Il libro Neve e piume si presenta con un linguaggio semplice, fresco, e
accessibile a tutti, adulti e ragazzi. La vicenda narrata è di stampo pedagogico
perché offre spunti eccellenti per veicolare messaggi indubbiamente elevati sia
dal punto di vista estetico che didattico. Sintomatica è la frase: “Si ha paura di entrare in contatto col
dolore perciò lo si evita, ma ci si adopera perché altri se ne facciano carico”
la quale caratterizza tutto l’impianto del libro. La vita di Ofelia, infatti, ruota intorno alla paura, inseparabile compagna del
dolore poiché l’evento doloroso
obbliga sempre ad affrontare forzatamente l’ignoto
di una nuova condizione esistenziale che si pone di fronte. La perdita,
in genere, già di per sé dolorosa, obbliga ad affrontare il nuovo e quindi il trovarsi faccia a faccia con la paura del cambiamento
esistenziale che si deve affrontare. Il dolore è indissolubilmente legato al sentimento della
“perdita” di una persona cara fatta anche di riferimenti, punti
fermi e ricorrenti nelle nostre vite. In qualunque sfera (sociale,
professionale, affettiva) la perdita di questi riferimenti
sicuri destabilizza e provoca la
sensazione di perdere, insieme a ciò che non è più, anche se stessi. Il
binomio paura-dolore dà senso alla vita ed è per
questo che quando Ofelia si
ritrova spaesata a dover ricostruire, neanche sa bene come, in ogni caso, la
sua vita, fluisce nella penna dell’autrice una
dedizione perseverante a queste due dimensioni che generano nel lettore un
potenziale emotivo esteriorizzato come energia costruttiva ed esplorativa.
Franca
Monticello, autrice di altri libri di racconti e fiabe, ha conseguito autorevoli riconoscimenti,
ma questo segna il salto di qualità in quanto è il suo primo romanzo. La
narrazione, dal linguaggio apparentemente semplice, è invece molto elaborata
perché trattasi di un messaggio fresco e genuino cui corrisponde una sapiente
struttura lessicale. È insomma vera e propria conoscenza dell’importanza dello
strumento libro per comunicare emozioni e sensazioni il che presuppone una
certa competenza e chiara consapevolezza di una precisa strategia da applicare.
Tale strategia è soprattutto ravvisabile nella trama della vicenda che
coinvolge emotivamente pagina per pagina. Questa, potrebbe essere una vera e
propria unità didattica che in forma creativa induce alla transcodifica del
testo in altro codice, come per esempio la drammatizzazione, la personificazione
dei personaggi oppure il laboratorio espressivo teatrale con linguaggio in
forma diretta dei personaggi nonché la raffigurazione degli ambienti.
La protagonista parallela di questo componimento letterario è tuttavia la
speranza che ruota intorno a un modello di purezza valorizzato dalla sottile
vena di mistero che riesce a conferire alla pagina il respiro e la leggerezza
di chi assapora la gioia di un’eventuale scoperta mettendo in moto la fantasia.
I personaggi sono frammenti di luce che affondano le radici in un equilibrio
etico e professionale, caratteristica di chi ha una predisposizione alla
didattica. Insomma il libro costituisce un limpido spaccato dell’interiorità di
Franca Monticello, un biglietto da visita che a colpo d’occhio denota
un’intimità profonda, direi proprio per il coinvolgimento emozionale che
affascina il lettore.
Livia De
Pietro
(critica
letteraria)
Franca
Monticello vive a Montecchio Precalcino (VI). È stata insegnante ed è molto
legata al mondo dell’infanzia, al quale dedica gran parte di ciò che scrive. Ha
al suo attivo varie pubblicazioni. Con le Edizioni Il Ciliegio ha pubblicato: La
strana malattia di Emmalia; Petrus la pietra; Le ciliegie di
Babbo Natale e Le avventure di Oreste gatto peste.
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