Può un padre continuare a vivere quando scopre di essere la causa della morte del suo unico figlio? Un uomo dal potere straordinario, in grado di ‘leggere’ negli altri il loro essere più vero e profondo, si materializza all’interno di un passante ferroviario della periferia milanese.
Per vivere vende storie che scrive osservando i passanti umani e, su richiesta, storie personalizzate come ritratti. Storie che provocano reazioni contrastanti insospettabili. Ma chi è lo Scribastorie? E qual è la sua storia? Un romanzo dove si svelano tante verità, su tutte la difficoltà a essere veri genitori.
Ecco cosa ci ha raccontato l'autrice Maria Antonietta Montella sul suo libro: "Cos’è l’effetto Tunnel? È la capacità che hanno gli oggetti di attraversare barriere altrimenti impenetrabili. A credere alla fisica classica questa capacità non può esistere, in realtà c’è una infinitesimale probabilità che succeda. Che si possa passare un tunnel immaginario che permetta di attraversare qualunque barriera.
Questo per le cose, e per i viventi? Se all’interno di un buco nero si può arrivare a toccare il fondo, cosa succede se lo superi quel fondo? Torni indietro e sei un altro? È possibile. Per Franco, lo Scribastorie, lo è stato. Si è nascosto in un tunnel reale di un passante ferroviario nella periferia milanese. In mezz’ora ha lasciato la vita di prima e l’ansia di fare le cose nel modo migliore. Credeva di essere esente dallo sbaglio invece nessuno lo è. Era un idiota e non lo sapeva. Adesso pagherà per quello sbaglio.
E ora cosa fa, come mangia, dove si ripara? Dorme in una capanna che si è fatta in un boschetto e vende storie che scrive sui passanti affidandosi al buon cuore degli acquirenti. Storie che colpiscono a tal punto i lettori che richiedono approfondimenti personali. Il primo cliente che chiede una storia su di sé è una donna (e ti pareva?) a cui lo Scribastorie sarà sempre riconoscente.
Seguiranno altre storie che sveleranno ai protagonisti la propria vera natura, ma che la maggior parte si rifiuterà di accettare. C’è il pubblicitario famoso, la donna arrabbiata col mondo, il giovane clandestino, il disoccupato, l’adultera, il vecchio sporcaccione e altre figure che non sono così come appaiono e soprattutto come si credono.
Nessuno conosce lo Scribastorie. Lui non racconta niente di sé. Il suo aspetto distinto è alieno per quel luogo: i clochard non lo riconoscono come simile e i viaggiatori neppure. I personaggi coinvolti nella sua antologia sono diciassette più due che si inseriscono loro malgrado. Nell’insieme rappresentano un campionario umano vario e insolito. Riconoscibile solo dallo Scribastorie, a cui questi esseri parlano mentalmente. È penetrato in loro attraverso lo sguardo, e li fa parlare con tono sincero, disincantato, senza pietismi.
Bisogna togliere, eliminare scorie di vanità sempre presenti. Alcuni si spaventano, altri si arrabbiano, altri lo abbracciano, uno gli getta la sua storia in faccia. Poi tornano, piangono e ringraziano.Tra i personaggi principali ci sono anche i componenti di una famiglia invidiata, bella, ricca. Perfetta agli occhi del mondo. Il padre alla ricerca del successo come interpretazione della vita e premiato su quel palcoscenico. Che regala oggetti non richiesti invece del proprio tempo. Che pensa di essere nel giusto, assicurando esclusivamente il benessere economico della prole. La madre innamorata del marito inarrivabile, e il loro bambino, troppo sensibile e intelligente, che fa domande filosofiche a cui non seguono risposte. Ma l’algoritmo non ha sempre ragione. Un incidente mortale è il ‘grumo’ della storia.
Il ‘dono’ è in realtà una condanna. Un libro che affanna e rivela. Che può addirittura far piangere come nell’ultima storia, la diciassettesima. Sembra incredibile ma è tutto vero. Lo Scribastorie è un assurdo viaggio alla comprensione di sé che arriva troppo tardi. Come è nato questo libro? Qui rispondo io, l’autrice: da una scarpa. Una scarpa infantile finita nello scolatoio al lato della strada. L’unico elemento sfuggito nella constatazione di un incidente.
Non so perché l’ho notata con attenzione, mi sono addirittura fermata per vedere se c’erano macchie di sangue. Altre volte mi ero ritrovata alla presenza di cascami di incidenti, ma li avevo superati in fretta, senza pensarci. Quella scarpina è tornata a visitarmi più volte nella giornata e poi nel sonno. Cosa voleva dirmi? Perché ero diventata così sensibile? Nella notte inquieta ho trovato la risposta: era la mia recente ‘nonnitudine’.
Due anni prima, mi avevano regalato un nipote che non speravo più di avere. Mi stupivo di quanto fosse innamorato del padre: lo guardava estasiato come una divinità. Se lo meritava tutto quell’affetto, il genitore? Ho pensato a una perdita, e ogni volta che ricordo sto male. Dovevo scrivere per lanciare un appello: non perdete tempo, state vicino ai vostri bambini, considerateli, imparate da loro. Tutto il resto è tempo perso. I figli sono la parte migliore di noi. Spero che questo libro aiuti, mi basta convincere anche una sola persona.
Come è nato Franco, lo Scribastorie? Dalla conoscenza diretta di vari manager, tutti stressati per la fortissima pressione su numeri e controllo di gestione. Tutti con un’altissima specializzazione e una giornata piena di riunioni con diversi clienti. Una sfida continua dura e stressante. Certo fanno carriera e ricevono alte retribuzioni, ma ne vale la pena? Nel fine settimana dormono, me l’hanno confessato. Non è vita. Soprattutto che vita possono regalare alla famiglia se il sacrificio di tempo richiesto dal lavoro è totale? Si ritrovano figli bambini che diventano adulti a loro insaputa, che li giudicano e condannano.
Per le storie dei viaggiatori invece mi sono basata sui miei viaggi in metropolitana. Non uso l’auto e osservo. Tanto. Per il titolo, invece, mi sono lasciata affascinare da questa figura: fin dall’antichità gli scriba erano persone speciali che conoscevano l’importanza di comunicare scrivendo a mano, e per custodire la verità. Lo Scribastorie fa tutto questo, ma non custodisce, dispensa verità.
Per la copertina sono bastate due foto e la lettura del libro perché la bravissima Stefania Tartini creasse l’illustrazione-simbolo della storia. Il tunnel reale dove si è rifugiato lo Scribastorie e il cielo sullo sfondo che si sta liberando dalle nuvole con la forza di una luce soprannaturale. Per la sequenza dei capitoli, devo un ringraziamento all’editor Giulia Galvani che ha mescolato un po’ le carte.
Maria Antonietta Montella |
Toscana di nascita, laurea in sociologia a Firenze, intera carriera lavorativa a Milano nel settore comunicazione di una grande azienda internazionale. Quindi il ritorno in Toscana per dedicarsi alle vere passioni: leggere, leggere, leggere, e scrivere. All’attivo otto pubblicazioni. Le ultime con Ultra Edizioni, Cuochi a prescindere e Groupie per sempre.
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