Cinquecento anni fa,
alla corte degli Estensi di Ferrara, veniva pubblicato per la prima volta il
più noto dei poemi cavallereschi della tradizione letteraria italiana:
Orlando furioso.
Ludovico Ariosto volle
continuare l’opera del Boiardo che aveva scritto l'Orlando innamorato e curò la prima edizione del suo poema con
grande meticolosità, conscio che con l’avvento dei caratteri mobili l’Orlando
furioso avrebbe valicato i confini della penisola.
La ricorrenza dei
cinquecento anni della prima pubblicazione del poema
cavalleresco è celebrata a Palazzo dei diamanti di Ferrara con una mostra imperdibile che avrebbe dovuto chiudersi l'8 gennaio 2017, ma che per fortuna
è stata prorogata fino al 29.
Anche Il Ciliegio,
nonostante lo scadere dell’anno, nel suo piccolo vuole celebrare l’Orlando furioso.
Lo fa attraverso l’autrice Bianca Degli Espositi che inaugura oggi un approfondimento
dell’opera più famosa di Ariosto. I suoi interventi saranno ospitati sul blog
mensilmente.
Orlando furioso 500 anni |
Cinquecento
anni fa, Ludovico Ariosto pubblicava la prima stesura de l'Orlando furioso.
Questo il primo verso:
Le
donne, i cavallier, l'arme, gli amori,
dunque,
se vogliamo addentrarci in questo meraviglioso poema, cominciamo da capo:
LE
DONNE
Troviamo
nella prima strofa la più importante,
invocata perché doni
l'ispirazione e la tranquillità necessarie
alla creazione poetica. Non è una
dea, o la solita musa, Ariosto non ne dice il nome, ma si riferisce ad
Alessandra Benucci: sua moglie.
Grazie
a lei può cominciare
la storia, ed è una
donna a condurne l'intreccio: Angelica, la più bella,
tutti i paladini, cristiani e pagani, ne sono innamorati.
La
poveretta, per almeno una ventina di canti, è vittima
di un vero stalking di gruppo. Tutti i cavalieri la rincorrono, lei un po'
fugge, un po' li prende in giro e un po' ne sfrutta la protezione. Qualcuno
mira apertamente a coglierne la verginità Corrò la
fresca e mattutina rosa, che, tardando, stagion perder potr ia (I
58), altri sono meno espliciti, ma ugualmente motivati.
Dietro
a lei le strade si intrecciano, chi trova un elmo, chi perde l'armatura, chi
salva donzelle, chi parte su un cavallo alato, chi si impegola nelle magie,
tutti compiono audaci imprese, ma nessuno l'acchiappa. Così la
storia ci tiene incantati, un'ottava dopo l'altra.
Finché,
al XIX canto, Angelica incontra un Moro, d'oscura stirpe nato in Tolomitta, è bello,
d'animo nobile e ferito, si chiama Medoro. Lei lo cura, lo sposa e se lo porta
via. Orlando impazzisce, gli altri
pretendenti si danno pace, la narrazione continua.
Inoltre,
per dar lustro alla corte in cui lavora, gli Este di Ferrara, Ariosto li fa
discendere da Ruggiero, cavaliere eroico, e decisamente propenso a cacciarsi
nei guai.
Va
detto che è pagano,
ma ne l'Orlando furioso vige la par condicio e questo è un
problema facilmente superabile per una donna innamorata come Bradamante, la
cristiana dall'armatura candida.
La
bella guerriera, i biondi capelli raccolti nell'elmo, dovrebbe dare man forte a
Carlo contro i Mori, invece rincorre Ruggiero lungo tutto il poema. Lo tira
fuori da un castello incantato e dalle braccia sensuali della maga Alcina, lo
contende a Marfisa, simpaticissima eroina pagana ben decisa a tenerselo
stretto. Alla fine lui si converte, Bradamante lo sposa e gli Estensi hanno la
loro nobilissima origine.
Infilate
nei canti le donne di Ariosto sono molte. Quasi tutte belle, quasi tutte buone
e tutte molto innamorate. Mai fino al punto da venire in furore e matte, sanno
mettersi in salvo (dagli uomini e dai maghi), sfruttare abilmente le situazioni
e raggiungere i loro obiettivi. Il poeta le guarda con ironia affettuosa,
scrive che forse l'invidia, o il non saper degli scrittori, ascosi han
loro debiti onori (XX 3).
Isabella,
Fiordiligi, Olimpia… c'è anche la vecchia rompiscatole Gabrina, vale la pena di
conoscerle tutte.
Il
libro porta benissimo i suoi cinquecento anni. Dunque cominciamo:
Le
donne, i cavallier, l'arme, gli amori…
Bianca Degli Espositi |
Bianca Degli Esposti è nata nel 1952 ha
conseguito la laurea in Filosofia a Bologna, ha insegnato per nove anni letteratura italiana nei licei internazionali in
Francia e in Marocco e ha collaborato con l’Istituto di Cultura Italiano a
Rabat. Ora è in pensione e vive a Mentone. Insieme ad Annamaria
Zucconi forma il duo delle signore in
giallo de Il Ciliegio. Hanno pubblicato L’appartamentode Place Garibaldì (2016);
pubblicheranno nel 2017 il secondo
romanzo L’immobiliare dei fratelli Morin.
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