27/09/24

La zattera d’oro, Eldorado

 

Pizarro muove alla volta dell’America Latina alla ricerca dell’Eldorado. Cinque soldati del suo esercito, una volta saccheggiata una cittadella, riempiono d’oro gli zaini, disertano e muoiono cercando di raggiungere Vera Cruz. I loro resti dopo quasi cinquecento anni vengono rinvenuti da alcuni operai nel corso dei lavori per la costruzione di una strada nella foresta amazzonica. 

Il capo della sorveglianza, killer dei narcos, uccide gli operai e trafuga i reperti. Poi viene a sua volta “derubato” e finisce col rapire il diplomatico italiano con il quale aveva aperto delle trattative. Il più prezioso degli oggetti, una zattera d’oro, finisce all’asta a Londra. In Italia viene organizzata una missione non ufficiale per il recupero dell’ostaggio capeggiata dall’ex tenente Andrea Tunetti. Dopo mille peripezie, l’ostaggio viene liberato, ma Andrea non rientra, per lui la missione non è finita…

Ecco cosa ci ha raccontato il suo autore Andrea Fraschetti su come è nato questo appassionante libro: "La genesi di questo romanzo è multipla. Il punto di partenza è stata la volontà di fare uno spin off della saga dell’archeologo Ryan Johnes, sviluppando il personaggio del “mercenario” etico Andrea Tunetti. Era una di quelle aspirazioni in attesa di una idea adeguata. E la prima idea è nata dalla visione di un documentario, credo fosse “Passaggio a Nord-Ovest” di Alberto Angela, in cui su parlava del bacino del Rio delle Amazzoni e degli animali che lo popolano. Mi colpirono le inie, i delfini rosa di acqua dolce. E l’ambientazione cominciò a prendere forma, il punto era trovare il motivo che giustificasse la risalita del fiume.

Ovvio, una missione di recupero (ricordate i turisti italiani spariti nello Yemen?). Poi un po’ di insicurezza, non mi andava di abbandonare del tutto la tematica archeologica, anche se il protagonista stavolta non doveva essere l’archeologo. E, se l’archeologia doveva entrarci, il tema non potevano che essere i conquistadores e l’Eldorado, che diventò il titolo provvisorio. 

E qui il tratto caratteristico di tutti i miei romanzi: lo spunto reale. La zattera d’oro esiste davvero, è conservata al Museo dell’oro di Bogotà (meno male che c’è Google). E i cattivi? Beh, anche questo scontato: i narcos, sa va sans dire!

La trama cominciava a delinearsi, finché, come spesso mi accade, il sonno mi venne in soccorso. In pratica, cominciai a sognarmi la storia… voi non tenete un taccuino sul comodino? Per me è obbligatorio, perché se non prendo note al risveglio mi scordo tutto!
L’inserimento di un paio di citazioni - in questo caso, Emilio Salgari (Il Corsaro Nero) - come spesso mi diverto a fare - e il gioco è fatto. Beh, Oddio, quattrocento pagine… diciamo che mi sono fatto un po’ prendere la mano. Ma è stato divertente e, come sempre, l’ultimo nato è il più bello di tutti e poi come si dice, “ogni scarrafone è bello a mamma sua”!


Andrea Fraschetti


Nato a Milano nel 1960, è laureato in Economia e Commercio alla LUISS con un master biennale non residenziale alla Erasmus Universiteit di Rotterdam. Ha alle spalle una carriera nell’amministrazione, controllo di gestione e finanza, culminata come CFO del primario gruppo ICT italiano e prematuramente interrotta per motivi di salute. Nella sua vita “2.0” si è iscritto alla facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Roma Tor Vergata, per inseguire una laurea in Archeologia e Numismatica. La Zattera d’oro è il suo settimo romanzo per i tipi di Edizioni il Ciliegio dopo Le lacrime di Odino, scritto a quattro mani con sua figlia Irene, seguito da Il mistero della legione perduta, La mappa e l’ascari, La tomba nel fiume, La moneta di Varo e Stilicone - Il crepuscolo dell’Impero.




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