa fuoco e ha la pelle bianca, pertanto non è degno di rimanere nel gruppo dei dragoni.

Inizia il viaggio finché giunge in un luogo molto attraente, costellato da immense risaie; decide di fermarsi e trovare una tana in cui vivere.  Ha portato con sé il suo amato gioco, un aquilone regalatogli dal nonno, e si diverte a trascorrere il tempo in sua compagnia. Si ciba di riso che raccoglie solo la notte, quando nessuno lo può vedere.  

Una serie di spari lo spaventano e nella fuga perde il gioco. Il fortuito incontro con un gregge, gli fa scoprire chi si è appropriato dell’aquilone, così decide di andare ad affrontare la ladra: una tartaruga gigante che vive nei pressi della muraglia. Bianco drago supera le prove a cui viene sottoposto e si riappropria del gioco. 

Tutto sembra procedere per il meglio ma un mattino, insieme al capo gregge, si accorge che la risaia sembra bruciata, non esiste più nulla e la gente si dispera. Bianco drago decide di tornare dalla tartaruga per chiedere il suo aiuto. Dal quel momento il loro rapporto cambia e i due, così diversi per età e per specie, stringono un leale patto di amicizia

OSIR scopre di avere un potere magico: le sue lacrime, lasciate cadere sul terreno, si trasformano in piantine di riso. Questa bella novità rallegra la tartaruga ma attira anche un essere disgustoso che organizza il rapimento di bianco drago. L’improvvisa disavventura è l'avvio di un’ intensa collaborazione tra tutti. Per salvare OSIR, vengono chiamati anche i fratelli e la mamma drago affinché mettano in atto le loro armi segrete.

La preziosa e subitanea risposta dei quattro porta in salvo bianco drago. Tornata la calma, OSIR e la tartaruga procedono con la loro missione speciale: ridare alla gente la possibilità di lavorare in una nuova risaia senza l’uso di sostanze chimiche. OSIR piange e piange per inondare il terreno di lacrime.

Un giorno, mentre si riposa nella tana, sente un pianto disperato. Accanto a una grande pietra una bambina piange il suo aquilone, volato via con un colpo di vento. La spontaneità della piccola che, senza alcun indugio, inizia a parlare con bianco drago, lo spinge a meditare una magnifica sorpresa. In occasione della festa inaugurale della risaia, OSIR regala alla bambina il suo prezioso aquilone affinché possa proteggerla per sempre

Numerose sono le tematiche che attraversano il racconto:

la diversità e l’allontanamento

l’amicizia e la disponibilità

il cambiamento e la collaborazione

l’aiuto incondizionato

l’amore 

il dono

la scoperta dei talenti

la paura

l’inquinamento

Com'è nata la storia? 

L'idea della storia nacque alcuni anni fa nel ricordo di un laboratorio interculturale sul cibo che progettai e condussi in una scuola primaria a forte presenza di bambin* stranier* (molti dei quali appena arrivati nel nostro paese senza conoscere la lingua). Con un gioco di parole, il gruppo di bambin* coinvolt*, ne scelse alcune, tra cui riso, tartaruga (che chiamarono TART IVEN), drago, vespa. 

Così, quando iniziai a immaginare un nuovo racconto che racchiudesse le tematiche a me care quali diversità, aiuto reciproco, cambiamento, scoperta, inquinamento, natura, dono, cura...  quel RISO, quella VESPA e quella TARTARUGA TART IVEN trovarono subito spazio nella mente e iniziarono a lanciarmi suggestioni e idee. Le raccolsi lentamente e diedi vita alla storia fantasiosa  e, con i piedi per terra, mi alzai in volo sul dorso di OSIR in compagnia degli altri protagonisti spargendo qua e là lacrime miracolose come i chicchi di riso. 


Sandra Dema


Sandra Dema vive in una città della cintura torinese, è autrice di oltre quaranta testi per l’infanzia e di alcuni per adulti pubblicati da diverse case editrici italiane e una francese, si occupa inoltre di promozione alla lettura nelle scuole, biblioteche e librerie, progettazione di attività educative e formazione per insegnanti e genitori. Le sue ultime pubblicazioni sono: Un pennello e un secchio e Il tesoro della collina (Voglino), Piccolo Bra (Gallucci), Una storia così così (Le Brumaie), Giallo il Palo (Gruppo Abele). Per Il Ciliegio ha scritto: PIM, Bianco e le storie in ombra, Strategie per (non) fare i compiti e altri libri.

Antonio Forina, illustratore del libro, vive e lavora a Milano. Illustratore di fumetti, vignette e quant’altro si possa disegnare su un foglio di carta, reale o virtuale che sia. Si occupa anche videogame, app, siti web, video animazioni e altro.



Ma che brutta giornata!

 

Ogni tanto capita di sentirsi tristi e annoiati, magari perché non si può uscire a giocare fuori con gli amici oppure a causa di un litigio. Ma a un certo punto, anche quando è proprio una brutta giornata, si può scoprire un libro dimenticato in camera e addentrarsi nella lettura. Così l’immaginazione prende il sopravvento e porta in un mondo fantastico, dove vivere avventure meravigliose

Una storia corredata di bellissime illustrazioni, per celebrare il potere della lettura e della fantasia. "Ma che brutta giornata!" è una storia che celebra il potere della lettura, dell'immaginazione e della condivisione di queste esperienze con gli altri, mostrando ai giovani lettori che si possono vivere avventure sorprendenti anche quando si è chiusi in casa in una giornata piovosa. E tu, dentro quale libro vuoi tuffarti?


Ecco cosa ci ha raccontato l'autrice dell'albo illustrato, Barbara Marini, a proposito della sua bellissima creazione letteraria fatta di immagini e parole: "Fin da piccola i libri sono stati per me anche un rifugio dalle “brutte giornate”. Da questo è nata la voglia di realizzare questo progetto: un mio omaggio al potere della letturaHo realizzato la prima illustrazione del mio albo illustrato “Ma che brutta giornata!” durante la pandemia, con il desiderio di rappresentare le emozioni e sensazioni provate durante quel difficile periodo. 

Nessuno poteva uscire, neppure i miei figli. Da lì la prima illustrazione dedicata proprio ai bambini che guardavano tristemente il mondo fuori dalla finestra senza poter uscireEd ho pensato a cosa avrei fatto io da bambina se avessi vissuto la stessa situazione. Di sicuro mi sarei buttata nella lettura. Sono nate, così, le due tavole successive sempre realizzate in quel periodo. Il bimbo protagonista dell’albo scopre un libro nella sua camera e, con la fantasia, popola la sua stanza di creature colorate con cui giocare.












Queste tre illustrazioni sono state lo spunto per la partenza ma sono rimaste inedite in quanto non fanno parte del progetto finito. Successivamente ho ampliato l’idea iniziale pensando al fatto che un libro può essere un rifugio per una “brutta giornata” in qualsiasi fase della nostra vita: tristezza, noia, rabbia…


Quante volte i bambini (compreso il più piccolo dei miei figli) si lamentano dicendo: “Oggi è proprio una brutta giornata”? Quando magari non si può uscire fuori a giocare perché piove, o si è litigato con un amico, o la mamma ci ha sgridato? La lettura, così, può trasportarci in un altro mondo immaginario e fantastico dove vivere avventure meravigliose, far entrare il sole nella “nostra stanza” e nella nostra giornata, trasformandola in una “bellissima giornata”.

Lo stesso mio figlio Mattia, che è stato d’ispirazione per questo libro, mi dice: “Mamma quando leggo mi sembra di trasferirmi proprio in un altro mondo”; da lì la scintilla da cui è nato tutto il progetto. Una curiosità: la camera illustrata nel libro è proprio quella di mio figlio Mattia. Le prime tavole illustrate sono disegnate ad un solo colore per rappresentare le emozioni iniziali, poi il libro sprigiona la fantasia e l’immaginazione, che andranno a colorare tutte le tavole successive.

Ho voluto accompagnare le illustrazioni con un testo breve per lasciare spazio proprio all’immaginazione e all’interpretazione personale dei piccoli lettori.


Barbara Marini, autrice e illustratrice di Rimini. Laureata in Architettura, da molti anni si occupa di progettazione grafica. Da sempre appassionata di arte e comunicazione visiva, ha deciso di specializzarsi in editoria per l’infanzia presso la Fondazione Zavrel di Sarmede. Ama mescolare tecniche tradizionali e digitali, cercando di ricreare un’atmosfera pittorica. Condivide i trucchi del mestiere nel suo blog creativo e in corsi per adulti e bambini. Ha pubblicato Pancho Panda Esploramondo (Officina Milena, 2023) e illustrato Il commissario De Ghirisalla ricerca degli ovetti perduti (Errekappa Edizioni, 2024).

 


27/02/25

La guerra dell'acqua

 

Padova 1209. Jacopo, molinaro tredicenne, ha un incontro folgorante con un magister che intuisce in un ragazzo del suburbio un talento da ingegnere in erba e ne condivide il sogno: una nuova Università. Una comunità cittadina la cui economia si regge sull’energia idraulica. Ma Vicenza mette in ginocchio la città rivale con un oltraggio devastante: il furto del fiume. Commercio fluviale, raccolti, mulini… Tutto fermo. Un vero blackout. 

Il magister teme che una città così vulnerabile non sia adatta a ospitare uno “Studio”. E se ci fosse un modo geniale per ridare l’acqua alla città? Una soluzione a cui non crede nessuno? Jacopo è disposto a sfidare ogni ostacolo per riprendere in mano il suo destino. Il suo viaggio è un’appassionante avventura piena di sorprese, in corsa con il tempo e per difendere il suo sogno Jacopo dovrà affrontare un oscuro passato che minaccia la sua famiglia e imbarcarsi in un’impresa piena di insidie.

Ecco cosa ci ha raccontato l'autrice del libro Anna Cancellieri su come è nata la sua creazione letteraria e tanto altro…: "L’idea è nata quasi per caso, mentre raccoglievo materiale per una serie di video didattici sulla stretta relazione fra tecnologia ed eventi storici degli ultimi 2000 anni. 

Un aspetto che adoro del Medioevo è la quantità di geniali applicazioni dell’ingegneria idraulica, una realtà che a scuola non viene raccontata e che ci tenevo a far conoscere ai bambini. È stato così che mi sono imbattuta in una notizia inverosimile: un blackout di 800 anni fa, causato dal furto di un fiume.

Possibile? La città in oggetto era Padua, il piccolo borgo che poi è diventato Padova. Come mai un blackoutIl fiume di Padova era vitale per molti motivi: circondava le mura come un fossato di difesa, irrigava i raccolti, era la via più efficiente per il commercio, ma soprattutto alimentava tutte le ruote idrauliche, non solo quelle per la macinazione dei cereali.

Chi rubava il fiume? Vicenza, la città nemicaQuest’evento surreale, spesso citato nei trattati storici, a quanto pare non è mai stato raccontato in un romanzo, così ho deciso che a ogni costo dovevo farlo io. Mentre mi documentavo, scoprivo altre coincidenze sorprendenti: la chiusura dell’Università di Vicenza, la nascita di quella di Padova, lo scavo di un canale fondamentale, una rocca inespugnabile, le incursioni di briganti in territorio padovano, una festa deliziosa chiamata “Castello d’amore”, la manifattura della lana a Verona... e molto, molto altro.

L’impalcatura era pronta, non mi restava che costruire un personaggio al quale far vivere la catastrofe. Ho scelto il più impotente dei protagonisti: un ragazzo del suburbio che lavora al mulino e per il quale l’Acqua non è solo elemento vitale, ma anche amica e consigliera. È un ragazzo di talento, a cui sta stretto il destino già segnato di molinaro.

A intuirne le potenzialità sarà un magister, giunto in città per un progetto segreto. In due condividono lo stesso sogno: una nuova università. Un sogno che crolla quando il magister si rende conto che la città è troppo vulnerabile. Ma Jacopo, il ragazzo, non è uno che si arrende facilmente. Alle sue avventure si intrecciano due sottotrame: l’amore adolescenziale fra sua sorella e uno studente vicentino e l’oscuro passato di uno zio gualchiere, fuggito da Verona con l’accusa di omicidio.

È un romanzo di formazione, adatto ai ragazzi perché ha un protagonista adolescente, ma è soprattutto un romanzo storico, in cui anche il lettore adulto si potrà calare con curiosità e meraviglia. Io stessa, mentre studiavo e mi documentavo, ho vissuto per mesi il fascino di un’epoca che mi era così poco familiare e che a ogni giro d’angolo mi svelava ricchezze incredibili e scenari inaspettati, come uno scrigno da cui trarre un gioiello per volta.

Anna Cancellieri


Laureata in Fisica, diplomata in pianoforte, acquerellista e illustratrice, videomaker. Ha contribuito alla sua formazione artistica anche l’amore per la danza. È iscritta all’Associazione Autori per Ragazzi e da anni partecipa a incontri con alunni di scuola primaria e secondaria. Vive a Roma. Ha già pubblicato Il libro dei colori (goWare), La Casa delle Risposte (Macchione, Premio Morselli 2018), 6 disegni a caccia di avventure e 6 disegni e l’occhio del demonio (Alcheringa).


26/02/25

Il gusto acre dell'albicocca

 

Federica e Gabriele provano una forte attrazione fisica che li porterà a intrecciare una relazione. Ciò che in un primo momento era basato solo sul sesso ben presto, apparentemente solo per lei, si tramuta in qualcosa di più profondo. I comportamenti altalenanti di Gabriele fanno sperare a Federica che anche lui provi i suoi stessi sentimenti, ma ogni volta la delusione sarà amara.

Lei sente di essere corrisposta ma qualcosa impedisce a Gabriele di lasciarsi andare e non è facile scoprire cosa sia, perché della sua vita privata sa pochissimo. Andrea, il figlio di Federica, con la spontaneità e la freschezza dei suoi undici anni, trova un ruolo importante nello sciogliere i nodi dell'anima e nel ricordarle che l'amore, quello vero, non chiede niente in cambio. Francesco, amico di Federica segretamente innamorato di lei, troverà il modo di supportarla e infine spingere Gabriele a prendere una decisione.

Ecco cosa ci ha raccontato l'autrice del libro Veronica Rocca: "Con "Il gusto acre dell'albicocca" ho raccontato una storia clandestina e ho voluto descrivere scene di sesso nel modo più naturale possibile, senza cadere nella volgarità o nella retoricaTrovo che i giovani oggi abbiano declassificato l'atto sessuale usandolo come veicolo per la conoscenza dell'altro e non come fine ultimo a completamento del rapporto.

È il primo, frettoloso approccio fra persone che intendono frequentarsi, sia pure per brevi periodi. Il corteggiamento è diventato complementare, non più fondamentale e prioritario. Un vero peccato, si è persa la parte più romantica di una storia, quella che accresce sogni e desideri.

Il sesso è parte integrante in un rapporto di coppia e vale tanto quanto un buon dialogo, una buona intesa, un sentimento profondo, va quindi rispettato e data la giusta rilevanzaLa parte sentimentale, nel romanzo, è affidata a un bambino di undici anni alla sua prima "cotta", che con spontaneità e freschezza, ricorda ai "grandi" il vero senso dell'amore.

Veronica Rocca

Pirolo Rocca è nata a Milano da genitori pugliesi. La Puglia è la regione che più sente affine alla sua personalità, con i suoi profumi, i suoi colori e il mare. In arte ribattezzata Veronica Rocca, ha iniziato a scrivere nel 2009 e, da allora, ha pubblicato Borderline (2011, Il Ciliegio), Era solo amore (2015, Il Ciliegio), Il canto dell'allodola (2017, Edizioni Convalle) e Un giorno mi perdonerò (2019, Edizioni Convalle). Il primo e il terzo romanzo sono stati proposti per il Marchio di Qualità, che ha vinto, alla Fiera della Microeditoria di Chiari, rispettivamente nel 2012 e nel 2018. Nel 2017 si è classificata al terzo posto nella Sezione Fiabe del Premio Letterario Dentro l'amore.


24/02/25

Ulfhednar War - L’avvento dei Warg

 

Daniel Rivieri, un tempo ulfhedinn fuggiasco, è stato acclamato Alfa del Vello d’Argento e, in vista di un eventuale nuovo conflitto, progetta di ampliare il branco, convincendo Ascanio a creare nuovi guerrieri lupo. Forculus, ancora latitante, invita i leggendari Warg, gli ulfhednar oscuri, a scendere in Italia, per approfittare del vuoto di potere creatosi con la caduta dei Figli di Cardea, causando uno scontro violento con i branchi di lupi della penisola

Ma Forculus nasconde numerosi segreti, tessuti nell’ombra in anni di attesa, per prendersi la sua rivincita su un antico nemico. Ascanio se lo sente nelle ossa: Ragnarök sta arrivando, un inverno di sangue che spazzerà via tutti coloro che ama. Per evitarlo, è disposto a tutto, anche ad accettare scomode alleanze.

Ecco cosa ci ha raccontato l'autore del romanzo Alessio Del Debbio: L’avvento dei Warg” è il terzo e conclusivo capitolo della trilogia urban fantasy “Ulfhednar War”, ambientata in Toscana, in particolare nella zona tra la Versilia, Lucca e la Garfagnana. Qua, infatti, nascosti ad occhi umani, vivono i protagonisti della saga: Ascanio e Daniel, con i loro amici.

Ascanio è un officiante della Madre Terra, riesce a controllare e a canalizzare le forze della natura, come aria, acqua, fuoco: discende da una stirpe di stregoni che risale addirittura alla Prima Congrega, ai tempi di Odino.

Daniel è un ulfhedinn, ossia un guerriero lupo, può mutare da uomo a bestia e viceversa: un tempo era l’Omega del Vello d’Argento, poi, quando il branco si sciolse, alla fine della Seconda guerra mondiale, si mescolò tra gli umani, assieme alla sorella. Ma per tutti questi anni non ha mai dimenticato la promessa fatta a un vecchio amico, quella di prendersi cura della sua famiglia, e dei suoi discendenti. Promessa che Daniel, oggi, sta ancora mantenendo.

Dopo le vicissitudini dei volumi precedenti “La guerra dei lupi” e “I Figli di Cardea”, Ascanio e Daniel si preparano ad affrontare l’ultima tempesta della loro vita, il Ragnarok del loro tempo: Forculus, officiante fuggiasco, ha chiamato in Italia i Warg, gli ulfhednar oscuri, creati da Loki incrociando lupi e stregoni. Un abominio della natura contro cui Ascanio e il Vello d’Argento faticano a combattere. Per avere qualche speranza di sopravvivenza, dovranno chiamare tutti i loro amici, umani e magici, per affiancarli in questa battaglia finale.

L’ambientazione, come sempre toscana, spazia tra le montagne della Garfagnana e dell’Appennino, fino alla costa viareggina, luoghi reali ma rivisitati in chiave fantastica. Non mancano incursioni di folletti e creature fantastiche di vario tipo, prese dal folclore locale, di cui quest’area è particolarmente ricca.

Un romanzo consigliato soprattutto agli amanti del fantastico, delle storie di avventura e di amicizia. Trattandosi di un terzo volume, la lettura dei primi due libri è obbligatoria, per meglio comprendere situazioni e personaggi.


                                                     Alessio Del Debbio

Scrittore viareggino, professore di Lettere e viaggiatore in mondi fantastici. I suoi racconti sono usciti su varie antologie e riviste, cartacee e onlineTra i suoi lavori, le raccolte di racconti fantastici L’ora del diavolo e Quando Betta filava (NPS Edizioni), ispirati al folclore toscano, la saga urban fantasy Ulfhednar War (La guerra dei lupi e I Figli di Cardea), edita dal Ciliegio, e il romanzo Berserkr (DZ Edizioni), da cui è stato tratto l’omonimo fumetto edito da DZ Comics. Dal 2018 è direttore editoriale di NPS Edizioni e dal 2020 co-direttore artistico del festival letterario Lucca Città di Carta. Cura il blog “I mondi fantastici”, dedicato al fantastico italiano. 

21/02/25

Sarah la nera

 

Il cadavere di un impiccato viene rinvenuto nel lavatoio di un paesino della Brianza alla vigilia di Natale e i resti di un altro uomo vengono ritrovati il giorno dopo in una radura. L’indagine balistica e medica suffragano l’ipotesi di un legame fra le due morti. Il maresciallo Tulipano si ritroverà a districarsi fra lettere anonime, tatuaggi, casi di violenza che si dipanano fino al mondo parallelo del popolo nomade dei rom, regolato da regole arcaiche e unito dal culto di Sarah la nera.


Ecco cosa ci ha raccontato l'autore del romanzo Giovanni Corti: 

“Inquieto giace il capo di chi indossa la corona”: Shakespeare lo fa dire al Re Enrico IV d'Inghilterra quando nella seconda parte dell'omonima opera il sovrano non riesce a prendere sonno. E ne è pienamente consapevole il protagonista del mio nuovo romanzo “Sarah la nera”, fresco di stampa (febbraio 2025) nella collana “Noir e Gialli” di “Edizioni Il Ciliegio”. 

L’ispirazione per questo romanzo mi è venuta riguardando un vecchio album di fotografie di una vacanza d’estate in Camargue, nel sud della Francia. La musica dei Gipsy Kings e “Khorakhané” (a forza di essere vento) di Fabrizio De André in sottofondo hanno fatto il resto. Ho scritto tutto il libro ascoltando le loro canzoni. 

Le fotografie erano un po’ ingiallite, ma i miei ricordi emergevano nitidi. Mi tornavano in mente i colori, i profumi e i suoni. La Camargue è una regione dai confini fluidi. Da secoli gli uomini cercano di domarla con argini e coltivazioni, ma non sarà un caso se i suoi animali-simbolo, il cavallo Camargue e il toro, vengono allevati in branchi lasciati allo stato brado. È una terra di contaminazioni: acqua dolce che si mischia a quella salata. 

Le piante tipiche sono le tamerici, la salicornia e la lavanda di mare, ma a ridosso degli stagni di acqua salata proliferano anche salici e canneti, rifugio ideale per i tanti uccelli che popolano o transitano da queste parti, tra cui il fenicottero rosa, che qui tornano ogni anno a celebrare il ciclo della natura. In questo trionfo, la cittadina di Saintes-Maries-de-la-Mer, cuore della regione, ospita nella chiesa di Notre-Dame-de-la-Mer le statue di Sarah e delle due Marie, Salomé e Jacobé, che dopo la morte di Cristo, insieme a Maria Maddalena, approdarono alle coste francesi sospinte dalla provvidenza

Nelle tradizioni più eretiche Sarah sarebbe la figlia di Gesù e della Maddalena; nella leggenda cristiana era un’ancella delle Marie in fuga dalla Palestina dopo la crocifissione di Gesù; nella leggenda gitana Kalì, la nera, era una nobile rom che salvò il suo popolo dal naufragio nei pressi di Aigues-Mortes. In questo caos di storie e leggende, l’unico dato certo resta la devozione del popolo Romaní per Sarah, santa non santa. 

Nei giorni di festa, che cadono il 24 e 25 maggio di ogni anno, le statue di Sarah e delle due Marie vengono fatte uscire dalla chiesa per un abbraccio collettivo, una sorta di battesimo di massa in mare che rievoca le antiche vicende e purifica. Una processione colorata e festante scorta le vestigia fino alla spiaggia, tra ali di gardien della Camargue sui cavalli bianchi e arlesienne nei loro abiti eleganti. 

Gitani, turisti, fotografi, vecchi e bambini, cavalli, cani, tutti in acqua per ricevere la benedizione. Il movimento della folla è corale e inarrestabile. Le chitarre gitane risuonano insieme agli applausi e alle grida «Vive les Saintes Maries, Vive Sainte Sarah». La bellezza selvaggia della Camargue e lo spirito di Sarah aleggiano sull’intero romanzo uniti alla mia curiosità di conoscere meglio la cultura del popolo Rom, nei confronti del quale spesso si nutrono sentimenti negativi. 

È la mattina della vigilia di Natale e, a una trave del lavatoio di Ravellino, un paesino situato sul fronte lacustre del Monte di Brianza, viene rinvenuto impiccato Matteo Trevisan, uno dei carabinieri della locale stazione dei carabinieri. È una scena macabra e surreale, soprattutto perché accanto è allestito un artistico presepe, meta di tanti visitatori durante le festività. A causa di una copiosa nevicata, solo il giorno successivo, in una vicina radura, nei pressi della “marcita” di Ello, ricoperto dalla neve, viene ritrovato un altro corpo morto, quello di uno sconosciuto, un giostraio, ucciso con un colpo di pistola alla testa. 

Sarà un Natale decisamente travagliato per il maresciallo dei Carabinieri Mauro Tulipano, già prostrato nell’intimo per la morte di un suo commilitone. L’indagine balistica e medica suffragano da subito l’ipotesi di un legame stretto fra le due morti, ma non chiariscono l’identità dell’assassino. Lentamente emerge un mondo parallelo, quello del popolo nomade, gente da sempre soggetta a pregiudizi e stereotipi negativi. È un mondo regolato da leggi arcaiche e “non v’è nulla di più difficile da realizzare, né di più incerto esito, né più pericoloso da gestire, che iniziare un nuovo ordine di cose”. Lo scriveva Nicolò Macchiavelli nel saggio “Il Principe”. 

Per chi nasce zingaro, passare dalla condizione nomade a quella stanziale è una scelta, divenire “gagè”- così vengono chiamati i non zingari - è uno stato pressoché irrealizzabile, perché il cambiamento necessario non è solo esteriore, ma soprattutto interiore. E proprio il re degli zingari, il custode delle tradizioni, un bel giorno trasgredisce, tradisce la legge del suo popolo, decide che sia proprio uno dei suoi due figli gemelli, ad avere questa opportunità

Una scelta che, condizionerà tragicamente sia la sua vita sia il destino dei suoi figli e che, a posteriori, si rivelerà sbagliata e, purtroppo, irrimediabile. Il maresciallo arriverà faticosamente alla soluzione del caso, che si complica ulteriormente per il rapporto sentimentale sbocciato con Anita, moglie di Matteo, indagata per la morte del marito, quando si scoprirà che il carabiniere non si è impiccato volontariamente, ma è stato ucciso. 

Tulipano dovrà districarsi fra lettere anonime, strani tatuaggi, situazioni famigliari di quotidiana, gratuita, violenza e un passato da ricostruire che conduce al drammatico, nonché inconfessabile segreto del re. Vorrei spendere una parola per la copertina di “Sarah la nera”. È un particolare del dipinto “Zingara distesa, periferia”(1975) del maestro Paolo Cattaneo (1918–1990)

Ho fortemente voluto quell’immagine e ringrazio “Il Ciliegio” per aver accettato la mia proposta, nonché la figlia del pittore Enrica che ha concesso di riprodurla. Nell’espressione di quel volto si può cogliere in pieno la malinconia della povera gente, degli emarginati dalla società, che nega qualsiasi spazio a chi è diverso, ma c’è anche il senso di attesa e la speranza di un mondo migliore

C’è Sarah la nera. È il mio personale tributo all’arte di Paolo Cattaneo, pittore in Oggiono. “Sarah la nera” è il nono libro pubblicato con ”Edizioni Il Ciliegio”, la casa editrice con la quale ho avviato, nel 2015, la mia avventura di scrittore con il libro “Azzurro Marco”. In seguito sono stati pubblicati: “A bello peste et fame libera nos Domine”, “Il re che verrà”, “4+1=5”, “Occhioperocchio”, “La corona della cittadina Eufemia”, “Vacche olandesi” e “Il tribunale degli assenti”.

Giovanni Corti



18/02/25

Sandra Dema partecipa a LIBRIAMOCI 2025

 


Anche quest'anno i nostri autori stanno partecipando all'iniziativa “Libriamoci. Giornate di lettura nelle scuole”, promossa dal Ministero della Cultura. 

Il tema del 2025 è: "Comprendere, accorgersi, apprezzare, pensare: le accezioni del verbo intelligere in latino sono molteplici e riguardano tutte la capacità di andare oltre la superficie delle cose per riconoscerne il reale significato. E nessuna attività più della lettura ci permette di farlo. Ecco perché Intelleg(g)o è il tema scelto per l’undicesima edizione di Libriamoci".


Ecco cosa ci ha raccontato la nostra autrice Sandra Dema a proposito dei suoi incontri tenuti in due scuole primarie di Torino, Scuola Coppino e Scuola Toscanini: 

"Anche quest'anno ho dato la disponibilità, come autrice di libri per l'infanzia,  a LIBRIAMOCI, l'iniziativa nazionale che propone il diffondersi della lettura nelle scuole.

Sono stata abbinata a due scuole primarie di Torino, 11 classi del secondo ciclo, pari a circa 220 ragazze e ragazzi, che ho incontrato lunedì 17 febbraio.

Le 6 ore (4 al mattino e 2 al pomeriggio) sono trascorse in un lampo, tra domande, curiosità e ascolto e la voce, nonostante sia stata messa a dura prova, si è comportata bene sino alla fine.

Ho trovato una platea attenta e desiderosa di sapere, di carpire qualche segreto, di divertirsi a immaginare dai titoli quale potesse essere il contenuto della storia.

Ho approfittato di questi incontri per “testare” l'ultimo libro di narrativa dal titolo IL DRAGO MANGIARISO, uscito in libreria il 14 febbraio. Naturalmente non l'ho letto tutto per stimolare, da un lato, la loro curiosità e, dall'altro, lasciare spazio anche ad altre letture. 


La scelta successiva è caduta poi su STRATEGIE PER (NON) FARE I COMPITI, una garanzia ormai collaudata, che suscita interesse innanzitutto dal titolo. Si tratta di un testo un po' particolare che racchiude due storie che si intrecciano percorrendo due binari paralleli.

Questi momenti sono arricchenti per me e spero anche per i/le ragazz*, mi caricano di emozioni e sono uno stimolo per continuare a scrivere, mi regalano un fremito difficile da spiegare a parole... vorrà dire che cercherò di inserirlo in qualche nuova storia..."



Sandra Dema vive in una città della cintura torinese, è autrice di oltre quaranta testi per l’infanzia e di alcuni per adulti pubblicati da diverse case editrici italiane e una francese, si occupa inoltre di promozione alla lettura nelle scuole, biblioteche e librerie, progettazione di attività educative e formazione per insegnanti e genitori.

Le sue ultime pubblicazioni sono: Un pennello e un secchio e Il tesoro della collina (Voglino), Piccolo Bra (Gallucci), Una storia così così (Le Brumaie), Giallo il Palo (Gruppo Abele). Per Il Ciliegio ha scritto: PIM, Bianco e le storie in ombra, Strategie per (non) fare i compiti e altri libri.